mercoledì 30 aprile 2014

Cara giustizia, quanto ci costi!

L’Italia resta e resterà sempre la patria indiscussa dei balzelli, e la tendenza si sta manifestando in maniera sempre più drammatica ed evidente anche nel settore giudiziario. A seguito dell’aumento indiscriminato del contributo unificato (contributo da corrispondere per avere accesso alla giustizia civile ed amministrativa) si sono sollevate, infatti, numerose lamentele e polemiche da parte di chi versa, di fatto, nella impossibilità materiale ed economica di azionare lo strumento processuale a tutela dei propri diritti. Tale aumento del costo della giustizia, voluto dalla infelice Legge di Stabilita 2014, non solo non risolve le problematiche afferenti alla macchina giudiziaria ed al suo cronico gap finanziario, ma preclude, viceversa, l’accesso in maniera grave alle persone meno abbienti, in palese violazione dei principi costituzionali (art. 24 Cost.).  Nello specifico, l’escamotage è stata quella di aumentare le anticipazioni forfettarie che precedentemente ammontavano ad 8 Euro (la cosiddetta marca da 8 per l'iscrizione a ruolo); con la Legge di Stabilità è stata aumentata a ben 27 euro, più che triplicata. E' quanto prevede il comma 416 dell'articolo 1 della Legge di Stabilità appena approvata in via definitiva al Senato, di cui facciamo seguire il semplice testo:
"416. Al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 30, comma 1, le parole: «euro 8» sono sostituite dalle seguenti: «euro 27»;"
Tale incremento indiscriminato e per niente proporzionale va ad incidere in misura rilevante soprattutto nelle cause di valore contenuto e, peggio ancora, per il primo scaglione della Tabella del Contributo Unificato. (http://www.professionegiustizia.it/tabella_contributo_unificato.php)
A ciò vanno aggiunte (come se non bastasse) le illegittime “innovazioni” degli ultimi provvedimenti del governo in materia di giustizia:
1. sentenze con motivazione a pagamento;
2. aumenti fino al 340% dei costi di accesso al processo civile;
3. limitazioni del patrocinio a spese dello Stato e delle difese d'ufficio;
4. giudice d'appello monocratico, con vanificazione della garanzia della collegialità.
A salvare dall’intollerabile iniquità il perverso meccanismo impositivo considerato, neppure può valere la rimborsabilità del contributo in caso di vittoria. Il ricorrente, infatti, dovendo comunque anticipare il pagamento del contributo unificato (salvo il successivo rimborso, peraltro in tempi resi incerti dalla notoria inefficienza dell’apparato burocratico, all’esito eventualmente favorevole del giudizio) si trova sostanzialmente esposto al meccanismo del c.d. “solve et repete”, cioè all'onere del pagamento del tributo quale presupposto imprescindibile dell’esperibilità (anche se non a pena di inammissibilità) dell'azione giudiziaria diretta a ottenere la tutela del diritto del contribuente mediante l'accertamento giudiziale dell’illegittimità del tributo stesso; meccanismo già stigmatizzato e dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 21 e n. 79 del 1961, in quanto “reca un impedimento al diritto dei cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi, in contrasto non solo con i già considerati parametri normativi comunitari, ma anche con gli artt. 3, 24 e 113 della Costituzione, nonché per la disparità di trattamento fra contribuente in grado di pagare immediatamente e contribuente non particolarmente abbiente”.
Ma andiamo avanti. Dubbi sorgono anche considerando la Direttiva dell’Unione Europea 89/665, che impone agli stati membri di rendere accessibili le procedure di ricorso: orbene, la normativa italiana sul contributo unificato, così come spropositatamente ed illogicamente quantificato, non pare conforme e rispettosa del dettato europeo. Di fatto, l'aumento continuo e progressivo del contributo unificato, attuato con i diversi interventi normativi che si sono susseguiti negli ultimi anni, risulta in contrasto con i principi comunitari di proporzionalità e di divieto di discriminazione, nonché, soprattutto, con il principio di effettività della tutela giurisdizionale che è centrale nella logica della stessa direttiva 89/665 e che costituisce un principio generale non solo dell’ordinamento interno, ma anche del diritto dell’Unione. L’imposizione di un’elevata tassazione, come condizione per poter tutelare le proprie ragioni in giudizio, significa discriminare coloro che non hanno adeguati mezzi economici per farle valere, nonché scoraggiare o impedire la tutela di interessi economici non sufficientemente robusti, rispetto all’entità della somma da sborsare a titolo di contributo unificato.
Ultima, insensata chicca della Legge di Stabilità (punto 3 sovra citato) è l’art. 106-bis T.U. spese di Giustizia, per il gratuito patrocinio nei processi penali. Di seguito il nuovo articolo:
«Art. 106-bis. (L) - (Compensi del difensore, dell’ausiliario del magistrato, del consulente tecnico di parte e dell’investigatore privato autorizzato). – 1. Gli importi spettanti al difensore, all’ausiliario del magistrato, al consulente tecnico di parte e all’investigatore privato autorizzato sono ridotti di un terzo».
Buona causa a tutti!
(Ilda)

lunedì 28 aprile 2014

Familismo amorale

Il familismo amorale è un concetto sociologico introdotto da Edward C. Banfield nel suo libro The Moral Basis of a Backward Society del 1958, scritto in collaborazione con la moglie Laura Fasano.
Nel 1954, il sociologo americano (da qualche parte indicato come antropologo, ma il suo titolo era political scientist)con la moglie italiana e con un suo allievo, si insediarono per nove mesi in uno sperduto paese contadino della Basilicata, Chiaromonte, all'epoca di 3.400 abitanti, per effettuarvi una di quelle che in gergo si chiamano ricerche sul campo. Intervistarono una settantina di persone, per gran parte contadini poveri, e li sottoposero a T.A.T. (test di appercezione tematica).
La sua più nota definizione, "familismo amorale" è entrata nel gergo comune, dando per scontato che sia veritiera e che si attagli perfettamente  a tutto il Sud Italia
Che vuol dire "familismo amorale"? L'autore spiega pure questo nello scoppiettante incipit del libro: "il familismo amorale è un modello di comportamento o una sindrome [...] la società non è individualista (o familista) amorale finché in qualche settore di essa sussistano elementi significativi di senso civico o persino di illuminato egoismo". Ergo - deduciamo - è familista amorale chi è interamente votato a conseguire gli interessi della famiglia nucleare. Secondo Banfield "il familismo amorale è prodotto da tre fattori operanti congiuntamente: l'alta mortalità, un determinato assetto fondiario e l'inesistenza della famiglia estesa, cioè di tipo patriarcale".

