mercoledì 24 giugno 2020

Evviva Potenza “città d’arte”, ma…

di Enzo Fierro*
Di sicuro la notizia non può che essere accolta positivamente, poiché la nostra città si  affianca ufficialmente alle altre città d’arte lucane come  Matera, Venosa, Rivello, Acerenza, Melfi, Lagopesole e Tricarico. In realtà si colma un vuoto che il legislatore regionale aveva (volutamente?) tralasciato negli anni. La cosa, ovviamente non può che renderci  felici perché  “Città d'arte” significa sopratutto acquisire  un patentino  per diventare città turistica a tutti gli effetti. E se , fino a ieri, si parlava di Potenza come città brutta , oggi finalmente si iniziano a raccogliere i frutti di un racconto diverso della stessa, più consapevole dei propri mezzi, grazie anche al lavoro di tanti  cittadini, associazioni e di quel  civismo che, fortunatamente, ha colmato il vuoto della borghesia illuminata (su questo andrebbe aperto un altro capitolo). Ovviamente, questo risultato è un punto di partenza  e non certo di arrivo. Sbaglia chi si accapiglia sui meriti, chi si appunta il gagliardetto sulla giacca, sbaglia chi strumentalizza  politicamente il riconoscimento. Dimostriamo  invece, ora più che mai,  di  essere capaci di costruire obiettivi condivisi, di tracciare un percorso comune che metta a frutto la  grande opportunità di riscatto che abbiamo sotto i nostri occhi. I “titoli” di  “Potenza capitale europea dello sport”  e “Città d’arte” sono una occasione ghiotta per costruire innanzitutto la “Comunità” cittadina. Quella comunità cittadina di cui ancora si sente la mancanza. Tale è quella comunità che sa riempire di contenuti e valori  i contenitori, che lavora insieme per il consolidamento dei risultati, che sa fare  fronte comune nel chiedere alle Istituzioni azioni, misure e strumenti per  far si che Potenza non sia solamente la città più titolata della Basilicata. Non dimentichiamo che città d’arte, deve essere innanzitutto una città sana e bella da vivere per i propri  cittadini. Ecco perché non si può prescindere dal ruolo e dal coinvolgimento delle energie associative, produttive e creative della città che restano fondamentali in questo discorso. Non basta avere testimonianze storiche illustri per essere città d’ arte, la cultura deve essere prodotta e inverata continuamente. E qui entra in gioco il sistema organizzativo della cultura e della Rete di fruizione. Ad esempio saremo in grado di garantire almeno due musei aperti al pubblico per almeno otto  mesi all'anno? Chiese e siti archeologici fruibili 12 mesi su 12 ? Saremo in grado di allestire un’ articolata offerta di mostre e manifestazioni,  presenza di servizi culturali, quali biblioteche, archivi di Stato,  attività culturali quali mostre, convegni, iniziative  culturali e rassegne teatrali di spessore? Ed ancora segnalo la necessità di aprire alla valorizzazione e alla  gestione del patrimonio culturale archeologico e architettonico  della città tenendo dentro associazioni e terzo settore. Perché questo significherebbe alleggerire gli Enti e, nel contempo, dare possibilità occupazionali ai giovani. Insomma c'è ancora tanto da fare, ma prima di tutto  c'è da stilare  un Piano di marketing specifico  che  individui azioni, misure, obiettivi e risultati. Per essere più chiari, se gli attori locali, gli imprenditori, gli operatori , le varie realtà istituzionali (penso in primis all’UniBas che ancora percepisco lontana dalle dinamiche di sviluppo della città),  governati da una Vision adeguata ,  sedessero  allo stesso tavolo per individuare la strategia per mettere a sistema i punti di forza della città, le competenze e le disponibilità , molto probabilmente Potenza potrebbe diventare , nel breve, un centro a destinazione turistica specifica. Una città dalle radici profonde con la sguardo proiettato alla modernità. Esempi in questo campo se ne potrebbero fare a iosa. Penso in primis ai siti archeologici , alla villa Romana alla torre Guevara e a quello che conserva nel sottosuolo, al potenziale dei Ponti, da quello storico di San Vito a quelli più moderni Musmeci  (la candidatura a Patrimonio Unesco va sostenuta al massimo) e attrezzato che,  con interventi adeguati, potrebbero diventare attrattori importanti  nel campo dell’architettura moderna. Insomma un buon numero di risorse ancora non adeguatamente valorizzate  che, se governati da una regia unica e da una strategia comune, possono consegnare a Potenza il volto di una meta turistica più stabile all’interno di un sistema locale di offerta turistica integrata con gli itinerari delle altre città d’arte. Pertanto, si approccia a questo gradito riconoscimento consapevoli che il lavoro da fare è tanto ma che non partiamo da zero. Sarebbe un peccato se qualcuno si mettesse a fare da solo, perché in quel caso non si andrebbe lontani. E francamente dei titoli vuoti senza ricadute concrete la città è stanca.
*Presidente "We Love Potenza"

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