lunedì 28 marzo 2016

Una rete locale di terroristi dietro agli attentati di Bruxelles

di Jason Burke

Dal quotidiano britannico The Guardian




È stata una vendetta? La prova dell’esistenza di una nuova cellula terroristica e dell’incompetenza dei servizi di sicurezza belgi? Un segno che la rete di Salah Abdeslam, responsabile logistico degli attentati a Parigi dello scorso anno e arrestato a Bruxelles venerdì 18 marzo, è ancora attiva? Oppure, data la scarsità di dettagli sugli eventi di questa mattina, nessuna di queste ipotesi è plausibile?
Gli attentati di Bruxelles evidenziano alcuni punti fondamentali.
Il primo è che, come è ovvio, la minaccia jihadista in Europa può diminuire o crescere, ma non scompare solo perché un singolo esponente è stato arrestato, per quanto attesa fosse la sua cattura. “L’importante colpo” inferto venerdì, come lo hanno definito vari politici di spicco, adesso appare meno importante.
Il secondo punto è che sia i terroristi sia quelli che tentano di fermarli cercano di mantenere l’iniziativa. La cosa ha degli aspetti pratici e psicologici. Le agenzie di controterrorismo cercano di ottenere informazioni abbastanza velocemente da poter organizzare dei blitz e neutralizzare i sospetti prima che abbiano il tempo di capire chi di loro è stato catturato e chi potrebbe aver parlato, e ovviamente anche prima che possano pianificare un nuovo attacco. Le reti terroristiche si disgregano facilmente se sottoposte a una simile pressione costante, come è stato mostrato in Iraq a metà del decennio scorso.
Per i terroristi, l’obiettivo è mostrare di essere ancora in grado di terrorizzare, agire rapidamente e radicalizzare lo scontro grazie alla violenza. Non si tratta tanto di vendetta, ma più semplicemente di dimostrare che la loro capacità di colpire è intatta. Come se volessero dire: siamo stati colpiti, ma ci siamo ancora.
Una rete organizzata
Il ministro degli esteri belga, Didier Reynders, ha dichiarato domenica che Abdeslam ha detto agli inquirenti che stava pianificando un nuovo attacco nella capitale: “Era pronto a organizzare qualcosa di nuovo a Bruxelles, e potrebbe essere vero poiché abbiamo trovato moltissime armi, armi pesanti, nelle prime indagini, e abbiamo anche scoperto una nuova rete intorno a lui a Bruxelles”, ha spiegato Reynders.
Questa rete potrebbe essere riuscita ad agire prima di venire smantellata dai servizi di sicurezza. È possibile che includesse due altri uomini sospettati di aver avuto un ruolo centrale negli attentati di Parigi e che sono in fuga da novembre.
Mohamed Abrini, 31 anni, un belga di origini marocchine, è scomparso dopo aver avuto un ruolo apparentemente fondamentale nella pianificazione e nella logistica degli attentati di novembre. È un amico d’infanzia di Abdeslam – le loro famiglie erano vicine di casa nel quartiere di Molenbeek, a Bruxelles, da dove provenivano molti degli attentatori di Parigi – e nel suo mandato d’arresto internazionale di quattro mesi fa era descritto come “pericoloso e probabilmente armato”.
La polizia sta anche cercando un sospetto noto solo con lo pseudonimo di Soufiane Kayal. L’uomo ha presentato documenti falsi con quel nome quando è stato controllato alla frontiera tra Austria e Ungheria il 9 settembre. Stava viaggiando con Abdeslam e Mohamed Belkaïd, un algerino di 35 anni ucciso il 15 marzo durante il blitz della polizia a Bruxelles. I tre uomini si erano finti turisti diretti a Vienna per vacanza e non avevano sollevato sospetti.
Questa è la realtà dell’estremismo islamico contemporaneo in Europa. Non si tratta di cani sciolti.
Ma la rete include sicuramente molti altri. È chiaro dal tempo trascorso in fuga da Abdeslam che l’uomo ha ricevuto il sostegno di decine di persone, se non di più. Questa è la realtà dell’estremismo islamico contemporaneo in Europa. Non si tratta di cani sciolti o di attori solitari bensì di un piccolo ma significativo numero di persone inserite in comunità o quartieri più ampi.
Queste persone condividono le opinioni estremiste degli attentatori o, quantomeno, sono pronti ad aiutarli per amicizia, vincoli familiari o entrambe le cose. Alcuni studi hanno mostrato che moltissimi attentatori accennano ai loro piani con le persone appartenenti ai loro circoli sociali ristretti.
Alcune di loro si rivolgono alla polizia. Secondo la stampa francese, sarebbe stata una soffiata giunta dall’interno della comunità ad aver condotto le forze di sicurezza ad Abdeslam la scorsa settimana. Altre invece scelgono di tacere.
Uno dei problemi dei servizi di sicurezza è che gli individui che hanno aiutato gli attentatori senza commettere personalmente azioni violente possono trasformarsi, facilmente e velocemente, in kamikaze o terroristi in alcune circostanze, come l’arresto di una personalità importante della rete o della famiglia o nel caso di ordini provenienti da dirigenti più importanti, magari dall’estero.
Nonostante la visione globale degli ideologi estremisti e la dimensione internazionale attribuita a gruppi come lo Stato islamico o Al Qaeda, questo terrorismo è soprattutto locale.
Negli ultimi decenni, quasi tutti gli attentati in Europa sono stati compiuti da persone del posto che hanno attaccato obiettivi locali con materiali e armi ottenuti localmente. È probabile che sia andata così anche nel caso degli attentati di Bruxelles.