giovedì 24 aprile 2014

Ingranaggi oliati per il doppio appuntamento elettorale

La sfilata dei segretari dei partiti è cominciata in Basilicata. Il tutto in vista del doppio appuntamento elettorale: europee e amministrative. Tutti, i candidati soprattutto, promettono grandi cose. Un rituale già visto in altre scene e anche i contenuti sono quasi sempre gli stessi: ambiente, agricoltura, turismo, infrastrutture. E proprio di una infrastruttura si era fatto carico, durante la campagna promozionale delle scorse elezioni a Potenza, il consigliere regionale e sindaco uscente di Potenza Vito Santarsiero. E cioè portare il gas in tutte le zone rurali della città. Una promessa da marinaio. In alcune zone addirittura bisogna ricorrere alle cisterne d'acqua per il fabbisogno di molte famiglie. Il neo primo cittadino avrà delle belle patate bollenti tra le mani. Una questione fra tutte la prima riguarda il debito milionario del Comune. Nello stesso calderone la Regione Basilicata che dovrà restituire risorse finanziarie per qualche centinaio di milioni di euro. Il massimo ente territoriale ha varato un piano finanziario di qualche miliardo di euro che comporterà tagli, in primo luogo nella sanità.

giovedì 10 aprile 2014

Giustizia penale in caduta libera: la grande truffa del 416-ter!

Un piccolo, piccolissimo spunto sulla recente riformulazione dell'art. 416-ter del Codice Penale operata disastrosamente dall'attuale maggioranza trasversale del nostro governo "salvagente". L'articolo in questione, fortemente voluto dal giudice Falcone, disciplinava e sanzionava il cosiddetto "scambio elettorale politico-mafioso", fenomeno tanto diffuso nel Belpaese al punto da spingere il Legislatore a prevedere una pena detentiva che variava da ben 7 a 12 anni.
La fattispecie in sé è strettamente connessa a quella prevista dall'art. 416-bis cp; quest'ultima, infatti, prevede la pena per chi ottiene la promessa dei voti dalla criminalità organizzata (il procacciamento di voti per sé o per altri o l'ostacolo al libero esercizio del voto rientra tra i programmi dell'associazione mafiosa) in cambio della erogazione di denaro. Recita infatti l'art. 416-ter che: "La pena stabilita dal primo comma dell'articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro". Il soggetto destinatario dell'erogazione di denaro è l'associazione, non dunque i semplici elettori, che daranno il loro voto perché intimiditi dal potere criminale e non perché comprati.
Allo stato degli atti abbiamo, di fatto, concesso un grosso favore alla malavita organizzata: pene ridotte in un range che spazia da 4 a 10, con oggettive difficoltà a scontare materialmente una pena inferiore o pari a 5 anni. Ma vi è di più, e qui risiede la beffa più grande: è stato surrettiziamente inserito nel testo dell'articolo la dicitura "denaro o ogni altra utilità", come se vi fosse stato un'ampliamento della portata punitiva della norma. E' storia nota che il dettato normativo venisse già estensivamente interpretato dai giudici al fine di ricomprendervi anche "ogni altra utilità". Nessuna miglioria, dunque, solo una grande beffa e tanto fumo negli occhi.
E' un oltraggio, uno sfregio alla memoria di Falcone in un paese dilaniato dalla malavita organizzata in cui non vi è certezza di pena, nè Stato garante.
(Ilda)

Petrolio sì, ricchezza no

Su 5,28 milioni tonnellate di greggio estratto nel 2011 il 71 per cento proviene dalla Basilicata. Nonostante l'oro nero e le conseguenti royalties, pari al 12 per cento, la regione Basilicata continua a registrare uno spopolamento progressivo. Un andamento demografico in negativo che deve far riflettere i governanti. Il comune più ricco è Viggiano che nonostante le iniziative municipali per collocare al lavoro i disoccupati deve registrare l'impossibilità delle aziende che operano nella zona di poter attingere forza lavoro per mancanza di persone disponibili. Alcune aziende cercano operai semplici o uomini e donne con conoscenze dei programmi per il computer. Ma nessuno risponde alle richieste. I giovani continuano a emigrare o per studiare o per ragioni lavorative, intanto la regione invecchia senza un ricambio generazionale. Ciò che ci prospetta il futuro non è per nulla roseo. Si registra, infatti, un continuo e inesorabile spopolamento soprattutto nei piccoli comuni che rischiano di sparire. Al calo demografico si accompagna l'andamento negativo dei redditi, con tassi di disoccupazione giovanile e femminile superiori alla media regionale e nazionale. I dati di tale andamento sono certificati dall'Istat. La carenza di infrastrutture è uno dei fattori che contribuisce all'isolamento e al mancato sviluppo di queste aree. Per non parlare della carenza dei servizi: dalla sanità all'istruzione, dai bisogni della popolazione all'offerta formativa. A determinare l'abbandono concorrono vari fattori: dalla debolezza del sistema produttivo al progressivo degrado dei centri storici e l'accesso limitato alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
(Giuseppe S.)

Petrolio: trivellazione nel mar Jonio

Le compagnie petrolifere hanno presentato richiesta di trivellare il mar Jonio antistante Puglia, Basilicata e Calabria. Se il permesso di ricerca sarà approvato i pozzi, a 12 miglia dalla costa, secondo la Ola potrebbero restare a deturpare una delle zone più caratteristiche del mar Jonio per almeno vent'anni o di più con graviimplicazioni per la flora e la fauna marina. Da ciò la richiesta alministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, di bocciare le istanze delle compagnie petrolifere.
(Federico A.)

Oltre 5.00 i giovani agricoltori in Basilicata

Secondo l'ultimo censimento in agricoltura sono 5.115 i giovani agricoltori lucani sotto i quarant'anni alla guida di aziende, cioè il 9,9 per cento del totale; fra questi le donne sono il 33,2 per cento. I deati sono stati resi noti dal ministero delle Politiche agricole, spiegando che «il ricambio generazionale è quindi una priorità per il futuro dell'agricoltura».
(Giovanni C:)

Trentadue milioni per la strada Potenza Melfi

Accordo di programma, sottoscritto dalla Regione Basilicata, dal Governo e dall'Anas per rendere più sicura la strada Potenza-Melfi, arteria poericolosissima che registra numerosi incidenti tra cui molti mortali. Saranno realizzate corsie per i veiocoli lenti in sette tratti di particolare pendenza. Tra gli altri interventi è prevista la variante di Brienza della statale 95 e il completamento della bretella 585 di Lauria.

