Il fenomeno del terrorismo: cosa c’è alla base? La Cronaca: va bene,
L’Informazione: molto scarsa ma va bene. Ora, però, la gente deve capire il
problema di fondo qual ‘è e non deve annaspare al buio senza comprendere da
dove prenda origine il fenomeno.
L’Isis è in guerra con il resto del mondo, civilizzato e modernizzato. I
loro capi li forgiano alla convinzione che occorra destabilizzare il modo di
vivere di buona parte degli occidentali (responsabili della loro condizione di
vita brutale, tetra e revulsiva. Questa organizzazione, frutto dell’incontro
tra residuati del regime di Saddam Hussein e fondamentalisti islamici di
matrice sunnita, nata con il beneplacito della Cia, ha scatenato a Parigi un
attacco impressionante per ferocia, determinazione e organizzazione dimostrate.
E’ possibile che ce ne siano altri. In difficoltà dopo l’intervento russo,
l’Isis sta attivando la sua rete internazionale di migliaia di volontari
provenienti da Europa e resto del mondo per colpire a fondo ovunque, seminando
il terrore in modo indiscriminato. La Stampa seria internazionale, in merito a
ciò è concorde nel dare delle indicazioni sulle criticità che ancora persistono
in Europa per un monitoraggio ed una repressione mirata degli individui
segnalati come “ATTENZIONATI”. I sistemi per individuarli ci sono. Oltre alle
belle parole dei governanti di mezza Europa, occorrerebbero fatti, operatività
fra i gruppi che hanno ospitato queste mini-cellule di terroristi. Il fenomeno
di protezione mafioso, per intenderci, molto noto dalle nostre parti laddove le
famiglie e la cerchia delle conoscenze degli aderenti, affiliati e amici,
gestiscono le protezioni a pericolosi mafiosi. Occorrerebbero relazioni con
informatori selezionati nei quartieri più degradati, dove sii annida sicuramente
il disagio e dove sono infinite le coperture in nome di una solidarietà sorda,
tacita, quasi dovuta, non dichiarata, ma praticata. Scambi di informazioni e
coinvolgimento delle forze dell’ordine, purchè opportunamente formati e non
mandati allo sbaraglio a fare gli “sceriffi”, magari senza carburante e senza
mezzi di indagine. Passi di umiltà, ma tanta decisione da parte di chi ha il
potere decisionale nelle istituzioni apicali. Collaborazione responsabile da
parte di noi tutti nel segnalare chi fa discorsi eversivi, chi mostra aderenze
a gruppi che predicano l’odio raziale. Perché il vero effetto rebound (di
ritorno) potrebbe essere quello di armare delle forze private e scatenare un
vero putiferio. Questa battaglia può essere vinta restaurando le necessarie
condizioni di tranquillità e sicurezza, ma alle
seguenti indispensabili condizioni:
1. L’Occidente compia un’autocritica profonda e sincera per i disastri
procurati nella zona, dall’Iraq alla Libia al Mali alla Siria. Non bastano le
scuse di Tony Blair: tardive e ipocrite!. I responsabili delle guerre di
aggressione che hanno formato la base per la nascita dell’Isis e di altre
organizzazioni terroristiche vanno processati e condannati per crimini di
guerra e per crimini contro l’umanità.
2. Siano emarginati e messi al bando dalla comunità internazionale gli
Stati, dall’Arabia Saudita al Qatar alla Turchia, che appoggiano sottobanco i
terroristi. Invece si continuano a giustificare i massacri e la repressione di
Erdogan ai danni dei kurdi, come pure a inviare ingenti quantitativi di armi
(l’Italia è fra le nazioni più prolifiche nella vendita di armi a questi Stati,
le quali finiscono in parte nelle mani dei terroristi). Per non parlare delle
pericolose e ambiguità, peraltro fallimentari, della politica statunitense
ammesse anche da Hillary Clinton sui palchi delle Primarie Americane. Su tutte
queste complicità va costituita una Commissione internazionale d’inchiesta.
3. Si dia vita a uno sforzo concertato, in sede di Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite, di Unione Europea, per un’azione determinata volta a
smantellare le basi militari dei terroristi, dovunque esse si trovino,
salvaguardando per quanto possibile le popolazioni civili che sono le prime
vittime. Si intensifichi allo stesso modo la cooperazione fra organismi di
intelligence per pervenire a un controllo preventivo efficace dei terroristi. I
capi delle organizzazioni terroristiche attive nella zona, da Isis ad Al Qaeda
ad Al Nusra siano portati di fronte alla Corte penale internazionale. E non si
continuino a fare affari con loro che hanno le mani piene di sangue innocente.
Chi fa affari con loro sa perfettamente dove trovarli (senza scovarli), La
manovalanza è sommersa, ma i capi sono ben noti agli affaristi.
4. Si vada verso una soluzione politica della questione Siriana, senza
porre inutili pregiudiziali, relative ad esempio alla permanenza di Assad. Il
popolo siriano deve poter scegliere pacificamente il proprio futuro. A tale
fine deve essere posto termine alla guerra civile e convocate elezioni sotto
controllo internazionale. Soluzioni politiche vanno trovate anche per Libia,
Iraq e Yemen. In tale ultimo Paese deve cessare l’intervento saudita.
5. Si appoggino le esperienze di lotta democratica contro il terrorismo,
prima fra tutte quella dei Kurdi dell’YPG e dell’YPJ, che si stanno estendendo
anche ad altre comunità ed etnie della zona. Invece Kobane continua a soffrire
oggi per il blocco imposto dalla Turchia, che impedisce l’arrivo anche solo di
mezzi umanitari attraverso corridoi messi a disposizione e puntualmente
depredati.. Anche nei nostri Paesi, possibile bersaglio (ci auguriamo di no in
nome di questa Santa Pasqua) di prossime azioni terroristiche, si dia vita a
forme democratiche e diffuse di controllo del territorio in cooperazione con le
forze dell’ordine. Si abbandonino i pregiudizi politici e si portino nelle
camere delle decisioni le persone giuste e non i parolai, falchi della
comunicazione di massa.
