venerdì 16 maggio 2014

Euro sì, Euro no: alcuni spunti di riflessione

L'Unione europea consiste in un'organizzazione di tipo sovranazionale e intergovernativo, che comprende 28 stati membri indipendenti e democratici. La sua istituzione risale al famigerato Trattato di Maastricht entrato in vigore nel ‘93, al quale gli stati aderenti sono giunti come punto d’approdo dopo il lungo cammino delle “Comunità europee” precedentemente esistenti.L'Unione consiste attualmente di una zona di libero mercato caratterizzata da una moneta unica, l’Euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 18 dei 28 stati membri; grazie agli accordi di Schengen, che garantiscono ai suoi cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all'interno degli stati membri, è stata creata anche la famosa unione doganale. Tra gli obiettivi perseguiti dall’Unione Europea ricordiamo:
1. promozione del benessere di tutti i suoi popoli;
2. garanzia ai suoi cittadini di un mercato interno di libera concorrenza;
3. garanzia di una stabilità della crescita economica al fine di una maggiore occupazione e di un maggior progresso scientifico e tecnologico, nonché promozione della coesione economica, sociale e territoriale tra gli stati membri; 
4. contribuzione attivamente con il resto del mondo allo sviluppo sostenibile della Terra (rilasciando certificazioni a imprese, enti pubblici etc.), al commercio libero ed equo e all'eliminazione della povertà. In particolare, per “coesione economica, sociale e di mercato” si intende il favorire lo sviluppo equilibrato del territorio comunitario, la riduzione dei divari strutturali tra le regioni comunitarie, nonché la promozione di pari opportunità reali tra i cittadini.
E fin qui sembra tutto molto allettante. Vediamo nello specifico, però, cui prodest, poiché molti si stanno lamentando dell’appartenenza del Belpaese a quello che oggigiorno viene visto solo come “uno svantaggioso vincolo fiscale”. Cosa accadrebbe se l’Italia uscisse davvero dall’Euro? Sicuramente rischierebbe la marginalizzazione, soprattutto sul tema dei diritti, sui temi etici e quelli morali. Non avrebbe più alcuna voce in capitolo e le sue specificità non sarebbero più considerate a livello globale. Tanto per dirne una, in tema di femminicidio: Che fine farebbero le ricezioni nel nostro ordinamento giuridico, della tante Direttive europee contro la violenza sulle donne, che in molti chiedono e prospettano? Di recente, infatti, la Camera ha approvato all’unanimità, la mozione unitaria che impegna il Governo ad adottare e sostenere le prescrizioni indicate dalla Convenzione di Istanbul, a tutela dei diritti delle donne. C’è chi dice poi che la Lira, in un mondo globalizzato fatto di Euro e Dollaro non reggerebbe il confronto. Una famiglia che avrebbe precedentemente comprato casa con mutuo a tasso variabile pagherebbe ad uscita dall’Euro almeno il 20% in più di interessi ed al contempo, il potere d'acquisto degli stipendi si ridurrebbe della stessa percentuale. Su di uno stipendio medio di 1.500 euro al mese sarebbe come se si decurtassero 300 euro mensili, senza considerare i costi delle utenze, i prezzi di beni e servizi che subirebbero un'impennata difficile da quantificare (secondo alcuni oltre il 50% degli stipendi medi andrebbe in fumo). Tutte le importazioni, dall'energia alle materie prime, subirebbero un'impennata di costi dal 30 al 50%, che si scaricherebbero sui prezzi, con il concretissimo rischio fallimento per imprese, banche ed assicurazioni. L'inflazione ricomincerebbe a galoppare, i risparmi rischiano di essere bruciati, la disoccupazione toccherebbe livelli impensabili. Uno scenario da incubo insomma.
C’è poi chi ipotizza il contrario: Claudio Borghi, docente all'Università Cattolica di Milano e convinto sostenitore della necessità di dire addio alla moneta unica. In un'intervista l'economista spiega: "L'euro è diretta causa della nostra crisi. Costa di più restare nell'euro". Esaminiamo più a fondo: “Se facciamo attenzione vediamo che la crisi non è mondiale”, spiega l’economista. “Tutto il mondo cresce, solo l'area sud dell'Eurozona non cresce… e già questo dovrebbe far drizzare le antenne. D'altra parte se si prende uno stato e gli si mette una valuta artificialmente forte, quello stato va in crisi. E' sempre successo, all'Italia prima del 1992, all'Argentina quando ha bloccato il peso sul dollaro. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo togliere l'euro, non c'è altra soluzione”. In poche parole, l'Italia dovrebbe essere il primo Paese a uscire perché è l'unico paese che ha tutti gli svantaggi e nessun vantaggio: gli altri paesi in crisi maggiore (Spagna, Portogallo e Grecia) hanno subito il colpo ma adesso stanno avendo un risarcimento, ovvero sono “pagati” attraverso il Fondo salva Stati. L'Italia è l'unico Paese in crisi che paga. Se uscisse dall’Euro, L’Italia riguadagnerebbe dunque la libertà di poter perseguire delle politiche “anticicliche”. Che tradotto vuol dire: fare come hanno fatto americani, inglesi e giapponesi, dotati di sovranità monetaria, e darsi uno stimolo all'economia, per farla uscire dalla stagnazione senza dover sottostare a delle regole europee che costringono a fare il contrario (austerity). Se l'austerità venisse eliminata mantenendo l'euro andremmo ancora più in crisi, perché le persone, avendo dei soldi in più da spendere, comprerebbe prodotti stranieri. Senza Euro, il nostro debito verrebbe ridenominato nella nuova valuta, e per i mutui varrebbe la stessa cosa: afferma infatti lo studioso che “il mutuo verrebbe convertito nella nuova moneta per cui chi doveva pagare una rata di 100 euro pagherebbe una rata di 100 'fiorini'. Il tasso di interesse che verrebbe applicato alla rata non potrebbe essere toccato: se fisso resta fisso, se variabile continuerebbe ad essere indicizzato all'Euribor. Quindi se per caso, ma non è assolutamente certo, dovesse aumentare l'inflazione, chi ha un mutuo sarebbe anche avvantaggiato". La verità è un’altra invece: l'euro non potrebbe reggere l'uscita di un Paese grande come l’Italia. Potrebbe reggere l'addio di Cipro e di Atene, ma ai greci non conviene uscire ora che gli stanno dando soldi. Anche se, probabilmente, potrebbero rimettersi in piedi da soli e a quel punto sarebbero un esempio per tutti. Ed ecco spiegato perché la Germania a tutti i costi non vuol fare uscire la Grecia: deve passare il messaggio che l'euro è irreversibile!
(Ilde)

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