“Ci sono dei rischi di infiltrazione anche
notevoli di terroristi dall’immigrazione“. E’ quanto affermato a Londra, per il
vertice ristretto dei 21 ministri degli Esteri della coalizione internazionale
anti Stato Islamico, dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ha aperto un
nuovo fronte di allarme sul tema terrorismo: “Per fortuna i nostri apparati di
sicurezza sono allertati e funzionano, ma questo non ci consente di abbassare
minimamente il grado di preoccupazione. Nessun Paese democratico - ha precisato
poi il titolare della Farnesina - può avallare alcuna confusione fra fenomeni
migratori e terroristici. Diffondere l’idea che dietro i barconi di disperati
che approdano sulle nostre coste si annidi il terrorista col kalashnikov
sarebbe un errore culturale oltreché improbabile dal punto di vista tecnico”.
Nel pomeriggio a palazzo Chigi si sarebbe dovuto tenere il consiglio dei
ministri che avrebbe dovuto varare un decreto legge contenente nuove norme
anti-terrorismo, ma la riunione è stata rinviata a mercoledì 28. Le
dichiarazioni del ministro arrivano nel giorno in cui un cittadino albanese di
30 anni è stato arrestato dalla polizia dell’aeroporto “Vincenzo Bellini” di
Catania perché trovato in possesso di documenti falsi e foto che lo ritraevano
mentre imbracciava un kalashnikov. “Dichiarazioni gravissime, che meritano
immediate spiegazioni in Parlamento - attacca il segretario federale della Lega
Nord Matteo Salvini - il blocco di Triton (l’operazione di pattugliamento dei
mari coordinata da Frontex che ha sostituito Mare Nostrum) e di ogni nuovo
sbarco”. “Lo diciamo da 10 anni almeno - attacca il presidente della Lombardia
Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno - e mi preoccupo: le parole di
Gentiloni confermano l’incapacità del governo ad affrontare il problema”. Le
polemiche innescate dalle parole di Gentiloni hanno indotto la Farnesina a
diramare un comunicato per chiarificare il senso delle parole del ministro, che
“ha ripetuto quanto detto in diverse occasioni pubbliche nelle scorse settimane.
Stabilire generiche relazioni tra terrorismo e immigrazione, oltre ad essere
privo di senso, significherebbe fare un regalo ai terroristi. Di fronte ai
rischi di infiltrazioni comunque vigilano le nostre forze di sicurezza e
l’intelligence”. Ci sono i capi delle diplomazie di Usa, Regno Unito, Francia,
Germania, Italia, Belgio, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Turchia,
Australia, Canada, Egitto, Iraq, Bahrein,Giordania, Kuwait, Qatar, Arabia
Saudita ed Emirati Arabi a Lancaster House, a poca distanza da Buckingham
Palace, per delineare la strategia di contrasto allo Stato Islamico. “Il
contributo italiano è il secondo più importante nell’addestramento alle forze
che combattono sul terreno – ha spiegato ancora Gentiloni ai cronisti –
lavoriamo molto sulla ricognizione aerea e oggi il Consiglio dei ministri
approverà i finanziamenti per il 2015″. Gentiloni si è detto, tuttavia,
convinto che il contrasto all’immigrazione illegale è un obiettivo che può
essere perseguito non attraverso la forza, quanto mediante accordi tra i Paesi:
“I flussi migratori dai Paesi dell’Adriatico e dall’Albania non sono stati
risolti schierando le truppe, ma con strategie, accordi e cooperazione”.
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