Finanziamenti per le infrastrutture della Basilicata


Un restyling per trasporti, acqua, fogne, depuratori, impianto a biomasse. A disposizione 200 milioni di euro per l'ammodernamento della tratta ferroviaria Potenza-Foggia. Pronto anche il progetto di velocizzazione delle linee Potenza-Metaponto e Battipaglia-Potenza. Per la Potenza-Foggia gli interventi riguarderanno il rinnovo dei binari sulla tratta Cancellara-Oppido Lucano. Finanziamenti dal Cipe anche per gli schemi idrici: potenziamento dello schema Basento-Camastra, l'acquedotto del Frida con il collegamento alla città di Matera e con il Sinni. Per quanto riguarda la diga del Pertusillo è prevista la ricostruzione degli allacci a servizio dell'abitato di Matera, mentre per l'invaso di Monte Cotugno si provvederà al completamento la galleria di derivazione. Previsto lo "sfangamento" dell'invaso della Camastra. Per ciò che concerne fogne e depuratori nei progetti di prevede un ampliamento della rete a Maratea. A Matera si interverrà al potenziamento dei tre depuratori di Sarra, Pantano e Lamione. A Pisticci sarà costruito un nuovo depuratore, mentre per tutti gli altri si realizzerà un sistema di misura e campionamento, almeno per quelli con capacitàsuperiore ai cinquemila abitanti. Fogne e depuratori saranno ritoccati anche ad Avigliano, Picerno, Valle del Mercure, Pollino, Rionero e Atella. A Genzano si prevede l'allaccio delle fognature agli impianti di depurazione. Interventi  anche per Collina materana, Sant’Arcangelo,  aree rurali di Filiano, di Atella, di Tolve e Forenza. Previsto anche la realizzazione di un impianto per il trattamento a biomasse a Potenza.
(Salvatore G.)

lunedì 7 aprile 2014

Un decreto per ultimare la ricostruzione post sisma dell’80

Il presidente della Repubblica ha emanato il decreto che proroga fino alla data di ultimazione dei lavori e comunque non oltre il 31 dicembre 2015 gli interventi per la ricostruzione delle aree danneggiate dal terremoto del 23 novembre 1980. L’articolo uno del decreto proroga anche l’attività del commissario che deve fronteggiare la situazione di emergenza in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli che, ancora oggi, rimane la unica via d’acqua che consente di servire l’utenza di oltre 130.000 lucani e pugliesi.
(Aloisio)

Taglio ai rimborsi in consiglio regionale

Pronta la scure sui rimborsi spese dei gruppi consiliari della Regione Basilicata. Il ddl costituzionale che riforma il Senato e Titolo quinto prevede il taglio dei rimborsi a partire dalla legislatura corrente e gli stipendi regionali non potranno superare quelli del sindaco del capoluogo. Taglio netto quindi alle indennità che oggi, nonostante le riduzioni già applicate, sono di gran lunga superiori a quanto percepito dal primo cittadino del capoluogo di regione. Il disegno di legge prevede, inoltre l’abolizione del Cnel.

(Aloisio)

L’amianto, un pericolo per la salute pubblica

Pericolo amianto. Un problema di cui si discute da anni e che rappresenta un elemento dannoso per la salute umana sottoposta all’esposizione a fibre di asbesto, termine scientifico che comporta azioni lesive di tipo sclerogeno a carico polmonare, fibrosi, che si caratterizza sulla base di dispnea, rantoli crepitanti basilari, presenza di amianto nell’espettorato, alterazioni della funzione respiratoria sotto forma di sindrome disventilatoria restrittiva e di una caduta della capacità di diffusione alveolo-capilare. A sottolinearlo fu già qualche anno fa il dottor Antonio Martemucci, dirigente medico dell’Asl di Matera, secondo il quale l’enorme mole legislativa varata ebbe, soprattutto sull’opinione pubblica, un impatto traumatico che provocò allarmismo sulle proprietà stesse del minerale. L’amianto, evidenziava Martemucci, è una struttura fibrosa dotata di notevole resistenza al calore e all’azione degli acidi. Del minerale si conoscono due gruppi: il serpentino (crisotilo) e l’anfibolo (amosite, antofillite, tremolite, actinolite e crocido lite, quest’ultimo è tra i più nocivi). Il processo lesivo è dato dalla lunghezza della fibra, quella più nociva è più lunga di cinque micron, e dalla sua concentrazione nell’aria respirata. Le fibre diritte riescono più facilmente a penetrare nelle vie aree più profonde, mentre quelle con un rapporto lunghezza-diametro superiore ai tre micron sono in grado di raggiungere anche la pleura, sviluppando il mesotelioma (neoplasia). Il periodo di incubazione varia tra i venti e i quarant’anni. Con le iniziative intraprese a protezione della popolazione si può ritenere che l’incidenza si sia ridotta notevolmente. In passato l’amianto veniva utilizzato come coibentante nell’edilizia, nella realizzazione di pannelli isolanti, nei pavimenti, nelle mattonelle viniliche, guarnizioni, sigillanti, funi e altro ancora. Nell’ambiente urbano, invece, la dispersione delle fibre proveniva anche dall’attrito di freni e frizioni che in passato venivano realizzati in amianto. Secondo il medico materano il rischio per la popolazione di contrarre il tumore pleurico è stimato in un caso su centomila all’anno a fronte dei circa 25 mila casi su 100 mila all’anno che muoiono per neoplasia da fumo di sigaretta. In ogni caso occorre prendere decisioni fattive per rimuovere l’amianto dai nostri edifici, chiamando ditte specializzate, pena la denuncia all’Asp o alla Procura della Repubblica.
(Aloisio)

Il lavoro è diventato un’utopia per molti lucani. E le istituzioni sono sorde alle richieste della popolazione!


