venerdì 23 gennaio 2015

Gentiloni: immigrazione e pericolo di infiltrazioni terroristiche

“Ci sono dei rischi di infiltrazione anche notevoli di terroristi dall’immigrazione“. E’ quanto affermato a Londra, per il vertice ristretto dei 21 ministri degli Esteri della coalizione internazionale anti Stato Islamico, dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ha aperto un nuovo fronte di allarme sul tema terrorismo: “Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano, ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione. Nessun Paese democratico - ha precisato poi il titolare della Farnesina - può avallare alcuna confusione fra fenomeni migratori e terroristici. Diffondere l’idea che dietro i barconi di disperati che approdano sulle nostre coste si annidi il terrorista col kalashnikov sarebbe un errore culturale oltreché improbabile dal punto di vista tecnico”. Nel pomeriggio a palazzo Chigi si sarebbe dovuto tenere il consiglio dei ministri che avrebbe dovuto varare un decreto legge contenente nuove norme anti-terrorismo, ma la riunione è stata rinviata a mercoledì 28. Le dichiarazioni del ministro arrivano nel giorno in cui un cittadino albanese di 30 anni è stato arrestato dalla polizia dell’aeroporto “Vincenzo Bellini” di Catania perché trovato in possesso di documenti falsi e foto che lo ritraevano mentre imbracciava un kalashnikov. “Dichiarazioni gravissime, che meritano immediate spiegazioni in Parlamento - attacca il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini - il blocco di Triton (l’operazione di pattugliamento dei mari coordinata da Frontex che ha sostituito Mare Nostrum) e di ogni nuovo sbarco”. “Lo diciamo da 10 anni almeno - attacca il presidente della Lombardia Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno - e mi preoccupo: le parole di Gentiloni confermano l’incapacità del governo ad affrontare il problema”. Le polemiche innescate dalle parole di Gentiloni hanno indotto la Farnesina a diramare un comunicato per chiarificare il senso delle parole del ministro, che “ha ripetuto quanto detto in diverse occasioni pubbliche nelle scorse settimane. Stabilire generiche relazioni tra terrorismo e immigrazione, oltre ad essere privo di senso, significherebbe fare un regalo ai terroristi. Di fronte ai rischi di infiltrazioni comunque vigilano le nostre forze di sicurezza e l’intelligence”. Ci sono i capi delle diplomazie di Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Belgio, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Turchia, Australia, Canada, Egitto, Iraq, Bahrein,Giordania, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi a Lancaster House, a poca distanza da Buckingham Palace, per delineare la strategia di contrasto allo Stato Islamico. “Il contributo italiano è il secondo più importante nell’addestramento alle forze che combattono sul terreno – ha spiegato ancora Gentiloni ai cronisti – lavoriamo molto sulla ricognizione aerea e oggi il Consiglio dei ministri approverà i finanziamenti per il 2015″. Gentiloni si è detto, tuttavia, convinto che il contrasto all’immigrazione illegale è un obiettivo che può essere perseguito non attraverso la forza, quanto mediante accordi tra i Paesi: “I flussi migratori dai Paesi dell’Adriatico e dall’Albania non sono stati risolti schierando le truppe, ma con strategie, accordi e cooperazione”.

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