domenica 27 marzo 2016

Isis: una creatura a stelle e strisce? Nata per giustificare la guerra all'estero e la repressione sul territorio americano

tratto da neovitruvian.wordpress.com

Attraverso titoli terrificanti e video scioccanti, l’ISIS viene utilizzata come strumento per giustificare la guerra in Medio Oriente e per provocare paura e panico in tutto il mondo. No, questa non è una “teoria della cospirazione”, è semplicemente il più vecchio trucco utilizzato dall’elite. L’ISIS è stata creata dalle forze che la combattono.
Fin dalla creazione delle nazioni democratiche – quando ancora l’opinione pubblica contava – la classe politica era posta di fronte ad un dilemma: La guerra è necessaria per ottenere il potere, la ricchezza, e il controllo, ma il pubblico ha la tendenza ad essere contrario ad essa. Cosa fare? La risposta è stata trovata decenni fa ed è ancora utilizzata con successo oggi: Creare un nemico così terrificante che le masse implorino il governo di andare in guerra.
Questo è il motivo dell’esistenza dell’ISIS. Questo è il motivo per cui i video delle decapitazioni sono così “ben prodotti” e pubblicizzati in tutto il mondo attraverso i media mainstream. Questo è il motivo per cui le fonti di notizie riportano regolarmente titoli allarmistici circa l’ISIS. Essi sono utilizzati per servire al meglio gli interessi delle élite mondo. Gli obiettivi sono: influenzare l’opinione pubblica per favorire l’invasione dei paesi del Medio Oriente, fornire un pretesto per l’intervento di una “coalizione” internazionale e produrre una minaccia nazionale che verrà utilizzata per togliere i diritti e aumentare la sorveglianza. In breve, l’ISIS è un altro esempio della tattica secolare utilizzata per creare un nemico terribile in modo spaventare le masse.
“Inoltre, mentre l’America diventa una società sempre più multi-culturale, potrebbe essere più difficile costruire un consenso su questioni di politica estera, tranne in circostanze di una minaccia esterna diretta.” Zbigniew Brzezinski, La Grande Scacchiera
Circa un decennio dopo l’invasione dell’Iraq (che è ancora una zona pericolosamente caotica), la maggior parte concorda sul fatto che la guerra si basò su false premesse. Il pubblico alla fine riconobbe che le “armi di distruzione di massa” abbondantemente propagandate da George W. Bush e Donald Rumsfeld erano una totale invenzione. Nonostante questo fatto, gli Stati Uniti ed i suoi alleati (insieme con il Consiglio delle Relazioni Estere e ad altri gruppi di opinione internazionali elitari) stanno ancora cercando di spingere la guerra in Medio Oriente, con la Siria come uno degli obiettivi primari. Mentre il pubblico in tutto il mondo occidentale fosse decisamente contro l’invasione non provocata della Siria, un unico evento mediatico ha cambiato completamente le carte in gioco: un breve video in cui un jihadista mascherato decapita un giornalista americano.
La protesta è stata immediata. Come potrebbe non esserlo stato? Girato in alta definizione, con una perfetta illuminazione cinematografica, i video delle decapitazioni sono messi a punto per generare una sensazione viscerale di orrore e terrore. Vestito con un abito arancione che ricorda quelli utilizzati nelle prigioni di Guantanamo Bay, un giornalista occidentale indifeso viene giustiziato da un fanatico barbaro vestito di nero, mentre agita in aria un coltello. Non esiste idea migliore per manipolare l’opinione pubblica al fine di scatenare una guerra. Come effetto “bonus”, il video suscita isteria anti-islamica in tutto il mondo, un sentimento che viene costantemente sfruttato dall’élite mondiale.
