giovedì 31 marzo 2016

Petrolio, smaltimento illecito di rifiuti: ecco i nomi

Centro oli di Viggiano

Sono stati ritenuti responsabili a vario titolo, dagli inquirenti, di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. I carabinieri per la tutela dell’ambiente hanno eseguito l’ordinanza, che prevede gli arresti domiciliari, a cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri.  Il Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Roberti, ha detto che “in questo caso non  si può parlare di eco-mafia perché con ci sono gruppi malavitosi, ma di delitti d’impresa legati allo smaltimento di rifiuti e quindi di reati ambientali, ai quali la procura nazionale antimafia ha rivolto particolare interesse”. Le persone arrestate sono esercenti eni: Roberta Angelini, Vincenzo Lisandrelli, Antonio Cirelli, Luca Baratti e Nicola Allegro. Divieto di dimora a Potenza per Salvatore  Lambiase, dirigente dell’Ufficio ambientale della regione Basilicata. Questo per quanto riguarda le attività di smaltimento rifiuti dal Centro Oli di Viggiano. In relazione invece al Cento Oli di Tempa Rossa di Corleto Perticara si ipotizzano condotte illecite da parte di due amministratori. Nell’ambito di questa indagine è agli arresti domiciliari l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, nei confronti del vice sindaco dell’epoca, Giovanbattista Genovese, sono accusati di “plurime condotte di concussione e corruzione”. E' stata invece irrogata una misura di divieto di dimora a Corleto. Per due imprenditori: Lorenzo Maesilio e Vincenzo Cemente, è stata applicata la misura introduttiva della sospensione dell’esercizio dell’attività imprenditoriale. I provvedimenti cautelari, emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Contestualmente agli arresti sono stati eseguiti due decreti di sequestro dai Carabinieri all’interno del centro oli, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. L’Eni non commenta e sottolinea di stare collaborando con la magistratura. A febbraio 2015 la Dda ha voluto far luce su un presunto traffico illecito di rifiuti, poi è stata la volta di emissioni in eccesso: in tutto quasi 50 gli indagati, tra colletti bianchi, ex dirigenti dell’Arpab, funzionari regionali e provinciali. Un altro sequestro ha riguardato gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Eni, si legge sul sito del gruppo, “è presente in Basilicata in Val d’Agri e nelle aree di Pisticci e Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di idrocarburi)”. In particolare, “la produzione complessiva di idrocarburi in Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d’Agri (Cova) e, in misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina e Pisticci)". In Basilicata si registra una produzione di 82.630 barili di petrolio al giorno e 3,98 milioni di standard metri cubi di gas al giorno.




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