giovedì 29 maggio 2014

Cronache di ordinaria massoneria italiana: Calvi un po' come il personaggio di una fiction televisiva?

Di recente mi è capitato di rivedere quasi casualmente una miniserie dell’ormai lontano ’94 prodotta dalla Rai, sotto l’egida di Pupi Avati: si tratta di Voci Notturne. Ambientata nella Città Eterna, tale serie pare riallacciarsi alle atmosfere oniriche e parossistiche del “Il segno del comando”, con tutti i temi tanto cari al regista: paranormale, mistero, antichi rituali, intrighi politici (all’epoca in cui fu realizzata era recente lo scandalo Tangentopoli) nonché massoneria deviata romana. La vicenda, segue per tutte e cinque le puntate un doppio binario politico-esoterico, che non si dipana neppure nell’ambiguo finale che, anzi, infittisce l’inquietudine sui tanti interrogativi che rimangono in sospeso. La trama è a dir poco complessa: lo sceneggiato si apre con l’incipit di una voce narrante che fa riferimento ad antichi rituali di sacrifici umani che si compivano sul Ponte Sublicio, in epoche remote: “Nella Roma Imperiale sussistevano i resti di uno strano ponte di legno. Era composto da travi sublique ed oblique, senza chiodi e affidato a persone sacre, una sorta di fratellanza o setta, che rispondeva, con la vita dei suoi membri, della sua conservazione. A costoro derivò il titolo celeberrimo di pontefici o facitori del ponte. Su questo ponte si compivano in epoca arcaica misteriosi e segreti sacrifici”.
La storia vera e propria inizia col ritrovamento del cadavere di un giovane annegato nel Tevere. L'indagine di polizia per accertare l'identità del morto e le modalità del decesso (non si capisce all'inizio se si tratti di suicidio od omicidio) s'intrecciano ad una torbida vicenda di scandali e corruzione che ha implicato, oltre al padre del giovane annegato, alcuni politici e magistrati. Il procuratore incaricato delle indagini sospetta che la morte di Giacomo (questo il nome del defunto, anche se in tutta la vicenda ci sono dubbi che il cadavere ritrovato sul greto del Tevere sia proprio il suo) sia stata una rappresaglia da parte di personaggi potenti implicati nello scandalo; di diversa opinione Stefano, il miglior amico di Giacomo, come lui studente di architettura, che sospetta trattarsi in realtà di un vero e proprio sacrificio umano celebrato da una setta esoterica.
Alla vicenda poliziesca, complicata da un'indagine portata avanti negli Stati Uniti da un investigatore privato incaricato dal Consolato italiano a St Louis di rintracciare Emily Cohen, la ragazza americana di Giacomo, si aggiunge la famosa trama esoterica: questa ruota attorno a due figure misteriose, la ricca e affascinante Maria Valover, che negli anni Trenta e Quaranta era al centro di un gruppo di artisti e intellettuali, e il suo amante Norberto Sinisgalli, studente di architettura negli anni prima della seconda guerra mondiale e appassionato di esoterismo.
Si ritiene che Avati scrisse questa miniserie prendendo spunto dall’enigma di Fulcanelli, pseudonimo di un alchimista, autore di molti testi, vissuto nel XX secolo, la cui identità non è mai stata scoperta. Lo pseudonimo utilizzato è stato formato dall'unione delle parole Vulcano ed Helio, due elementi che rimandano ai fuochi alchemici. I riti cui si fa riferimento nello sceneggiato sono i cosiddetti “sacrifici degli Argei”, che consistevano nel lancio dal ponte di fantocci di paglia, in sostituzione di veri e propri esseri umani che, in tempi remoti, venivano sacrificati durante le festività dei Lemuria. I prigionieri sacrificandi venivano purificati con il garum, un unguento che gli veniva applicato su tutto il corpo, e con l’ingestione di silfio, una sacra pianta (oggi estinta) dalle proprietà “miracolose”. Dell’originario ponte di legno ormai non resta alcuna traccia, ma leggenda vuole che esso venisse considerato, durante le celebrazioni, come un luogo di giunzione tra piano di esistenza fisico e metafisico, in perfetto accordo con le dottrine esoteriche di ogni tempo. Il ponte che, alla fine della miniserie, si rivela come luogo di passaggio dell’anima da una vita all’altra dopo la morte sacrificale, per poi ritornare (e qui non si capisce bene) reincarnata o in una forma spirituale perfezionata.