Alla base di tutto c’è la difficoltà a inserirsi in un mercato del lavoro “chiuso”. Diversamente si potrebbe invertire la tendenza a preferire città extraregionali per realizzarsi professionalmente e pensare a un futuro più roseo grazie al quale costruire la propria famiglia. Secondo l’Istat nel 2015 i giovani (compresi tra i 25 e i 35 anni) che lasceranno la regione saranno 15.500 a fronte di una popolazione che è scesa a 576 mila abitanti. Eppure La Basilicata possiede delle risorse naturali di tale importanza da poter diventare una San Marino del Sud. A primo acchito il ragionamento “trasuda” di demagogia, ma in fondo è ciò che pensa molta gente visti i dati sui settori trainanti dell’economia lucana: royalties dell’oro “nero” ridotti all’osso, quando in altri Paesi l’Eni lascia l’oltre il 40 per cento del ricavato dell’estrazione petrolifera, siamo ricchi di acqua (che non va negata a nessuno) ma che non porta entrate di rilievo, turismo in crescita anche se l’offerta ricettiva è ancora ai primordi, risorse storiche, culturali e ambientali. Infine abbiamo il comparto agricolo che fa da traino all’economia lucana. Quando nacque la Fiat di San Nicola si fecero i primi calcoli di spesa per la costruzione della fabbrica: un miliardo di lire per ogni operaio. Nasceva in Basilicata il primo paradosso: istituire l’industria in pieno post industrialismo, quando in regione il settore più importante per l’export è l’agricoltura. Un’organizzazione agricola propose di offrire a ogni azienda agricola 250.000 milioni di vecchie lire per potenziare la produzione e introdurre nuove colture, favorendo anche maggiore occupazione. Ma le centrali del potere, siano esse di destra o di sinistra (quest’ultima rea di aver dimenticato le vecchie ideologie che ne faceva un partito attento ai problemi dei lavoratori, dei disoccupati e delle questioni sociali), hanno preferito foraggiare la Fiat tanto che oggi potremmo coniare un nuovo dettame costituzionale: l’Italia è una Reppublica fondata non più sul lavoro ma sulle decisioni di Marchionne. E così la comunità è costretta a sobbarcarsi i costi della cassa integrazione, mentre molti stabilimenti della casa torinese chiudono per essere trasferiti in Polonia o in altri Paesi. La Fiat sta diventando come la Microsoft, la Intel, la Nike, la Shell (che ha sfruttato il delta del Niger sotto la protezione dell’esercito lasciando gli Ogoni in uno stato perenne di povertà e di inquinamento), la Mattel, il Mc Donald, etc. : spostare la produzione in altre zone del pianeta, quelle più povere, dove per anni non si paga l’imposta sul reddito e sulla proprietà e i lavoratori sono costretti a turni che vanno dalle 12 alle 16 ore al giorno, il tutto per qualche dollaro che basta per pagarsi un letto quando c’è, una piatto di spaghetti fritti e qualche spostamento (in Indonesia i porcili sono stati trasformati in dormitori e i posti letto sono demarcarti da una linea bianca). In Pakistan un bambino che cuce un pallone Nike prende 6 centesimi all’ora. Nel settore tessile un operaio cinese prende 67 centesimi di dollaro all’ora a fronte dei 12 o 16 dollari pagati rispettivamente in America o in Germania, che nel frattempo hanno chiuso i propri stabilimenti. Le grandi aziende non puntano sulle fabbriche, sui macchinari che si usurano, sugli operai che invechiano e che devono sostenere le famiglie ma sul marchio che è diventato cool (alla moda) a prescindere da dove viene prodotto. Le “zone franche” nel mondo sono circa 870 e riguardano 70 milioni di lavoratori sottopagati e ridotti alla miseria e dove è vietata la sindacalizzazione, pena il licenziamento o altre forme di ritorsione. Tranne alcuni movimenti che si muovo contro lo sfruttamento, l’occidente, opulento e impaludato nelle secche dell’etnocentrismo, continua a essere sordo alla povertà in aumento nel pianeta, e non solo, e preferisce macerare le produzioni agricole in eccesso per non far scendere il prezzo di mercato dei beni alimentari.

Intanto, in regione si registra un tasso di disoccupazione superiore al 30 per cento tra giovani e ultra quarantacinquenni che, nonostante i titoli o le capacità operative, non trovano lavoro a meno che non hanno “un calcio” dal potere politico sempre più lottizzato e propenso ai favoritismi.

(Pasquale P.)

Lavoro: persi mille posti al giorno

Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il tredici per cento, un record assoluto da quando l’Istat elabora questo tipo di statistiche. E’ stata anche superata la soglia tutt’altro che psicologica dei 3,3 milioni di disoccupati in Italia: a febbraio sono 3.307.000, in aumento del nove per cento sullo stesso mese del 2013. Altissimo anche il tasso di inattività, al 36,4 per cento. Gli italiani che lavorano sono poco più di ventidue milioni, il tasso di occupazione è al 55,2 per cento, il livello più basso dal primo trimestre del 2000. Ciò significa che è occupato poco più di un italiano su due tra i 54 e i 64 anni. Nell’Unione europea l’Italia primeggia anche per il tasso di disoccupazione giovanile al 42,3 per cento, in aumento del 3,6 punti rispetto all’anno scorso. Sono in cerca di lavoro 678.000 giovani, l’11,3 per cento degli italiani tra i 15 e i 25 anni. Va peggio solo in Grecia, Spagna e Croazia. Secondo il commissario Ue al Lavoro, Lazslo Andor: «La situazione della disoccupazione giovanile è particolarmente seria e sta peggiorando in Italia».

(Aloisio)

In Basilicata vige ancora il nepotismo


La Basilicata non si è per nulla scrollata di dosso ciò che accadeva ancora nell’Ottocento: il nepotismo. Il figlio del chirurgo trova posto nell’ospedale San Carlo o in altri presìdi, il figlio del notaio continua la professione del padre, il figlio del dipendente regionale trova l’opportunità di entrare nel massimo ente territoriale e ciò vale anche per le altre istituzioni, le banche, gli enti sub regionali, gli studi di avvocato, etc. I partiti lucani della maggioranza, pur non dicendolo apertamente, con l’attuale sistema elettorale, ci paragonano a una massa di pecoroni: chiunque mettiamo nella lista va bene, tanto ci votano. Che rimpianti per il vecchio sistema elettorale, quanto il cittadino sceglieva il candidato. Molta gente per protesta non vuole più votare: «Così non si raggiunge il quorum». Errore. Ciò vale solo per il referendum che si basa sui votanti e non sugli elettori. Occorre votare e scegliere partiti che fanno opposizione costruttiva, dalla parte della gente, e non farsi abbindolare da false promesse e profeti dell’ultima ora. A volte fanno rimpiangere, nonostante le tante pecche, il sistema borbonico perché è importante sottolineare che i Savoia procedettero all’unità d’Italia sulla spinta risorgimentale, ma lo scopo era quello di incrementare le vuote casse della casa reale piemontese. Poi occorrerebbe una lunga dissertazione sul brigantaggio e le cause che ne determinarono il fenomeno, già esistente sotto il dominio di re Ferdinando, che non trovò alcuna sponda tra i vertici dell’esercito piemontese (che si macchiò di tante malefatte) e su Garibaldi tant’è che abbracciò la causa perdente del cardinale Ruffolo.

