sabato 14 maggio 2016

Anche se fosse abrogato il Ttip rimarrebbe attivo per 20 anni



L'informazione la fanno sempre più i "comici". Al silenzio dei politici fa eco quella dell'informazione. I cittadini dovrebbero sapere e scegliere cosa fare o, meglio, cosa far fare a chi li rappresenta nelle sedi istituzionali. Per saperne di più dobbiamo ascoltare Crozza su La7. E per aggiungere informazioni di seguito ciò che ha pubblicato Le monde. 

LE MONDE: ”IL TRATTATO UE-USA SUL COMMERCIO (CHE VUOLE BRUXELLES) ANCHE FOSSE POI ABROGATO, RIMARREBBE 20 ANNI ATTIVO!”

PARIGI – Scrive Le Monde: “Trattato transatlantico di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti : i suoi avversari lo designano con la sigla Tafta (Transatlantic free trade agreement). Chi lo sostiene preferisce usare il nome ufficiale, TTIP (Transatlantic trade and investment partnership).
Le discussioni e gli accordi su questo trattato proseguono da mesi e per il tema i media mostrano soprattutto indifferenza.
Un’indifferenza dannosa, però, perchè spesso i trattati internazionali servono a rendere legali principi che non sono accettati nelle scene politiche interne dei singoli paesi. Servono a iscrivere le relazioni commerciali sul lungo termine, per impedire ai governi di cambiare politica di fronte a situazioni che non sono più soddisfacenti.
Nel caso del trattato transatlantico, l’Europa e gli Stati Uniti si impegnano a liberalizzare un gran numero di settori delle rispettive economie, ossia a spezzare monopoli pubblici e dare pari possibilità agli operatori pubblici e alle aziende private. I negoziatori del trattato assicurano che da questo movimento escluderanno i servizi pubblici, senza però dare ancora una definizione chiara.
I controversi tribunali di arbitraggio che il trattato vuole creare, saranno in grado di imporre multe ai paesi che espropriano, direttamente o indirettamente, i benefici delle aziende. Questo potrebbe impedire di attuare la legge in determinati ambiti per salvaguardare la libertà delle imprese.
Principi che possono essere rifiutati o difesi e che in ogni caso sono in linea con la linea politica liberale che l’Europa porta avanti da anni. Ma iscriverli in un trattato con gli Stati Uniti significa limitare il margine di manovra dei futuri governi per poter cambiare opinione.
In un certo modo, significa stabilire una “costituzione economica per il commercio”, secondo i termini di Bill Warren, analista presso la ONG ecologista americana Friends of Earth.
Anche se un giorno in Europa salissero al potere partiti dell’estrema sinistra, che decideranno di abrogare il trattato transatlantico, l’UE rimarrebbe legata ai suoi impegni con gli Stati Uniti per diversi anni. In effetti, i trattati di questo genere comportano spesso clausole secondo cui i principi rimangono attivi dai 10 ai 20 anni dopo la loro abrogazione.
Per firmare il trattato transatlantico si deve dunque avere molta fiducia in questi principi e considerarli ottimi sotto ogni punto di vista.
A medio termine il trattato transatlantico potrebbe avere un impatto sulla vita quotidiana dei cittadini.
Potrebbe rapidamente influenzare il prezzo di taluni prodotti. Il costo dei tessili, delle automobili e di alcuni prodotti agricoli potrebbe essere leggermente ridotto grazie a diritti doganali meno costosi e a norme comuni.
Se Washington accettasse di vendere all’Europa il suo gas di scisto, anche il prezzo dell’energia potrebbe diminuire. Al contrario, potrebbero aumentare notevolmente i prezzi delle medicine, qualora si rafforzassero le protezioni della proprietà intellettuale dei laboratori.
L’essenziale del beneficio del trattato transatlantico andrà alle imprese che potranno facilmente esportare verso l’altra zona, o installarsi. I lavoratori europei dovrebbero ottenere più facilmente i visti per andare a lavorare negli Stati Uniti. Ma il meccanismo funziona nei due sensi : aprendo maggiormente il mercato europeo alle aziende americane, vi è il rischio di rendere fragili alcuni settori economici europei, come l’agricoltura.

