domenica 18 maggio 2014

Basilicata, fondi europei e burocrazia: la ricetta per un disastro!

Come è noto, tutto il Meridione rientrava nel celebre Obiettivo 1 dell’Unione Europea rinominato poi nel ciclo 2007-2013 “Convergenza”. Negli anni precedenti al 2007, quando è stata concepita l'attuale programmazione, l'entrata nell'Unione Europea dei paesi più poveri dell'ex Europa Orientale ha fatto apparire la Basilicata relativamente “ricca”. L’Obiettivo Convergenza comprendeva gli Stati membri e le Regioni il cui prodotto interno lordo pro capite (Pil/abitante), calcolato in base ai dati relativi all’ultimo triennio precedente all’adozione del Regolamento n. 1083/2006 sui Fondi Strutturali, era inferiore al 75% della media dell’UE allargata: nel nostro Paese dunque Campania, Puglia, Calabria e Sicilia rientravano nell'Obiettivo Convergenza. Per le Regioni che superavano la soglia del 75% a causa del cosiddetto “effetto statistico” (cioè a causa dell’ingresso dei dieci nuovi Stati membri), il cui PIL medio per abitante era inferiore al 75% della media dell’Unione Europea a 15 Stati membri ma superiore al 75% della media dell’Unione Europea a 25 Stati, fu previsto un sostegno economico transitorio ed eccezionale, il cosiddetto “phasing out”; la Basilicata fu pertanto ammessa nell'obiettivo Convergenza a titolo transitorio. Se i fondi UE fossero stati usati in modo efficace per lo sviluppo locale lucano, la regione Basilicata avrebbe dovuto far parte nel ciclo 2014-2020 delle Aree Più Sviluppate o almeno permanere tra le Regioni in transizione. Ma così non è stato, poiché la Lucania rientra e rientrerà ancora nelle Aree Meno Sviluppate. In termini di crescita del PIL tale retrocessione ha clamorosamente bocciato la programmazione regionale.
Di fatto, attualmente, secondo i dati Eurostat, la Campania insieme a Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata si confermano le regioni più povere della Penisola, nonché quelle più svantaggiate d’Europa, dove la maglia nera continua comunque a essere di Bulgaria e Romania!
Scenario demoralizzante ed inquietante, dunque, e vi sarà da lavorare molto se davvero si vogliono risollevare le sorti del Mezzogiorno, già martoriato dalla crisi economico/finanziaria.
Per ovviare a tale problema, attualmente la strategia Europa 2020 punta a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio.
Obiettivo: realizzare un'economia intelligente, sostenibile e solidale. Una politica, a loro dire, di investimenti, di sostegno e creazione di posti di lavoro, di competitività, di supporto alla crescita economica, per giungere a tenori di vita più elevati ed allo sviluppo sostenibile. La politica regionale mirerebbe dunque a ridurre le notevoli disparità economiche, sociali e territoriali che tuttora sussistono tra le regioni europee e nel periodo 2014-2020 l’Unione europea effettuerà investimenti per 325 miliardi di Euro. In poche parole, gli aiuti comunitari contribuirebbero a:
• dare impulso alle piccole e medie imprese;
• sostenere la ricerca e l’innovazione;
• investire in un ambiente più pulito;
• migliorare l’accesso alla tecnologia digitale;
• sviluppare nuovi prodotti e metodi di produzione;
• supportare l’efficienza energetica e fronteggiare il cambiamento climatico;
• favorire l’istruzione e l’acquisizione di competenze;
• migliorare i collegamenti verso le regioni isolate.
Ma che cosa è successo a tutti i fondi elargiti alla regione Basilicata? Com’è possibile che non siano stati raggiunti i risultati tanto attesi e sospirati?
L Uil denuncia una scarsa programmazione dei fondi: ovvero, i fondi ci sono ma non sono stati programmati! Stiamo parlando di 2 miliardi e 400 milioni di euro di fondi europei. Una parte, 400, sono relativi alla programmazione 2007-2013 e ancora non sono stati spesi, mentre per il 2014-2020 i fondi fermi sono 2 miliardi. Lamenta il sig. Carmine Vaccaro, segretario Uil, che il problema è “un ritardo nella definizione di uno schema di programma chiaro, unitario e convincente”. In poche parole, la ripartizione dei fondi europei è ancora frammentata in diversi dipartimenti. Rendendo di fatto la figura di un capo-programmazione almeno per ora priva di senso. Occorrerebbe dunque una strategia che riuscisse a combinare l’utilizzo delle risorse 2007-2013 con quelle 2014-2020; dal canto suo, la Regione dovrebbe costruire un unico programma operativo regionale plurifondo per il periodo 2014-2020, facendo convergere le risorse. Insomma tutte le amministrazioni della Basilicata dovrebbero impegnarsi a velocizzare l’iter di allocazione dei fondi comunitari. E’ ancora vivo, infatti, il ricordo del cosiddetto “disastro assistito” relativo ai fondi europei non elargiti dall’Arbea. Tale ente, al secolo Agenzia della Regione Basilicata per le Erogazioni in Agricoltura, è l’organo che, per l’appunto, elargisce gli aiuti economici provenienti dall’UE e destinati al settore agricolo. La sua storia è tortuosa e travagliata: un “supercarrozzone”, come molti lo definiscono, istituito con legge regionale nel 2001. Ancor prima di vedersi riconosciuto lo status di “istituto pagatore” dal ministero dell'Agricoltura (2005), l’ente era già in piedi e … costava! Ma solo nel 2005 iniziò davvero a erogare i fondi europei ad agricoltori ed enti locali.
Già nel 2009 arrivò la celeberrima stangata da Bruxelles: oltre 80 milioni di multa su 400 milioni di fondi europei gestiti. Motivazione: fondi gestiti male! Al limite della frode! E un anno dopo, nel 2010, il Ministero dell'Agricoltura preferì ritirare ad Arbea la patente di “erogatore di fondi”.
Tuttavia, l'Ente continua ad operare. Continua ad affidarsi a 7 super funzionari prorogati, di volta in volta, senza un vero concorso pubblico, ma attraverso insindacabili procedure interne. Per loro tante “coccole e premi di risultato”; mentre i risultati erano disastrosi. E i premi, nell'anno in corso, hanno sforato addirittura la quota di 103 mila euro; 15 mila euro, in sostanza, a ognuno dei 7 superfunzionari. Cifre a cui va aggiunta la modica cifra di 1800 euro di stipendio netto mensile. Un disastro premiato! Vale la pena sottolineare che la Corte dei Conti regionale, lo scorso mese di marzo, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, parlando di Arbea, ha detto: “Sulle frodi comunitarie e sui conseguenti danni erariali pendono numerose istruttorie, amministrative e penali”. Evidentemente il direttore dell'Agenzia non se ne sarà accorto: infatti, ripartendo i fondi del 2013 destinati ad Arbea, sui complessivi 440 mila euro, 103 li ha affidati come premio di risultato a pochi funzionari. Il danno erariale cagionato in questi anni, invece, prima o poi lo pagherà la Regione. Cioè noi.
(Ilde)

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