Ciò che occorre un cambio di direzione e offrire sbocchi lavorativi ai lucani. E ciò lo può fare solo la Regione che ha più dipendenti della Regione della Lombardia. Il rischio che corre è quello di incappare di una nuova Waterloo. E’ anche vero che l’esecutivo lucano è assillato da mille problemi ed emergenze. La Regione deve attivare iniziative e investire risorse per favorire l’impresa privata. Invece di spendere soldi per sciocchezze perché non prevede di istituire l’apprendistato, caricandosi le imposte e la previdenza per un certo lasso di tempo favorendo i giovani nell’“imparare” un mestiere, ormai diventato merce rara. Così avremo di nuovo falegnami, elettricisti, idraulici, calzolai, etc. Intanto la Regione ha istituito un “incubatore d’impresa”: tu porti l’idea progettuale e loro ti danno le informazioni necessarie per aprire l’attività. Ma per tutto questo forse basterebbe un buon commercialista che ti informa sulle procedure e sulle leggi a sostegno dell’iniziativa lavorativa.

(Aloisio)

Sanità: saldo economico in negativo per la Regione Basilicata

La sanità lucana non gode di ottima salute e necessità di “cure” appropriate. Soprattutto prendendo in esame il saldo tra mobilità attiva (pazienti extraregionali che si rivolgono alle strutture sanitarie lucane) e quella passiva (data dagli emigrati lucani verso altre regioni). Un dato che è negativo se riferito ai soli ricoveri. Il saldo economico comprendente ricoveri, medicina, specialistica, farmaceutica, cure termali, somministrazione farmaci e trasporti con ambulanza o elisoccorso, riferito al 2011, è pari a un esborso economico di 30.985.908 euro (58.435.005 euro di entrate contro 89.420.913 euro di uscite). Sul versante ricoveri, in regione, la mobilità attiva ha portato 44.096.196 euro (15.644 ricoveri) contro i 72.181.196 euro di quella passiva (24.371 ricoveri). Un po’ meglio la situazione sul fronte della specialistica attiva con 386.693 prestazioni, pari a un incremento di 9.795.197 euro, mentre quella passiva è costata 7.991.080 euro per 472.135 prestazioni, con un saldo positivo di 1.804.108 euro. Negativo invece il dato riferito alla medicina generale: la mobilità attiva ha portato nelle casse regionali 108.884 euro grazie a 15.378 prestazioni, mentre la mobilità passiva è stata di 22.191 cure per una somma di 649.237 euro; il saldo è negativo: pari a 540.354 euro versati ad altre regioni. Tutto ciò per quanto riguarda la regione Basilicata.

Mobilità attiva e passiva di Asp e Asm

La maglia nera, per prestazioni fuori regione, spetta all’azienda sanitaria di Potenza con 299.907 cure specialistiche, pari a 4.841.934 euro, 14.869 ricoveri ospedalieri e day hospital per un importo di 44.144.030 euro e 14.484, interventi di medicina generale (14.484 prestazioni) per un importo di 406.725 euro, per un totale negativo pari a 49.392.689 euro. Se aggiungiamo farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci e trasporti il tutto è pari a 54.375.523 euro. Meglio l’azienda di Matera con 172.121 cure nel settore specialistico in strutture sanitarie non lucane per un esborso pari a 3.148.422 euro, ricoveri e day hospital pari a 9.498 per un importo di 28.030.500 euro e 7.679 interventi di medicina generale per un importo di 241.195 euro (per un totale di uscite parziale pari a 31.420.117 euro). Se comprendiamo gli altri servizi, come per l’Asp, la cifra in uscita è pari a 34.802.352 euro.

Il potere attrattivo di pazienti extraregionali, nel 2011, ha portato all’Asp 4.707 ricoveri (10.315.956 eurro), 11.017 per cure di medicina generale (78.583 euro) e 111.442 per prestazioni di specialistica ambulatoriale (1.492.733 euro), per un totale incamerato parziale di 11.887.272 euro ai quali vanno aggiunti gli altri servizi compresi i residui manicomiali, per un totale complessivo di 14.621.589 euro. All’Asm i ricoveri e day hospital sono stati 4.216 (9.985.901 euro), gli interventi di medicina generale 4.361 (30.300 euro) e 175.889 (4.620.769 euro) per interventi ambulatoriali, per una somma parziale di entrate pari a 14.636.970 euro, ai quali vanno aggiunti i settori di farmaceutica, somministrazione diretta di farmaci, trasporti e residui manicomiali per un totale complessivo di 15.420.839 euro.

Nonostante tutto buona la posizione del “San Carlo” e del Crob

L’azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza ha fatto registrare, nel 2011, per quanto riguarda la mobilità attiva, 4.767 ricoveri e day hospital per un importo di 15.857.048 euro, mentre per la specialistica ambulatoriale le prestazioni sono state 58.296, portando nelle casse regionali 1.504.740 euro, per un totale parziale di 17.361.788 euro, ai quali vanno aggiunti i servizi di somministrazione diretta di farmaci e trasporti, per un totale complessivo di 18.616.070 euro. Buona anche la posizione dell’ospedale oncologico regionale di Rionero (Crob): la mobilità attiva ha portato 1.954 ricoveri e day hospital per una somma di 7.937.480 euro, mentre la specialistica ambulatoriale ha fatto registrare 41.066 interventi per un importo di 2.176.953 euro per un totale di entrate pari a 10.114.433 euro, al quale va aggiunta la somministrazione diretta di farmaci per un incremento di 1.204.091 euro.

Alta l’emorragia di lucani che si rivolgono a strutture sanitarie extraregionali

I lucani che si sono ricoverati in strutture sanitarie di altre regioni, durante il 2011, sono stati 24.371 con un esborso dalle casse regionali pari a 72.181.196 euro. La più “gettonata” è stata la Puglia con 9.124 prestazioni (24.681.269 euro), seguono la Campania con 3.379 (7.729 euro), la Lombardia con 1.862 ricoveri (8.314.605 euro), il Lazio con 2.469 pari a 7.696.782 euro, l’Emilia Romagna con 1.716 ricoveri pari a 7.330.792 euro, la Toscana con 1.526 (4.623.571 euro) e la Calabria con 1.223 cure (pari a 2.682.142 euro).

I pazienti della Basilicata hanno preferito altre regioni per malattie riferite all’apparato muscoloscheletrico e tessuto connettivo (3.981 prestazioni per un importo di 13.796.678 euro), all’apparato cardiocircolatorio (2.569) con un esborso di 13.074.103 euro, al sistema nervoso (1.868) per 6.650.529 euro, all’apparato digerente (1.615) per 4.209.038 euro, alle malattie mieloproliferative e neoplasie scarsamente differenziate (1.303) per 3.838.051 euro, all’apparato respiratorio (853) per 2.983.660 euro, al fegato, vie biliari e pancreas (860) per 2.773.789 euro, al rene e vie urunarie (1.086) per 2.725.160 euro, a orecchio, naso, bocca e gola (1.262) per 2.447.963 euro. I dati sono riferiti alle prime nove patologie.

