Di recente è apparsa in televisione una campagna
pubblicitaria di un famoso brand automobilistico tedesco la cui testimonial è
Claudia Schiffer. E fin qui “nihil novi “ sotto questo cielo… se non fosse per
il velato sarcasmo e per l’esasperata esaltazione delle capacità costruttive ed
ingegneristiche “germaniche” che traspaiono dallo spot. “It’s a german!”,
esclama infatti la modella a gran voce e con aria di tracotanza, quasi a
sottolineare che “trattasi di un prodotto come si deve, non robetta italiana o
di chissà quale altro paese”
(considerando che in quasi tutti i paese membri dell’UE si producono
automobili e non solo). Ma davvero queste macchine “germaniche“ sono così
formidabili? Pur ammettendone il pregio e le alte prestazioni, di fronte ad un
simile spot ci si chiede se si tratti solo di marketing pubblicitario o di
velato razzismo. Mi spiego: l’atteggiamento, il tono della modella suona quasi
come un rimprovero sarcastico volto a sottolineare la superiorità tedesca in
ogni ambito e settore, ed in particolar modo in quello politico ed economico. “Solo
noi sappiamo fare le macchine, i bilanci e trainare le sorti dell’Unione!”,
sembra cinguettare allegramente la Schiffer mentre posa davanti alle
telecamere. Se consideriamo che la
Germania si è più volte indebitamente intromessa nella politica italiana,
imponendo dall’alto riforme e l’adozione di provvedimenti specifici, per altro di esclusiva pertinenza
governativa nostrana, il messaggio dello spot in questione suona ancora più
disturbante. Perché ciò inevitabilmente ci fa sentire colonizzati, un paese
satellite le cui sorti sono in mano alla Merkel ed alla troika. Per altro,
giova sottolineare come un gruppo tedesco (Lamborghini di proprietà dell’Audi)
produca nel nostro paese auto di lusso rivendute in tutto il mondo, senza nulla
avere da insegnare a noi italiani! Risulta difficile parlare, dunque, di
integrazione tra paesi dell’UE se permangono barriere sociali, economiche e culturali
di questo tipo, che si manifestano anche in un semplice spot pubblicitario di
un’auto. L’Europa a più velocità è un fatto, una realtà incontestabile: ma
sottolineare ed esasperare pregi e difetti di uno stato equivale a fomentare
razzismi, stereotipi e pregiudizi. Ed a questo punto, sarebbe forse opportuno
invitare i consumatori italiani ad acquistare auto nostrane e a non foraggiare
il mercato straniero. “I tedeschi prendono tutto sul serio?”: anche i nostri
ingegneri e metalmeccanici, se è per questo! E noi ci teniamo le nostre
italiane!
Ilda & Smilzo
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