La Regione Basilicata, l’Agenzia per la protezione
dell’ambiente (Arpab), la Sogin e la società di Stato che si occupa del
decommissioning degli impianti nucleari, fra cui l’Itrec di Rotondella, hanno
sottoscritto un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione
nell’ambito del programma di monitoraggio ambientale. Il progetto, predisposto
da Sogin, risponde alle prescrizioni del decreto di compatibilità ambientale
(Via), approvato nel 2011 dal ministero dell’Ambiente, per la realizzazione nel
sito Itrec di Rotondella di un impianto per cementare i rifiuti radioattivi
liquidi, denominati «prodotto finito». L’Arpab deve monitorare sistematicamente
la radioattività ambientale. Rientra in quest’attività la valutazione delle
operazioni di decommissioning e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, che
Sogin sta portando avanti nell’impianto lucano. Con il protocollo Sogin si
impegna a consegnare all’Arpab, in comodato d’uso gratuito, un laboratorio
mobile per la rilevazione della radioattività ambientale e altri strumenti di
misurazione richiesti dall’Agenzia.
All’interno dell’impianto Itrec, Sogin installerà due nuove centraline di monitoraggio
radiometrico e climatico dell’ambiente locale con trasmissione diretta dei dati
acquisiti all’Arpab.
Le attività previste nell’accordo tra Arpab e Sogin, saranno coordinate da un
apposito Tavolo tecnico.
E che dire del trasporto eccezionale super segreto del 29 luglio del 2013. Solo
grazie a una nota diffusa a marzo 2014 dalla Casa Bianca finalmente s’è fatta
chiarezza sulla vicenda. Quella notte dallo stabilimento atomico lucano, Itrec,
uscirono barre di uranio altamente arricchito e di plutonio separato per
raggiungere l’aeroporto militare di Gioia del Colle (nel Barese). Il giorno
dopo tutta Italia chiese chiarimenti e piovvero le interrogazioni parlamentari.
Le risposte del governo furono scarse e vaghe. In apertura del summit sulla sicurezza
nucleare dell’Aja gli Usa hanno spiegato che in quel caso è stato trasportato
materiale fissile di gran valore economico e bellico. Questo materiale
(perfetto per le armi nucleari) è partito da vari impianti italiani, per
complessivi 20 chilogrammi. Il materiale lucano «è stato stoccato in modo
sicuro e trasportato in container certificati dalle autorità competenti negli
Stati Uniti e in Italia». A queste operazioni hanno contribuito anche la Gran
Bretagna e l'Agenzia atomica internazionale.
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