Occorre potenziare il ”San Carlo”, gli altri nosocomi e l’Adi

e diminuire i tempi di attesa per esami diagnostici nelle varie aziende
Se si promuove la prevenzione e la cura della salute, rafforzando l’integrazione socio-sanitaria e migliortando i servizi dei nosocomi presenti sul territorio, come Villa d’Agri, si potrà consentire al nosocomio San Carlo di Potenza di liberarsi delle funzioni proprie del territorio e di esaltare la sua vocazione di ospedale di alta specialità con le conseguenze di offrire ai cittadini servizi quali-quantitativi idonei a evitare la “fuga” verso altre regioni. Altro problema di non poco conto da risolvere sono i lunghissimi tempi di attesa per esami diagnostici nelle strutture sanitarie, come nel caso dell’Asp o dello stesso ospedale San Carlo. Un altro punto da potenziare è la cosiddetta Adi, assistenza integrata domiciliare. Gli obiettivi sono la promozione e il sostegno della qualità della vita a domicilio o in strutture adeguate a ospitare gli anziani e i soggetti disabili bisognosi di cure continuative alle quali non possono provvedere autonomamente. In questo caso, però, occorre, un intervento deciso e fattivo della Regione. Al di là della definizione e del metodo, con il quale sono effettuate le valutazioni, la qualità nasce per effetto di una continua comparazione tra percezione e aspettative e dunque accessibilità (materiale informativo, orario delle visite del personale, comprensibilità del linguaggio), efficienza (precisione negli appuntamenti, sollecitudine per le esigenze assistenziali, competenza nel servizio, stabilità del personale) ed efficacia (conforto infuso dal personale, volontà ed educazione e sicurezza da trasmettere).

(Antonio M.)

Cyrano


Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un’arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel Paese.
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell'infinito, guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi a essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
e io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo...Cirano.
(Aloisio)

il fenomeno della droga è in continua espansione


Oggi, rispetto al passato, si parla di poliassuntori, cioè di soggetti che assumono varie droghe in base a ciò che offre il mercato senza soffermarsi su un unico tipo di stupefacente. Alla base c’è sicuramente un disagio individuale oltre che sociale ma è la cultura dello sballo, del piacere a tutti i costi che la fa da padrona. Accanto ai tossicodipendenti degli anni Ottanta dediti soprattutto all’uso dell’eroina, il cui prezzo oggi varia dai 13 euro del mercato partenopeo ai 35 euro di quello potentino per avere 0,2 o 0,3 grammi, vanno aggiunti i ragazzi della nuova generazione dediti all’assunzione di marijuana o hashish che costa 10 euro al grammo, oppure cocaina dal prezzo più elevato: 100 euro al grammo. Poi ci sono le pasticche “costruite” in laboratorio come l’ecstasy che costa 50 euro a dose. Secondo la responsabile del Sert di Potenza, dottoressa Giuseppina Agriesti, il numero di persone che si avvale del servizio varia dai 130 ai 150, le quali vengono trattate con metadone e subxone. In questo caso si tratta di eroina che può essere iniettata direttamente nelle vene oppure fumata o, ancora, sniffata alla stessa stregua della cocaina. Una situazione che provoca dipendenza fisica, mentre per hashish e marijuana la dipendenza è soprattutto psicologica. L’uso di eroina ha dei riflessi sulla salute del soggetto che si espone alla contaminazione di epatite B e C oppure all’Hiv (Aids). Se dal 1993 nessuno risulta positivo all’Hiv oggi, sottolinea Agriesti, l’organismo è esposto ancora all’epatite C con riflessi soprattutto sul fegato (con il rischio di trasformazione in cirrosi). Come sostiene la responsabile del Sert di Potenza anche se l’eroina viene solo fumata il rischio di dipendenza o overdose è elevatissimo. I genitori o i familiari di soggetti dediti all’uso di droghe, fa sapere Agriesti, possono rivolgersi ai vari centri sparsi in regione potendo avvalersi di servizi gratuiti e senza l’impegnativa del medico curante. Nei centri Sert lavorano medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri e sociologi che raccolgono i dati. In ogni caso viene rispetta la privacy. Diffuso è anche l’uso di alcool a volte persino associato all’assunzione di droga. I numeri telefonici a cui rivolgersi sono i seguenti: per Potenza 0971.310374 oppure 310368 (per un appuntamento occorre telefonare allo 0971.310376 o 310379), per Melfi 0972.773266/06, per Villa d’Agri 0975.312253, per Lagonegro 0973.48865/4. Per la provincia di Matera, invece, si possono contattare il Sert della città dei Sassi al seguente numero 0835.253718/17, oppure del centro di Policoro telefonando allo 0835.986469. L’uso prevalente resta comunque quello dei cannabinoidi, soprattutto tra le nuove generazioni a causa dei prezzi relativamente modici. Elevato è anche il numero di persone che utilizzano le benzodiazepine (tranquillanti), ad esempio il Minias che viene comprato sfruttando la ricetta del nonno e poi iniettata direttamente in vena provocando una fortissima sonnolenza, oppure il Tavor o il Ritrovil. Si registra anche l’uso di Chetamina, un anestetico per cavalli, che viene assunto con una siringa intramuscolare oppure essiccata e poi inalata. Oltre al trattamento ambulatoriale, sottolinea Agriesti, il Sert propone l’inserimento in comunità terapeutiche a Potenza (Associazione Insieme, con sede sotto il ponte Musumeci) o in altre regioni. Gli assuntori di cocaina, invece, vengono trattati con antidepressivi, ansiolitici e dialoghi con psicologi e assistenti sociali. L’ecstasy, o ciò che viene presentata come tale, ha attratto un numero sempre crescente di consumatori assumendo il ruolo di nuova droga ricreazionale nei gruppi giovanili, soprattutto quelli che frequentano grossi centri di svago (come le discoteche). La Mdma, come si chiama l’ecstasy in gergo scientifico, è di natura sintetica dotata di proprietà psicostimolanti e allucinogene in quanto la sua struttura è in parte simile all’amfetamina, in parte alla mescalina. La modificazione delle percezioni è molto meno spiccata rispetto agli allucinogeni, quali l’Lsd, mentre sono accentuati gli effetti di disinibizione emotiva e di abolizione delle barriere comunicative. Analisi chimiche e farmacologiche rivelano che spesso non è solo la Mdma a ricoprire il ruolo di sostanza psicoattiva. Vengono preparati dei composti che risultano un miscuglio di più sostanze come gli allucinogeni, i sedativi o altri derivati amfetaminici come la Mdea (metilendiossietilamfetamina). L’inquadramento diagnostico di queste intossicazioni è reso difficile da nuove tendenze comportamentali quali la politossicodipendenza (l’assunzione di più droghe diverse tra loro) e il consumo di tipo eccedentario “week and drug”, cioè concentrato nei fine settimana. Gli effetti dell’ecstasy si manifestano dopo 20-60 minuti dall’assunzione e permangono per 3-4 ore. Da un punto di vista farmacologico la Mdma agisce sul cervello interferendo con l’azione della serotonina, mediatore chimico delle cellule nervose implicate, con il livello del sistema nervoso centrale, nella depressione mentale, nel dolore, nel sonno, nella fame, nella sessualità e nell’aggressività. Gli effetti negativi dell’ecstasy sono la tachicardia, la nausea, l’insonnia, l’agitazione, l’irrigidimento dei muscoli delle mascelle, gli attacchi di panico, la riduzione della capacità di giudizio. L’ecstasy può scatenare una crisi psicotica di tipo paranoico. I segni di un’overdose sono la tachicardia, l’ipertermia (aumento della temperatura corporea oltre i 39°), il calo della pressione arteriosa, lo stress respiratorio, l’arresto cardiaco e la morte.