Cos'è il Ttip e i documenti riservati ottenuti da Greenpeace



La firma del Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip) tra Unione europea e Stati Uniti mette a rischio gli standard europei sull’ambiente e la salute. Lo rivelano alcuni documenti diffusi da Greenpeace e pubblicati il 2 maggio dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. L’organizzazione ambientalista è entrata in possesso di 248 pagine di documenti riservati, che riguardano alcune questioni come il cibo, i cosmetici, le telecomunicazioni, i pesticidi e l’agricoltura. Secondo i sostenitori del Ttip, il trattato farà nascere la più grande area di libero scambio al mondo, creando nuovi posti di lavoro. Secondo gli attivisti, le associazioni e i movimenti che si oppongono al trattato, invece, il Ttip è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle aziende, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. In realtà, stando a quanto si legge nei documenti diffusi da Greenpeace, le trattative tra Stati Uniti ed Europa sono in una fase di stallo e le posizioni tra i due blocchi sono molto distanti. Washington ha avanzato alcune richieste, che spingerebbero l’Ue a infrangere delle promesse fatte in materia di protezione ambientale e di salute pubblica. Il governo statunitense, per esempio, vuole che l’Europa superi il cosiddetto “principio di precauzione”, secondo il quale un prodotto potenzialmente pericoloso può essere ritirato dal mercato se non è provato scientificamente che è sicuro. Questo principio si applica agli organismi geneticamente modificati (ogm), che secondo alcuni esperti sono pericolosi per la salute. Greenpeace inoltre dichiara che il Ttip non fa riferimento al taglio delle emissioni di Co2 previsto dal patto firmato al vertice sul clima di Parigi, mentre l’Unione europea vorrebbe che il trattato ne tenesse conto. Secondo quanto si legge nei documenti, infine, gli Stati Uniti hanno minacciato di bloccare l’alleggerimento delle norme sull’importazione di auto europee negli Stati Uniti per costringere l’Unione europea a comprare più prodotti agricoli statunitensi. 
Cos’è il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip)
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, è stato proposto nel 2013. Da allora ci sono stati tredici round di negoziati, l’ultimo dei quali si è svolto a New York nell’aprile del 2016. I prossimi negoziati si terranno a giugno. I negoziatori prevedono di concludere i lavori nel 2016, ma gli ultimi incontri si sono svolti senza particolari passi in avanti. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di voler concludere l’accordo prima della fine del suo mandato. In seguito alla conclusione dei negoziati, il progetto dovrà essere approvato dai 28 governi dell’Unione europea, dal parlamento europeo e dai 28 parlamenti dei paesi dell’Unione, che potrebbero anche indire dei referendum. Ecco cosa prevede l’accordo e quali sono i punti contestati dai cittadini di molti paesi europei. 
• Gli obiettivi principali del Ttip sono l’apertura di una zona di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, la riduzione dei dazi doganali per le aziende che commerciano tra le due aree e l’approvazione di nuove leggi che favoriscano il commercio tra i due blocchi, eliminando le differenze normative e amministrative. 
• Il trattato riguarderà il 40 per cento del giro d’affari del commercio mondiale e si applicherà ad ambiti molto diversi, sottoposti a legislazioni disomogenee, dal mercato culturale a quello alimentare. 
• In Europa il trattato è stato molto criticato e ci sono state manifestazioni per chiedere di bloccarlo. Il timore degli europei è che il Ttpi abbassi gli standard di sicurezza previsti in Europa per venire incontro alle richieste degli Stati Uniti. Più di due milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative. 
• Secondo le informazioni che sono trapelate, i governi europei non sono affatto uniti sulle molteplici misure previste dall’accordo (la Francia, che aveva ottenuto l’esclusione del settore audiovisivo dal trattato in nome dell’eccezione culturale, continua a mostrarsi particolarmente diffidente), ma è improbabile che revochino o modifichino il mandato di trattare assegnato alla Commissione. 
• Tra le questioni più discusse c’è la “risoluzione delle controversie tra investitore e stato” (Investor-state dispute settlement, Isds). Il trattato permetterebbe alle aziende di fare causa ai governi portandoli di fronte a un collegio arbitrale. In questo modo, sostiene chi critica il Ttip, l’Isds darebbe alle multinazionali la possibilità di ostacolare qualsiasi legge che va contro i loro interessi. L’esempio più citato è quello della Philip Morris, che ha fatto causa ai governi di Uruguay e Australia.