giovedì 2 aprile 2020

Scriveva Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere

La «Miseria» del Mezzogiorno era «inspiegabile» storicamente per le masse popolari del Nord; esse non capivano che l'unità non era avvenuta su basi di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno nel rapporto territoriale città-campagna, cioè che il Nord concretamente era una «piovra» che si arricchiva alle spese del Sud e che il suo incremento economico-industriale era un rapporto diretto con l'impoverimento dell'economia e dell'agricoltura meridionale. Il popolano dell'Alta Italia pensava invece che, se il Mezzogiorno non progrediva dopo essere stato liberato dalle pastoie che allo sviluppo moderno opponeva il regime borbonico, ciò significava che le cause della miseria non erano esterne, da ricercarsi nelle condizioni economico-politiche obiettive, ma interne, innate nella popolazione meridionale, tanto più che era radicata la persuasione della grande ricchezza naturale del terreno: non rimaneva che una spiegazione, l'incapacità organica degli uomini, la loro barbarie, la loro inferiorità biologica.
Gramsci, compiendo in questo passo un errore metodologico grave per chiunque abbia forgiato i suoi strumenti alla fonte dell'analisi marxista, trasferisce su un terreno moralistico la spiegazione di un fenomeno che bisogna invece riuscire a spiegarsi in termini di produzione e rapporti di classe.
(…) dalla formazione del mercato nazionale è disceso un doppio ordine di effetti: lo sviluppo capitalistico di una parte del paese, il sottosviluppo e la colonizzazione della parte rimanente. (…) la contrapposizione tra sviluppo e sottosviluppo non si coagula solo in termini quantitativi – benessere nelle aree sviluppate, miseria in quelle sottosviluppate – bensì e principalmente in termini qualitativi, in strutture economiche diverse, e precisamente nell'elevata utilizzazione delle risorse nel primo caso, nella sottoremunerazione e nello spreco delle risorse nell'altro. Tuttavia la matrice dello sviluppo e del sottosviluppo è unica, ed è il modo capitalistico di produzione.
(…) il capitalismo si è organizzato in modo da essere non solo il monopolista della produzione industriale ma anche l'acquirente in regime di monopolio delle produzioni primarie.
(…)
I paesi sottosviluppati sono costretti a produrre sempre di più e a vendere sempre più a buon mercato. Insieme ad altri fenomeni come l'esplosione demografica, i rapporti ineguali di scambio impediscono ai paesi sottosviluppati di dar luogo a qualunque forma di accumulazione, e producono l'effetto di bloccarne lo sviluppo.
In tali paesi si è di conseguenza formato un proletariato asservito al capitalismo, che non ha però di fronte a sé il capitalista. E mentre il proletario dei paesi industrializzati si può organizzare in sindacati, riuscendo a strappare al capitalista concessioni, il proletario dei paesi sottosviluppati può solo imprecare contro la propria cattiva sorte (…).
Fatta questa premessa ci è più facile cogliere la debolezza dell'analisi gramsciana. Certo è senz'altro esatto che il Nord era (ed è) una piovra nei confronti del Sud, anzi è questo che mi sono sforzato di dimostrare. Ma la frattura tra proletariato settentrionale e meridionale non dipende da un non capire o da un non aver capito. Non solo il proletariato settentrionale, ma anche i partiti ufficiali ed extraufficiali della sinistra italiana, a più di trenta anni dalla morte di Gramsci hanno capito. Solo che essi non possono, e giustamente, servire due altari. Cioè in parole povere gli interessi del proletariato settentrionale, nella prassi attuale, come in quella di ieri, e l'abbiamo visto, sono inconciliabili con quelli del proletariato meridionale. (…) anche quando le vittorie politiche e sindacali si traducono in leggi generali, il proletariato meridionale non ne beneficia, perché tali leggi contemplano situazioni estranee all'assetto meridionale. In sostanza, il proletariato settentrionale convive con il capitalismo anche fisicamente, e in un certo modo partecipa ai frutti della spoliazione che il capitalismo italiano fa (ed ha fatto) del Sud, oltre che di altri paesi sottosviluppati
Nicola Zitara
da L'unità d'Italia: nascita di una colonia

Nessun commento:

Posta un commento