(Aloisio)

 

Cannabis: danni permanenti al cervello



L’uso di marijuana si pensava che provocasse solo sonnolenza, attacchi di “ridarella” e la difficoltà a concentrarsi. Ma non è così. I dati dell’ultimo rapporto Espad (European school survey on alchool and other drugs) pubblicato ad aprile scorso evidenzia che il 22 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni (quasi 1 su 4) ha provato almeno una volta la cannabis nell’ultimo anno con effetti disastrosi. Il primato spetta ai ragazzi che fumano più delle ragazze. Negli ultimi anni di studio i sospetti sul ruolo di questa sostanza nell’insorgenza di disturbi mentali sono molto forti, come la relazione tra droga e schizofrenia. Diverse indagini epidemiologiche hanno preso in considerazione i profili dei soggetti analizzati prima dell’inizio del consumo di cannabis, assicurandosi con esami psichiatrici che i giovani osservati non presentassero segnali iniziali di psicosi prima di diventare fumatori. Questi studi hanno chiaramente mostrato che il rischio di psicosi aumenta in relazione al consumo di droga. Nel 2008 l’istituto di igiene mentale di Eindhoven, in Olanda, ha aggiunto che in caso di abbandono della droga in età adulta il rischio rimane identico. Alcuni ricercatori delle università inglesi di Bristol e Cambridge hanno calcolato un 40 per cento di aumento di rischio negli adolescenti che assumono cannabis regolarmente. La schizofrenia non è il solo rischio che si corre. Secondo alcuni ricercatori può insorgere la depressione e anche la riduzione del quoziente intellettivo (QI). Un contributo importante alla ricerca sugli effetti a lungo termine della cannabis è arrivato nel 2012, quando un gruppo di ricercatori della Duke University (Stati Uniti) ha pubblicato uno studio condotto dopo un’indagine su mille persone dalla nascita fino ai 38 anni, sottoponendoli periodicamente a test neuropsicologici e rilevando l’eventuale consumo di cannabis nel tempo. I risultati mostrano che i fumatori abituali subiscono una riduzione media del QI dell’8 per cento. Una spiegazione che giustifica detti danni è stata ipotizzata: «La cannabis ostacolerebbe il normale sviluppo delle connessioni neurali che avviene nell’adolescenza», è quanto sostiene la farmacologa Daniela Parolaro. Alcuni ricercatori pensano che una volta cessato l’uso il cervello sia in grado di riparare i danni della cannabis, ma c’è chi ritiene i danni permanenti. In Basilicata non è possibile dare dei numeri sui “fumatori”. Il dato nazionale indica nel 5 per cento i soggetti, compresi tra i 15 e i 19 anni, che fanno uso frequente di cannabis.

(Aloisio)

 

Il grande bluff del petrolio


Il grande bluff del petrolio in Basilicata non ha portato né soldi né occupazione. Tanti pozzi attivi, un territorio traforato selvaggiamente, dubbi sulle conseguenze per la salute degli abitanti ma scarse ricadute economiche per la Basilicata contro i grandi delle compagnie petrolifere. All’inizio si pensava che la regione avrebbe potuto godere di vantaggi e crescita derivanti dalle estrazioni di idrocarburi, tali da poter creare infrastrutture e soprattutto occupazione. Nei fatti ciò non è stato. Oggi si combatte con l’inquinamento dovuto dall’attività di sfruttamento dell’oro nero, secondo l’Ola infatti «gli idrocarburi nelle acque del Pertusillo sono risultati fino a 32 volte superiori ai limiti di legge per le acque di classe A2; gli drocarburi nei sedimenti dell’invaso sono risultati fino a 13 volte superiori ai limiti di legge per gli scarichi fognari, mentre i metalli pesanti sono risultati anche migliaia di volte superiori ai limiti; sia nelle acque che nei sedimenti è presente in dosi significative il bario». Noscorie Trisaia pone l’accento sull’inquinamento sotterraneo e superficiale «che l'attività di estrazione petrolifera produce sulle sorgenti, sugli invasi e i corsi d'acqua in Val d'Agri, sull'inesistenza, a distanza di oltre 15 anni, dei monitoraggi ambientali previsti dall'accordo Eni-Regione, mentre quelli esistenti, sono parziali e di parte, mentre insufficienti sono quelli pubblici. Come non parlare delle ferite ancora aperte da Eni in Val Basento, della bonifica ancora sulla carta dell'area industriale di Pisticci-Ferrandina, della sua bonifica unitamente a quella dei pozzi delle concessioni Eni Serra Pizzuta e Cugno Le Macine dove la Geogastock vuole stoccare il gas che dovrà giungere in Italia dal Mar Caspio. Queste sono solo alcune questioni da cui le popolazioni attendono da Eni risposte chiare, unitamente alle questioni occupazionali e sulle condizioni di lavoratori ed ex lavoratori Eni esposti a sostanze tossiche e nocive».

Secondo Cosimo Latronico nella “Basilicata Saudita” «emergono tracce degli effetti collaterali prodotti dalle attività estrattive. E così scopri che un piccolo paradiso, una contrada di Corleto Perticara (Tempa Rossa), ormai feudo della Total, è stata trasformata in un inferno: 2.000 metri cubi di veleni, un micidiale cocktail di idrocarburi e metalli pesanti vengono stoccati in contrada Serra d’Eboli. La discarica - aggiunge Latronico - viene poi ricoperta con un metro di terreno e riconsegnata agli ignari pastori che vedono morire le proprie greggi. Per la Procura di Potenza, che indaga sulla vicenda, le ipotesi di reato sono omicidio plurimo colposo e attentato alla salute pubblica. Siamo di fronte a un attacco all’arma bianca. Con attività estrattive svolte in aree dove si registra un forte dissesto idrogeologico, a rischio sismico, e si trivella in prossimità di dighe, laghi, sorgenti, campi coltivati e centri abitati».