In voci Notturne si parla altresì della setta denominata “Società Teosofica per il Ritorno dello Spirito Originario”, trasposizione fictionale della ben nota e tutt’ora esistente Società Teosofica romana, basata sulle dottrine della esoterista H.P. Blavatsky ed attiva in Italia sin dai primi del ‘900; anche la Scuola Ermetica romana sembra aver ispirato molto il regista Avati, affascinato dai suoi riti e dalla sua filosofia ermetica basata sugli insegnamenti del Gran Maestro dell'Ordine Egizio, Giuliano Kremmerz. Insomma, lo sceneggiato pare, in fin dei conti, essere un intrigante trait d’union con la Roma esoterica che, da epoche immemori, continua ad essere capitale esoterica dei più disparati culti e dottrine, i quali finiscono per influenzarsi e sconfinare l’uno nei misteri dell’altro.
Un po’ come è accaduto per la massoneria. La massoneria in generale, e dunque anche quella romana, deve molto, infatti, alle dottrine esoteriche del passato: all’interno delle logge si intuisce una certa “compatibilità” tra l’ideologia giudaico-ebraica, che propone una speranza tutta celeste, e l’ideologia massonica, che propone però una speranza tutta terrestre. L’impulso ideologico della massoneria deriva dal naturalismo, dal giusnaturalismo (Grozio), e dal nominalismo, e anche dal protestantesimo. E’ noto poi che nei primi rituali massonici fossero presenti elementi esoterici appartenenti agli ambiti dell’ermetico, dell’alchemica, della cabalistica, della magia, dell’astrologia e di molto altro ancora. Insomma, un’unione sincretica di innumerevoli elementi. La framassoneria, pertanto, non esisterebbe senza esoterismo, è un esoterismo, e i rituali hanno tutti a che fare con la magia, con l’evocazione di forze oscure.
Ma in che misura è presente la massoneria nella nostra vita politica, attualmente?
Verrebbe da dire che la influenza quasi completamente.
Da sempre la storia e la politica dell’Urbe e quella Italiana è intessuta di archetipi della cristianità, di simboli massonici e di presenze templari: basti pensare ai riti di fondazione, al mitraismo e agli altri culti, alla presenze templari nella Roma di Cagliostro e del Piranesi. L’anagramma della stessa città eterna è Amor, in cui l’alfa privativo evoca la “non morte”. E basti pensare alle fondamenta stesse su cui Roma è stata costruita, quei sette colli il cui numero esoterico ha un’importanza enorme, o l’obelisco di Piazza del Popolo che rappresenterebbe l’1, altro numero di una chiara rilevanza iniziatica. Anche l’acqua che bagna Roma da nord a sud, avrebbe una forte importanza misterica, di cui i ponti, con i loro archi sospesi, stanno ad unire una parte all’altra della città, evocando la comunicazione con l’ignoto. O ancora Largo Argentina, considerata un’area sacra dalla massoneria, dove anni fa furono scoperti quattro templi e dove è possibile che ve ne siano altrettanti che farebbero della zona il più importante sito archeologico consacrato dell’intero pianeta. Questo, solo per dare alcuni scarni riferimenti alla valenza esoterica di molti luoghi della città. Tornando all’influenza della massoneria sulla vita politica del belpaese: è nota a tutti la vicenda della Propaganda due (meglio nota come P2), la quale è stata una loggia massonica aderente al Grande Oriente d'Italia, fondata nel 1877 col nome di Propaganda massonica, ma che assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'ordinamento giuridico italiano, nel periodo della sua conduzione da parte dell'imprenditore Licio Gelli. Nel periodo della maestranza di Gelli, la P2 riuscì a riunire in segreto almeno un migliaio di personalità di primo piano, principalmente della politica e dell'Amministrazione dello Stato, a fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale italiano e suscitando uno dei più gravi scandali politici nella storia della Repubblica Italiana. Tra i vari crimini attribuiti alla P2, oltre al cospirazionismo politico per assumere il controllo dell'Italia, si possono citare la strage dell'Italicus, la strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l'assassinio di Roberto Calvi, l'ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l'assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli.
Ma come morì Roberto Calvi, e perché?
