di Rino Cardone
Il segno e la materia sono i due
“ambiti creativi” dentro i quali si muove la ricerca estetica, stilistica e
finanche epistemologica di Franco Corbisiero (nella foto), con il segno inteso, da una
parte, come affioramento “oggettuale/semantico” d’immagini appartenenti a un
“tempo passato” (e per questo mitigate - attraverso l’uso della pittura - dal
filtro della memoria e dei ricordi) e dall’altra parte, invece, con il segno
inteso come “visione immaginifica” e come “emersione fantastica” di “tracce
simbolico/espressive” collegate a un “vissuto presente” esaltato, a sua volta,
dalla “potenza cromatica” del colore e dalla “forza immaginativa” della figura,
che sono intimamente connesse, l’una e l’altra, alle opere di quest’artista. In
questo contesto, la materia dà corpo e sostanza … alle “prominenze plastiche”
create (al di dentro del piano prospettico dell’opera) con l’uso della carta velina
e del cartone, e con l’impiego, nello stesso tempo, del bitume e della pece,
nell’intento di produrre (all’interno dell’elaborato pittorico) dei veri e
propri “rilievi fisici” (assai minuti e “minimalisti”) capaci di esaltare la
qualità della forma, che, a sua volta, fa da “rimando creativo” all’esaltazione
delle emozioni, delle passioni e dei sentimenti… Luigi Pirandello affermava che
se un individuo può ripercorrere a ritroso, con i ricordi, la sua vita, fino a
farsi sopraffare dalle proprie reminiscenze, è segno che quella sua esistenza
non la vive più: la subisce, la trascina. Ma il “segno” che adotta Franco
Corbisiero è ben altra cosa rispetto alla “traccia mnemonica” e
“autoreferenziale” cui fa riferimento, sul piano letterario, lo scrittore siciliano.
Esso è, insomma, qualcosa di profondamente vitale e assertivo, che non si ferma
a una mera “quadratura dei fatti” (trascorsi e presenti) come nel caso della
scrittura letteraria, ma va ben oltre, giacché ingloba, in se stesso, la realtà
sul piano inventivo, fantastico e gestuale, attraverso una “operazione
immaginativa” che è tipica delle arti visive. Nel gesto ornato e pittorico
adottato da Franco Corbisiero, come anche in ognuna delle forme sviluppate da
quest’artista, c’è una “potenza resiliente” (in senso estetico, geometrico,
cromatico e stilistico) che mostra carattere e determinazione… Il paesaggio,
per lui, non è mai solo una mera raffigurazione di un panorama naturale, di uno
scenario urbanistico e o di una veduta architettonica, ma va ben al di là, fino
a farsi “paesaggio dell’anima”, ovvero lettura di un “tòpos interiore” che si
allinea… a quella fantastica “Weltanschauung” tedesca (intesa come “visione
immaginifica” del mondo) che consente, sul piano teorico, ma anche pratico, di
mettere d’accordo la “concezione aulica” (e quindi accademica) dell'opera
d'arte, con i contenuti e con le dinamiche di quelle “tecniche contemporanee” -
collegate alle avanguardie artistiche - che dichiarano, nei loro contenuti
materici ed espressivi, la forza e la potenza di una “dimensione
postmodernista”. La ricerca di Franco Corbisiero non si ferma, però, a una
semplice attività d’indagine teorica, di “osservazione speculativa”,
d’investigazione astratto/formale e di conseguente manipolazione tecnica e
“fattuale”… Essa ingloba, infatti, le masse cromatiche, i materiali plastici,
le “alchimie pittoriche” e le sperimentazioni chimico-fisiche eseguite sulle
lacche, sugli smalti, sui bitumi, sui mastici e sui collanti che, a diverso
titolo e in eterogenea misura, egli utilizza nei suoi lavori. I soggetti
estetici trattati da Franco Corbisiero abbracciano quell’idillico e profondo
“locus amoenus” che riprende - sul piano della “composizione decorativa” -
elementi di natura, scorci ambientali, visioni paesaggistiche ed elementi di
spazi urbani, fortemente idealizzati sul piano conoscitivo… I colori di Franco
Corbisiero sono caldi, tinto/tonali, dichiaratamente “espressivi”, evocativi di
“terre ancestrali” e di “amalgame minerali” che (così come ci sollecitò, nei
suoi scritti, Guy de Maupassant) stimolano, tutti noi, a effettuare dei viaggi
fantastici oltre la realtà stessa delle cose, superando quella
“porta”attraverso la quale si esce dalla “concretezza” e si entra in una
“dimensione inesplorata” e in una “estensione di sogno”. E il sogno, appunto, è
un’altra delle “strutture immaginifiche” portanti della pittura di Franco
Corbisiero, giacché egli ci sollecita - attraverso le sue opere - a spingerci
nei “territori estremi “della percezione appassionata e sentimentale della
realtà. In quei “territori”, insomma, che Antoine de Saint-Exupery definiva
come gli “spazi unici, percossi dal cuore”, attraverso i quali possiamo vedere,
in modo giusto, tutto ciò che è vero ed essenziale, ma che per sua natura
risulta essere invisibile a occhio umano.
Nota biografica. Nato a Calvello il 31 dicembre 1949, vive a Potenza sin
dall’infanzia.
Ultimata la scuola dell’obbligo, ha indirizzato i suoi studi
all’arte, formandosi nell’Istituto d’Arte dello stesso
capoluogo. Allievo di Giuseppe Antonello Leone, ha
acquisito gli strumenti culturali e tecnici necessari per
l’affermazione della propria creatività. Ha poi completato
la preparazione iniziale perfezionando, in modo
particolare, la naturale dote pittorica.
Una inedita capacità di rappresentare l’inquietudine, la
sofferenza, la pace, la tenerezza, la sensualità,
scrutandole attraverso le immagini e le cose semplici, ha
trovato da subito numerosi consensi, proprio per
l’originalità espressiva e l’abilità di fondere tecniche e
visioni in armoniose tonalità cromatiche, le stesse che
fanno di Corbisiero un artista della storia, della creazione, della realtà quotidiana e della vita contadina. Nel tempo ha
preso parte a varie mostre collettive, esponendo acquerelli, tempere, acqueforti ed incisioni. Recentemente, pur
continuando a servirsi delle procedure tradizionali, con una svolta innovativa e quanto mai originale, ha sperimentato
nuovi modi di espressione mediante l’utilizzo di materiali particolari, tali da conferire alle sue opere una visione personale
della realtà circostante. Questa tecnica, tutta sua, gli ha anche permesso di imprimere un efficace effetto visivo alle
immagini che assumono nei suoi quadri forme visibilmente unite a significati, talvolta nascosti, ma di forte impatto
emotivo. In definitiva, la ricerca lo ha portato a plasmare la pittura con le mani, quasi a scolpirla, per sentire al tatto le
emozioni percepite dal proprio essere e poi tradurle in suggestioni. La innata necessità di sperimentare nuove tecniche lo
ha inoltre recentemente condotto ad avvicinarsi, con riconosciuta capacità, alla tecnica del graffito polistrato (Scuola di
Montemurro).
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