I cittadini valligiani preoccupati dall’inquinamento

dovuto allo sfruttamento degli idrocarburi

I cittadini, soprattutto i comitati spontanei e le sigle dell'ambientalismo, lo dicono chiaro e forte che ci sono ripercussioni sulla salute pubblica. Loro citano anche numeri documentati ma ovviamente nella filiera dei controlli ciò non risulta in modo cristallino. Ma proprio i controlli non convincono. Lo dice un medico della Val d'Agri con l'esperienza diretta del Centro oli di Viggiano.«Per quello che sappiamo a Viggiano non esistono situazioni come quella di Corleto Perticara però noi sosteniamo che ci sono rischi per la salute dalle attività in corso in quanto non ci fidiamo dei controlli», sostiene Giambattista Mele, medico, promotore del comitato ''Laboratorio per Viggiano''.«Ai controlli non ci crediamo - aggiunge - secondo noi, non vengono proprio fatti dalle autorità pubbliche. L'osservatorio ambientale inaugurato l'anno scorso non è mai entrato in funzione. E il Centro di monitoraggio su cui la Regione ha fatto molto 'battage' pubblicitario nelle settimane scorse -aggiunge Mele - seguirà la nostra situazione da Potenza attraverso l'Arpab. Non siamo soddisfatti. Per questo abbiamo presentato un progetto all'Unione europea per creare una rete locale di monitoraggio. Stiamo aspettando il responso, altrimenti ci muoveremo con indagini indipendenti». Mai come ora in Basilicata proliferano i comitati civici e stanno facendo rete. «Ormai la Basilicata e' interessata interamente da richieste di permessi - sottolinea Mele - e quindi stiamo unendo gli sforzi. In questi giorni stiamo portando la nostra esperienza a Brienza e Marsiconuovo per la concessione Monte Cavallo della Shell».

Petrolio: consiglio regionale sulle liberalizzaioni e sulle prospettive di sviluppo

La Regione chiese che «Governo e Unione europea riconoscano alla Basilicata una specialità programmatica con percorsi attuativi eccezionali». E’stata chiesta la destinazione di quote delle maggiori entrate erariali accertate allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e di quelli limitrofi. Il voto alla Camera che ha convertito in legge il decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni, con il via libera alle previsioni dell’articolo 16 rappresenta uno spartiacque nella storia del petrolio lucano. Due gli aspetti principali: princìpi di precauzione, di sicurezza per la salute pubblica, di tutela della qualità ambientale e paesistica e la previsione di sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori d’insediamento degli impianti produttivi. Le risorse economiche che giungono in Basilicata ammontano a 710 milioni di euro.

Altra questione di rilevante importanza investe le royalties che oggi sono pari al 12 per cento a barile. Un vero Eldorado per le compagnie petrolifere che in Italia pagano molto di meno rispetto alla Norvegia e all’Indonesia, dove le royalties sono pari all’80 per cento, mentre Canada e Kazakistan giudicano insufficiente il 45 per cento che incassano sui ogni barile. Pochi soldi invece per la regione: 800 milioni di euro, che in 11 anni la Basilicata si è vista piovere addosso. Per il prossimo decennio saranno almeno 6 i miliardi di euro in royalties.

Dai 25 pozzi attivi in Val d’Agri - evidenzia Simonetti - la Basilicata estrae l’80 per cento della produzione petrolifera italiana., il 5-6 per cento del fabbisogno nazionale. Le compagnie petrolifere, l’Eni e la Shell, in particolare, puntano a passare dagli attuali 80.000 barili al giorno ai 104 mila, più altri 25 mila. Con l’ampliamento del Centro Oli di Viggiano e l’entrata in funzione dell’impianto Total di Tempa Rossa la Basilicata raddoppierebbe la sua produzione fino a 175 mila barili al giorno, il 12 per cento del consumo italiano».

Ma perché benzina e gasolio costano tanto?

La maledizione dei costi così alti va addebitata alle accise che resistono da settant’anni per ripianare altri debiti: 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935, 14 lire per il finaziamento della crisi di Suez del 1956, 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968, 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976, 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980, 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983, 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996, 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Il prezzo complessivoè composto da varie voci: dal costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci - che contemplano spese e guadagni per divesi soggetti - ammontano solo al 30 per cento del costo del carburante. La vera “vergogna” arriva dalle famose accise che pesano per il 52 per cento sul costo totale. Prese singolarmentesi tratta di cifre minime, nell’ordine del millesimo di euro o di 10 centesimi, eppure sommate, queste dieci una tantum sono diventate col passare degli anni una massa che determina un aggravio complessivo di quasi 25 centesimi. Ma quanto guadagna lo Stato?I conti sono facili, ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un maggiore introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2007, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva). Inoltre, dal 1999, le Regioni hanno la facoltà di imporre accise regionali sui carburanti. A ciò si somma l'imposta di fabbricazione sui carburanti, per un totale finale di 70,42 centesimi di euro per la benzina a litro e 59,32 per il gasolio a litro. Su queste accise viene applicata anche l'Iva, che grava per circa 15 centesimi di euro nel primo caso e 12 nel secondo.

La corte dei Conti guarda nelle tasche della Regione

Secondo Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani, la Regione guadagna ricche royalties: «Non sempre usate per scopi utili tanto che la Corte dei Conti ha aperto dei fascicoli per possibile uso improprio di fondi pubblici. La Basilicata vorrebbe, anzi, maggiore riconoscenza per un contributo al fabbisogno nazionale attualmente dell'8 per cento e con l'estrazione Tempa Rossa destinata a salire al 12 per cento. Dalla regione lucana arriva l'80 per cento del petrolio italiano. Quindi è strategica. Ma in Basilicata questo ''sacrificio'' pesa e non poco per le ripercussioni su salute, paesaggio, agricoltura, parchi e natura».

Utilizzo delle rotalties

Altro nodo essenziale è quello di prevedere una diversa utilizzazione delle royalties dedicate ai Comuni che a volte restituiscono i soldi perché non possono realizzare quanto previsto, di qui la necessità di favorire i progetti per l’occupazione e introdurre, ad esempio, l’apprendistato con eliminazione dell’Irpef e della contribuzione previdenziale per almeno tre anni, così si potranno creare nuove figure professionali ormai scomparse in molti comuni: dal falegname all’idraulico, dal calzolaio al fabbro, etc. Da questo punto vista non risulta affatto peregrina la proposta del capogruppo consiliare della Sel Giannino Romaniello di favorire i progetti per l’occupazione nei nostri centri, piccoli o grandi che siano.

(Aloisio)