6. Si evitino e condannino le disgustose strumentalizzazioni alla Salvini,
che vuole approfittare biecamente dello sdegno per i massacri di Parigi per
riproporre le sue dottrine razziste contro l’arrivo di migranti e richiedenti
asilo, le prime vittime della situazione che si è determinata. La testata
“Libero” va condannata per istigazione all’odio etnico e religioso. A nessuna
condizione l’Isis e Organizzazioni Analoghe e Simili possono essere considerate
espressione dell’Islam. Salvini & C. perseguono lo stesso obiettivo dei
terroristi, una guerra di civiltà dalla quale entrambi si ripropongono di
trarre risultati in termini di consenso anche elettorale. Condizioni
apparentemente semplici, ma in realtà difficili da ottenere, per le
contraddizioni e le debolezze delle politiche occidentali, in particolare
europee, che hanno prodotto questo mostruoso risultato. Solo superando tali
contraddizioni e rinnovando tali politiche all’insegna di pace, democrazia e
diritti umani, la malapianta del terrorismo sarà finalmente sradicata, insieme
a tutti coloro che ne hanno favorito la nascita e la crescita, inclusi molti
governanti occidentali. E nessuna si illuda che gli Italiani siano scevri da
responsabilità.
Per terminare: I nomi degli interessati (I capi dell’Isis) sono ben noti
alla classe politica internazionale. Tutti i Paesi relazionati alleati, e noi
italiani compresi, ci fanno affari. Ma l’informazione non se ne occupa perché
sono scattate promozioni, ma gli hanno però messo la sordina. Dove sta la
difficoltà di intervento? Forse le guerre nel medio Oriente devono continuare
perché l’industria della guerra non può arrestarsi? O perché la strategia della
tensione deve poter continuare, e quindi, continuare a riempire i forzieri di
quei tanti governanti parolai che, mente parlano di pace in Tv, calcolano
quanto abbiano potuto lucrare su tali attività di compromessi dannosi,
legalizzati con operazioni di livello istituzionale che solo loro possono
garantire ai signori della morte? Mi riferisco a quei personaggi che hanno
regolato gli indirizzi strategici, le alleanze, gli equilibri politici da Nord
a Sud in questo ultimo ventennio ed ancora governano regioni importanti e
pontificano, nonostante errori che hanno rovinato la nostra nazione, gli
scandali e la presenza pericolosa di xenofobi all’interno del loro
raggruppamento. Viva la Pace. Quella vera.
Se ciò non sarà realizzabile nei tempi ragionevoli di un quinquennio, nei
modi pur rigorosi e delicatissimi, fatti di tentativi su un piano
internazionale, purtroppo non sempre concordabili, né concordati, anche la
promozione dei diritti della donna in quelle Aree, come tentativo di
condizionare e cancellare gli istinti di barbarie a danno della condizione
femminile, sarà praticamente un processo inutile e anzi dannoso perché ci si
potrebbe ritorcere contro chi lo ha promosso in un tempo molto rapido.
Pertanto, l’arrivo in Italia di migranti pacifici, fin tanto che se ne possano
accogliere, va nella direzione giusta, a patto che si adeguino alle nostre
leggi ed ai nostri irrinunciabili costumi, come noi facciamo nel resto del
mondo quando ci rechiamo per lavoro o per studio o per diletto. Le critiche
alle consuetudini della nazione civile che li ospita e li accoglie saranno
utilissime, purchè fatte ad integrazione avvenuta, nei modi civili e secondo i
dettati del buon senso civico e delle regole del vivere pacificamente fra
popoli di etnia e di religione diversa. Ma nessuno, in nessun modo o con libero
arbitrio, potrà deliberatamente turbare la pace sociale senza rispetto; nessuno
potrà turbare gli equilibri che si è data la nazione e le conquiste di civiltà
che nessuno potrà dissacrare o minacciare. Queste conquiste andranno
salvaguardate con fermezza, decisone, forza dove occorra, ma anche con tanta
buona informazione. La civiltà piace a tutti, soprattutto quando la si assapora
nella sua essenza di vivibilità e di condivisione. Al pari di quello che fanno
i nostri missionari che imparano la lingua del posto per catechizzare, per far
arrrivare il vero messaggio di pace, così dovrà fare anche gli islamisti, con
buona pace di alcuni Imam, peraltro di nazionalità italiana, che non vogliono
adeguarsi a questo comportamento di buon senso e non se ne comprendono i veri
motivi. Negli scandinati, come nelle grandi moschee di questa nazione, si dovrà
predicare in italiano. Fermo restando il rispetto per la libertà di utilizzare
anche la loro lingua, come fanno i nostri catechisti col traduttore in tutti i
paesi del mondo. Poi, per chi è scottato dall’emergenza, dalla paura e
dall'impotenza verso le azioni di vigliaccheria terroristica, almeno la
possibilità di riascoltare le registrazioni per controllare e scongiurare
eventuali minacce aggressive. Buoni si, ma non troppo. Con questi climi di
guerra assurda! Se emergenza è, VISTO CHE C'E', questo è un diritto sacrosanto
di chi vorrà controllare, capire e, perché no, affacciarsi ad altri
insegnamenti religiosi, potendo cogliere le sfumature spirituali e dogmatiche
di altri insegnamenti religiosi.
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