Centro oli di Viggiano
Sono
stati ritenuti responsabili a vario titolo, dagli inquirenti, di “attività
organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. I
carabinieri per la tutela dell’ambiente hanno eseguito l’ordinanza, che prevede
gli arresti domiciliari, a cinque funzionari e dipendenti del centro oli di
Viggiano (Potenza) dell’Eni, dove viene trattato il petrolio estratto in Val
d’Agri. Il Procuratore
della Direzione Nazionale Antimafia, Roberti, ha detto che “in questo caso
non si può parlare di eco-mafia perché con ci sono gruppi malavitosi, ma
di delitti d’impresa legati allo smaltimento di rifiuti e quindi di reati
ambientali, ai quali la procura nazionale antimafia ha rivolto particolare
interesse”. Le persone arrestate sono esercenti eni: Roberta Angelini, Vincenzo
Lisandrelli, Antonio Cirelli, Luca Baratti e Nicola Allegro. Divieto di dimora a Potenza per Salvatore Lambiase, dirigente
dell’Ufficio ambientale della regione Basilicata. Questo per quanto riguarda le
attività di smaltimento rifiuti dal Centro Oli di Viggiano. In relazione invece
al Cento Oli di Tempa Rossa di Corleto Perticara si ipotizzano condotte
illecite da parte di due amministratori. Nell’ambito di questa indagine è agli
arresti domiciliari l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, nei confronti del vice sindaco dell’epoca, Giovanbattista Genovese, sono accusati
di “plurime condotte di concussione e corruzione”. E' stata invece
irrogata una misura di divieto di dimora a Corleto. Per due imprenditori: Lorenzo Maesilio e Vincenzo Cemente, è stata applicata la misura introduttiva della
sospensione dell’esercizio dell’attività imprenditoriale. I provvedimenti cautelari, emessi dal
gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla
Direzione distrettuale antimafia, sono stati eseguiti nelle province di
Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Contestualmente agli
arresti sono stati eseguiti due decreti di sequestro dai
Carabinieri all’interno del centro oli, con possibili conseguenze sulla
produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi
di interesse nazionale. L’Eni non commenta e sottolinea di stare collaborando
con la magistratura. A febbraio 2015 la Dda ha voluto far luce su un presunto
traffico illecito di rifiuti, poi è stata la volta di emissioni in eccesso: in
tutto quasi 50 gli indagati, tra colletti bianchi, ex dirigenti dell’Arpab,
funzionari regionali e provinciali. Un altro sequestro ha riguardato gli
impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell’ambito dell’inchiesta
della Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Eni, si legge sul sito del
gruppo, “è presente in Basilicata in Val d’Agri e nelle aree di Pisticci e
Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di
idrocarburi)”. In particolare, “la produzione complessiva di idrocarburi in
Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d’Agri (Cova) e, in
misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina
e Pisticci)". In Basilicata si registra una produzione di 82.630 barili di
petrolio al giorno e 3,98 milioni di standard metri cubi di gas al giorno.
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