domenica 27 marzo 2016

Il "mattonazzo" di Pasqua

di Gaetano Cantisani

Il fenomeno del terrorismo: cosa c’è alla base? La Cronaca: va bene, L’Informazione: molto scarsa ma va bene. Ora, però, la gente deve capire il problema di fondo qual ‘è e non deve annaspare al buio senza comprendere da dove prenda origine il fenomeno. 

L’Isis è in guerra con il resto del mondo, civilizzato e modernizzato. I loro capi li forgiano alla convinzione che occorra destabilizzare il modo di vivere di buona parte degli occidentali (responsabili della loro condizione di vita brutale, tetra e revulsiva. Questa organizzazione, frutto dell’incontro tra residuati del regime di Saddam Hussein e fondamentalisti islamici di matrice sunnita, nata con il beneplacito della Cia, ha scatenato a Parigi un attacco impressionante per ferocia, determinazione e organizzazione dimostrate. E’ possibile che ce ne siano altri. In difficoltà dopo l’intervento russo, l’Isis sta attivando la sua rete internazionale di migliaia di volontari provenienti da Europa e resto del mondo per colpire a fondo ovunque, seminando il terrore in modo indiscriminato. La Stampa seria internazionale, in merito a ciò è concorde nel dare delle indicazioni sulle criticità che ancora persistono in Europa per un monitoraggio ed una repressione mirata degli individui segnalati come “ATTENZIONATI”. I sistemi per individuarli ci sono. Oltre alle belle parole dei governanti di mezza Europa, occorrerebbero fatti, operatività fra i gruppi che hanno ospitato queste mini-cellule di terroristi. Il fenomeno di protezione mafioso, per intenderci, molto noto dalle nostre parti laddove le famiglie e la cerchia delle conoscenze degli aderenti, affiliati e amici, gestiscono le protezioni a pericolosi mafiosi. Occorrerebbero relazioni con informatori selezionati nei quartieri più degradati, dove sii annida sicuramente il disagio e dove sono infinite le coperture in nome di una solidarietà sorda, tacita, quasi dovuta, non dichiarata, ma praticata. Scambi di informazioni e coinvolgimento delle forze dell’ordine, purchè opportunamente formati e non mandati allo sbaraglio a fare gli “sceriffi”, magari senza carburante e senza mezzi di indagine. Passi di umiltà, ma tanta decisione da parte di chi ha il potere decisionale nelle istituzioni apicali. Collaborazione responsabile da parte di noi tutti nel segnalare chi fa discorsi eversivi, chi mostra aderenze a gruppi che predicano l’odio raziale. Perché il vero effetto rebound (di ritorno) potrebbe essere quello di armare delle forze private e scatenare un vero putiferio. Questa battaglia può essere vinta restaurando le necessarie condizioni di  tranquillità e sicurezza, ma alle seguenti indispensabili condizioni:
1. L’Occidente compia un’autocritica profonda e sincera per i disastri procurati nella zona, dall’Iraq alla Libia al Mali alla Siria. Non bastano le scuse di Tony Blair: tardive e ipocrite!. I responsabili delle guerre di aggressione che hanno formato la base per la nascita dell’Isis e di altre organizzazioni terroristiche vanno processati e condannati per crimini di guerra e per crimini contro l’umanità.
2. Siano emarginati e messi al bando dalla comunità internazionale gli Stati, dall’Arabia Saudita al Qatar alla Turchia, che appoggiano sottobanco i terroristi. Invece si continuano a giustificare i massacri e la repressione di Erdogan ai danni dei kurdi, come pure a inviare ingenti quantitativi di armi (l’Italia è fra le nazioni più prolifiche nella vendita di armi a questi Stati, le quali finiscono in parte nelle mani dei terroristi). Per non parlare delle pericolose e ambiguità, peraltro fallimentari, della politica statunitense ammesse anche da Hillary Clinton sui palchi delle Primarie Americane. Su tutte queste complicità va costituita una Commissione internazionale d’inchiesta.
3. Si dia vita a uno sforzo concertato, in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di Unione Europea, per un’azione determinata volta a smantellare le basi militari dei terroristi, dovunque esse si trovino, salvaguardando per quanto possibile le popolazioni civili che sono le prime vittime. Si intensifichi allo stesso modo la cooperazione fra organismi di intelligence per pervenire a un controllo preventivo efficace dei terroristi. I capi delle organizzazioni terroristiche attive nella zona, da Isis ad Al Qaeda ad Al Nusra siano portati di fronte alla Corte penale internazionale. E non si continuino a fare affari con loro che hanno le mani piene di sangue innocente. Chi fa affari con loro sa perfettamente dove trovarli (senza scovarli), La manovalanza è sommersa, ma i capi sono ben noti agli affaristi. 
4. Si vada verso una soluzione politica della questione Siriana, senza porre inutili pregiudiziali, relative ad esempio alla permanenza di Assad. Il popolo siriano deve poter scegliere pacificamente il proprio futuro. A tale fine deve essere posto termine alla guerra civile e convocate elezioni sotto controllo internazionale. Soluzioni politiche vanno trovate anche per Libia, Iraq e Yemen. In tale ultimo Paese deve cessare l’intervento saudita.
5. Si appoggino le esperienze di lotta democratica contro il terrorismo, prima fra tutte quella dei Kurdi dell’YPG e dell’YPJ, che si stanno estendendo anche ad altre comunità ed etnie della zona. Invece Kobane continua a soffrire oggi per il blocco imposto dalla Turchia, che impedisce l’arrivo anche solo di mezzi umanitari attraverso corridoi messi a disposizione e puntualmente depredati.. Anche nei nostri Paesi, possibile bersaglio (ci auguriamo di no in nome di questa Santa Pasqua) di prossime azioni terroristiche, si dia vita a forme democratiche e diffuse di controllo del territorio in cooperazione con le forze dell’ordine. Si abbandonino i pregiudizi politici e si portino nelle camere delle decisioni le persone giuste e non i parolai, falchi della comunicazione di massa.
