mercoledì 7 maggio 2014

Itrec: un accordo per monitorare la radioattività


La Regione Basilicata, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Arpab), la Sogin e la società di Stato che si occupa del decommissioning degli impianti nucleari, fra cui l’Itrec di Rotondella, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione nell’ambito del programma di monitoraggio ambientale. Il progetto, predisposto da Sogin, risponde alle prescrizioni del decreto di compatibilità ambientale (Via), approvato nel 2011 dal ministero dell’Ambiente, per la realizzazione nel sito Itrec di Rotondella di un impianto per cementare i rifiuti radioattivi liquidi, denominati «prodotto finito». L’Arpab deve monitorare sistematicamente la radioattività ambientale. Rientra in quest’attività la valutazione delle operazioni di decommissioning e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, che Sogin sta portando avanti nell’impianto lucano. Con il protocollo Sogin si impegna a consegnare all’Arpab, in comodato d’uso gratuito, un laboratorio mobile per la rilevazione della radioattività ambientale e altri strumenti di misurazione richiesti dall’Agenzia.
All’interno dell’impianto Itrec, Sogin installerà due nuove centraline di monitoraggio radiometrico e climatico dell’ambiente locale con trasmissione diretta dei dati acquisiti all’Arpab.
Le attività previste nell’accordo tra Arpab e Sogin, saranno coordinate da un apposito Tavolo tecnico.
E che dire del trasporto eccezionale super segreto del 29 luglio del 2013. Solo grazie a una nota diffusa a marzo 2014 dalla Casa Bianca finalmente s’è fatta chiarezza sulla vicenda. Quella notte dallo stabilimento atomico lucano, Itrec, uscirono barre di uranio altamente arricchito e di plutonio separato per raggiungere l’aeroporto militare di Gioia del Colle (nel Barese). Il giorno dopo tutta Italia chiese chiarimenti e piovvero le interrogazioni parlamentari. Le risposte del governo furono scarse e vaghe. In apertura del summit sulla sicurezza nucleare dell’Aja gli Usa hanno spiegato che in quel caso è stato trasportato materiale fissile di gran valore economico e bellico. Questo materiale (perfetto per le armi nucleari) è partito da vari impianti italiani, per complessivi 20 chilogrammi. Il materiale lucano «è stato stoccato in modo sicuro e trasportato in container certificati dalle autorità competenti negli Stati Uniti e in Italia». A queste operazioni hanno contribuito anche la Gran Bretagna e l'Agenzia atomica internazionale.

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