martedì 30 marzo 2021

Libri da leggere. “Cronistoria del movimento operaio e proletario in Italia (1840-1900)”

 

 

Questo scritto di Leonardo Bruni narra la storia del movimento operaio e proletario portata avanti da anarchici, cattolici, mazziniani, operaisti, radicali e socialisci durante il periodo che va dal “riscatto nazionale” (1831 -1870) all’inizio del XX secolo. Le organizzazioni ideologiche, economiche, politiche della classe lavoracrice salariata si svilupparono in seguito alconsolidamento del processo di industrializzazione intorno alla metà del XIX secolo, pin tardi in Italia. Inizialmente ne furono esclusi i contadini, i braccianti, i facchini, i carrettieri, i lavoratori autonomi, gli impiegati. La storia del movimento proletario è la storia della lotta della classe salariata contro i suoi sfruttatori: i borghesi capitalisti. Dopo la rivoluzione francese la borghesia liberale detronizzò i governi assolutisti, eliminò l’aristocrazia dal potere e tentò di imporre le costituzioni, la libertà e i diritti individuali, ma il proletariato venne tenuto fuori dalle nuove conquiste “liberali”. Nessun diritco elettorale, nessuna partecipazione alla vita pubblica, nessuna sicurezza sul lavoro, ma solo sfruttamento e repressione. La libertà e i diritti valevano solo per i ricchi! II movimento per l’emancipazione della classe lavoratrice, allora negletta dallo Stato e oppressa e sfruttata dai padroni, fu portato avanti da pochi operai evoluti, da intellettuali borghesi e aristocratici progressistii traditori della loro classe. Il primo tentativo di costituire un movimento operaio in contrasto con la borghesia emergente fu operato da Franois Babeuf nel 1795 con la “Società degli eguali”: egli, che l’anno dopo tentò di abbattere invano il potere borghese, viene considerato dagli storici il primo comunista. Successivamente Louis-Auguste Blanqui, allievo di Babeuf, teorizzò l’insurrezione popolare e la dittatura del proletariato, le sole in grado di permettere l’emancipazione dei lavoratori tutti. Nel 1834 in Inghilterra alcuni progressisti fondarono la Grand National Consolidated Trade Union, primo sindacato operaio, e nel 1838 fu presentata in Parlamento la People ‘s Charter, documento programmatico politico ed economico elaborato da alcune associazioni operaie con il fine di chiedere il suffragio universale, la giornata di lavoro di otto ore e miglioramenti socio-economici per la classe operaia. I presentatori della carta vennero chiamati cartisti. Durante la rivoluzione francese del 1830 sorse un movimento operaio guidato da Blanqui con lo scopo di portare avanti la rivoluzione sociale sino a imporre la dittatura del proletariato. In Italia, nel periodo 1848-1870 il “partito” mazziniano occupò un posto egemone nel movimento operaio italiano mentre dal 1871 sino agli anni ’90, l’lnternazionale anarchica di Bakunin fu predominante insieme alla “congrega” garibaldina (radicali); dopo tale data la classe lavoratrice trovò nel Partito socialista l’organizzazione in grado di portare avanti le sue rivendicazioni. Mentre solo alla fine del XIX secolo il movimento cattolico progressista iniziò la sua battaglia a fianco deilavoratori, specie delle campagne. Le telegrafiche notizie riportate in questo scritto serviranno per conoscere gli straordinari protagonisti della grande battaglia democratica in favore dell’emancipazione delle classi lavoratrici e per capire meglio l’evoluzione dei vari movimenti che sfociarono, dopo il 1890, nei primi moderni partiti politici. Si è tentato di apportare chiarezza, sfatare storie e interpretazioni forzate e imprecise; di stimolare l’interesse intorno a personaggi entusiasmanti (Mazzini, Bakunin, Costa, Cafiero,Cavallotti, Kuliscioff, Turati e tanti altri) e alla gloriosa lotta tra le plebi affamate e il capitalismo sostenuto dai governi liberal-moderati. Sino alla metà del XIX secolo si parlò molto di socialismo, ma in questo periodo ci furono tanti socialismi: anarchico, marxista, evoluzionista, democratico, umanitario ecc. II primo socialismo moderno nacque in Germania, a Eisenach, nel 1869, e in Italia con Turati alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo. II movimento operaio iniziò il suo cammino nella penisola con la nascita delle prime Società operaie di mutuo soccorso tra il 1840 ed il 1861 in Piemonte, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. Ricordiamoci che in quegli anni gli operai addetti all’industria erano meno dell’8% di tutti i lavoratori, i contadini oltre il 62%, tutti gli altri erano artigiani, muratori, carrettieri, facchini, domestici ecc. Sino al biennio rivoluzionario l’attenzione in Italia si concentrò sul riscatto nazionale e solo dopo il fallimento della rivoluzione del Quarantotto alcuni come Pisacane, Montanelli e Ferrari iniziarono a dibattere sulla “questione sociale”, poi sarà la Commune de Paris a dare impulso al movimento operaio e proletario. I proto-socialisti accusarono sempre Mazzini di pensare troppo all’Unità d’ltalia e alla repubblica e poco al popolo affamato, ai minori sfruttati sul lavoro, di parlare troppo di Dio, di amor di Patria, di dovere, di concordia, fratellanza ecc.: “Troppi teologismi, troppe belle parole… la pancia vuota non vuole belle parole… vuol denaro per comprar pane e companatico”. Ma il patriota genovese, se ben leggiamo i suoi scritti, pensò sempre al problema sociale. Egli riteneva che l’indipendenza e l’Unità d’ltalia avessero priorità assoluta e che quando fosse nata la repubblica popolare questa avrebbe abolito il privilegio e, con l’uguaglianza e l’associazionismo, sarebbe finita la sottomissione delle plebi. Dopo la Commune de Paris, l’Associazione internazionale dei lavoratori, che in Italia era bakuninista-anarchica, scalzò per buona parte i mazziniani dal mondo operaio, ma si consumò in continue dispute ideologiche, nello stampare uno straordinario numero di giornali dalla breve vita, nella progettazione e attuazione di insurrezioni-farsa. Il suo agire clandestinamente, il suo essere estranea alle lotte dei lavoratori per il miglioramento delle condizioni economiche la tenne lontana dal mondo operaio e da quello contadino. Sarebbero poi stati i socialisti nell’ultimo decennio del XIX secolo a schierarsi a fianco dei lavoratori tutti, per sostenerli negli scioperi, per cercare soluzioni concrete alle loro necessità.