Banchiere italiano, Calvi "colleziona" posti nei consigli di amministrazione di diverse controllate estere del Banco Ambrosiano. Fondamentali, a questo scopo, furono le amicizie con membri della loggia massonica deviata P2 (di cui in seguito fece parte) e i rapporti con esponenti del mondo degli affari, della mafia e della politica (sia italiana sia di diversi paesi latino-americani). Nel 1968 conobbe Michele Sindona, divenendone socio in affari; nel 1975 Sindona gli presentò Licio Gelli e Calvi entrò nella loggia P2 il 23 agosto di quell'anno. Tuttavia, la situazione precipitò: la prima crisi del Banco risale al 1977. All'alba del 13 novembre, Milano si svegliò tappezzata di cartelloni in cui si denunciavano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano. Artefice del gesto era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, cui aveva chiesto senza successo i soldi per "tappare i buchi" delle sue banche. Nel 1981 il crollo totale, con la scoperta della loggia P2 che proteggeva il Banco: Calvi, rimasto senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l'intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21 maggio, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato. Dopo vari tentativi di salvarsi (in tutti i sensi), il banchiere venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. Fu trovato anche un passaporto con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini". Nelle sue tasche venne ritrovato anche un foglio con alcuni nominativi importanti. L’indagine, su quello che poi si rivelò essere stato un omicidio, evidenziò che Calvi si era impadronito di una grossa somma di danaro che apparteneva a Licio Gelli e al boss mafioso Pippo Calò (Calvi e Licio Gelli avevano investito denaro sporco nello IOR e nel Banco Ambrosiano per conto del boss) e pertanto era stato punito. Si trattò di un omicidio massonico: gli omicidi commessi dalla massoneria seguono, infatti, tutti un preciso rituale e sono, per così dire, firmati.
Dal momento che le associazioni massoniche sono anche associazioni esoteriche, in ogni omicidio si ritrovano le simbologie esoteriche proprie dell’associazione che l’ha commesso; simbologie che possono consistere in simboli sparsi sulla scena del delitto, o nella modalità dell’omicidio, o nella data di esso. Negli omicidi che simulano un suicidio le persone trovate impiccate sembrano uccidersi “in ginocchio”, ovverossia con una modalità strana, quasi incompatibile. Perché “suicidare” le persone mettendole in ginocchio? Altra stranezza: nelle tasche di Calvi furono rinvenuti dei sassi, mentre in una cassetta di sicurezza vennero rinvenuti un mattone e due pagine del Corriere della Sera con articoli sulla morte del «Banchiere di Dio» che risalgono all' 82 in cui si parlerebbe del crac del vecchio Banco Ambrosiano e del coinvolgimento della massoneria. Un chiaro avvertimento. Il rituale dell'esecuzione è dunque tipicamente massonico: il ponte stesso porta nome di una loggia massonica inglese e fa curiosamente da elemento di giunzione tra Chiesa e massoneria (ordine frati neri/IOR e nome della loggia massonica inglese). Le gambe piegate dei suicidati trovano poi un parallelismo con l’impiccato del mazzo dei tarocchi, che è sempre raffigurato con una gamba piegata. Era la punizione riservata un tempo al debitore, che veniva appeso in quel modo affinchè tutti potessero vedere la sua punizione e potessero deriderlo.
E infatti, tutti quelli che vedono un suicidio in ginocchio capiscono che si trattava di un testimone scomodo e che si tratta di un omicidio. Tutti, tranne gli inquirenti. Infine, lo stesso mattone rinvenuto nella cassetta di sicurezza rimanda a molteplici significati: da un lato si riallaccia alla dottrina massonica, al mattone dei massoni/costruttori, forse anche architetti di storia umana, nelle loro sfere di influenza più alte. Dall’altro lato, il simbolo del mattone all’Opus Dei, al “mattone di Dio”, organizzazione che presenta molteplici analogie con la massoneria. Non vanno poi spiegati i rapporti che intercorsero tra lo IOR di Marcinkus e il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Questo banchiere trovato morto in prossimità di fiume un po’ come il protagonista della miniserie di Pupi Avati, Giacomo, morto di una morte strana, gravida di mistero e costellata di simbologie incomprensibili. Quel Calvi appartenente alla Roma esoterica. Ognuno tragga le proprie conclusioni.

(Ilde)

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