6. Si evitino e condannino le disgustose strumentalizzazioni alla Salvini, che vuole approfittare biecamente dello sdegno per i massacri di Parigi per riproporre le sue dottrine razziste contro l’arrivo di migranti e richiedenti asilo, le prime vittime della situazione che si è determinata. La testata “Libero” va condannata per istigazione all’odio etnico e religioso. A nessuna condizione l’Isis e Organizzazioni Analoghe e Simili possono essere considerate espressione dell’Islam. Salvini & C. perseguono lo stesso obiettivo dei terroristi, una guerra di civiltà dalla quale entrambi si ripropongono di trarre risultati in termini di consenso anche elettorale. Condizioni apparentemente semplici, ma in realtà difficili da ottenere, per le contraddizioni e le debolezze delle politiche occidentali, in particolare europee, che hanno prodotto questo mostruoso risultato. Solo superando tali contraddizioni e rinnovando tali politiche all’insegna di pace, democrazia e diritti umani, la malapianta del terrorismo sarà finalmente sradicata, insieme a tutti coloro che ne hanno favorito la nascita e la crescita, inclusi molti governanti occidentali. E nessuna si illuda che gli Italiani siano scevri da responsabilità.
Per terminare: I nomi degli interessati (I capi dell’Isis) sono ben noti alla classe politica internazionale. Tutti i Paesi relazionati alleati, e noi italiani compresi, ci fanno affari. Ma l’informazione non se ne occupa perché sono scattate promozioni, ma gli hanno però messo la sordina. Dove sta la difficoltà di intervento? Forse le guerre nel medio Oriente devono continuare perché l’industria della guerra non può arrestarsi? O perché la strategia della tensione deve poter continuare, e quindi, continuare a riempire i forzieri di quei tanti governanti parolai che, mente parlano di pace in Tv, calcolano quanto abbiano potuto lucrare su tali attività di compromessi dannosi, legalizzati con operazioni di livello istituzionale che solo loro possono garantire ai signori della morte? Mi riferisco a quei personaggi che hanno regolato gli indirizzi strategici, le alleanze, gli equilibri politici da Nord a Sud in questo ultimo ventennio ed ancora governano regioni importanti e pontificano, nonostante errori che hanno rovinato la nostra nazione, gli scandali e la presenza pericolosa di xenofobi all’interno del loro raggruppamento. Viva la Pace. Quella vera.
Se ciò non sarà realizzabile nei tempi ragionevoli di un quinquennio, nei modi pur rigorosi e delicatissimi, fatti di tentativi su un piano internazionale, purtroppo non sempre concordabili, né concordati, anche la promozione dei diritti della donna in quelle Aree, come tentativo di condizionare e cancellare gli istinti di barbarie a danno della condizione femminile, sarà praticamente un processo inutile e anzi dannoso perché ci si potrebbe ritorcere contro chi lo ha promosso in un tempo molto rapido. Pertanto, l’arrivo in Italia di migranti pacifici, fin tanto che se ne possano accogliere, va nella direzione giusta, a patto che si adeguino alle nostre leggi ed ai nostri irrinunciabili costumi, come noi facciamo nel resto del mondo quando ci rechiamo per lavoro o per studio o per diletto. Le critiche alle consuetudini della nazione civile che li ospita e li accoglie saranno utilissime, purchè fatte ad integrazione avvenuta, nei modi civili e secondo i dettati del buon senso civico e delle regole del vivere pacificamente fra popoli di etnia e di religione diversa. Ma nessuno, in nessun modo o con libero arbitrio, potrà deliberatamente turbare la pace sociale senza rispetto; nessuno potrà turbare gli equilibri che si è data la nazione e le conquiste di civiltà che nessuno potrà dissacrare o minacciare. Queste conquiste andranno salvaguardate con fermezza, decisone, forza dove occorra, ma anche con tanta buona informazione. La civiltà piace a tutti, soprattutto quando la si assapora nella sua essenza di vivibilità e di condivisione. Al pari di quello che fanno i nostri missionari che imparano la lingua del posto per catechizzare, per far arrrivare il vero messaggio di pace, così dovrà fare anche gli islamisti, con buona pace di alcuni Imam, peraltro di nazionalità italiana, che non vogliono adeguarsi a questo comportamento di buon senso e non se ne comprendono i veri motivi. Negli scandinati, come nelle grandi moschee di questa nazione, si dovrà predicare in italiano. Fermo restando il rispetto per la libertà di utilizzare anche la loro lingua, come fanno i nostri catechisti col traduttore in tutti i paesi del mondo. Poi, per chi è scottato dall’emergenza, dalla paura e dall'impotenza verso le azioni di vigliaccheria terroristica, almeno la possibilità di riascoltare le registrazioni per controllare e scongiurare eventuali minacce aggressive. Buoni si, ma non troppo. Con questi climi di guerra assurda! Se emergenza è, VISTO CHE C'E', questo è un diritto sacrosanto di chi vorrà controllare, capire e, perché no, affacciarsi ad altri insegnamenti religiosi, potendo cogliere le sfumature spirituali e dogmatiche di altri insegnamenti religiosi.

Nessun commento:

Posta un commento