Poco dopo, viene dichiarata guerra all’ISIS, quasi come se fosse stato pianificato da mesi. In un’intervista con USA Today, l’ex direttore della CIA Leon Panetta ha dichiarato che gli americani stessi dovrebbero prepararsi per una guerra di 30 anni che si estenderà ben oltre la Siria:
“Penso che ci troviamo davanti ad una guerra di 30 anni,” , che dovrà estendersi oltre lo Stato islamico per includere minacce emergenti in Nigeria, Somalia, Yemen, Libia e altrove. USA Today, Panetta: ’30-year war’ and a leadership test for Obama
In sostanza, nel giro di pochi mesi, un gruppo terroristico letteralmente spuntato fuori dal nulla, causando caos nelle regioni che gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di attaccare da anni. Il suo nome: Stato islamico siriano, o ISIS. Il nome stesso è simbolico e rivelatore. Perché un gruppo “islamico”, prende il nome da un’antica dea egizia? Forse perché è una delle figure preferite dell’elite occulte – i veri colpevoli dietro gli orrori del’ISIS.
CONTINUAZIONE DELLA STORIA
L’idea della CIA che finanzia un gruppo islamico per favorire i propri interessi politici non è esattamente “inverosimile”. In realtà, ci sono diversi casi evidenti nella storia recente in cui gli Stati Uniti hanno apertamente sostenuto i gruppi islamici estremisti (soprannominati “combattenti per la libertà” nei mass media). L’esempio più flagrante e ben documentato è la creazione dei mujaheddin in Afghanistan, un gruppo che è stato creato dalla CIA per attirare l’URSS in una “trappola afghana”. Il termine mujaheddin descrive “musulmani che lottano sul sentiero di Allah” e deriva dalla parola “jihad”. Il “grande nemico” di oggi era l’amico del passato. Un importante architetto di questa politica fu Zbigniew Brzezinski uno degli statisti più influenti nella storia degli Stati Uniti. Da JFK a Obama, Brzezinski è stato una figura importante che ha plasmato la politica degli Stati Uniti in tutto il mondo. Creò anche la Commissione Trilaterale con David Rockefeller. Nel seguente estratto da un’intervista del 1998, Brzezinski spiega come i mujaheddin sono stati utilizzati in Afghanistan:
Domanda: L’ex direttore della CIA, Robert Gates, ha dichiarato nelle sue memorie ["From the Shadows"], che i servizi segreti americani cominciarono ad aiutare i Mujahadeen in Afghanistan sei mesi prima dell’intervento sovietico. In questo periodo tu eri il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. Hai quindi giocato un ruolo in questa vicenda. E ‘corretto?
Brzezinski: Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, l’aiuto della CIA nei confronti dei Mujahadeen è iniziato nel corso del 1980, vale a dire, dopo che l’esercito sovietico invase l’Afghanistan, il 24 dicembre 1979. La realtà, segretamente custodita fino ad ora, è completamente diversa, infatti, fu il 3 luglio del 1979 la data in cui il presidente Carter firmò la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime filo-sovietico di Kabul. E quel giorno, ho scritto una nota al presidente in cui spiegai che a mio parere questi aiuti avrebbero provocato un intervento militare sovietico. Le Nouvel Observateur, l’intervento della CIA in Afghanistan
Pochi decenni dopo, questi “combattenti per la libertà” si sono trasformati in terroristi talebani, tra i quali Osama bin-Laden, inizialmente un agente della CIA e successivamente nemico pubblico n ° 1. Il gruppo è stato poi usato per giustificare la guerra in Afghanistan. Si tratta di uno dei numerosi esempi in cui è stato creato un gruppo islamico, finanziato e utilizzato per promuovere gli interessi degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno anche sostenuto la Fratellanza Musulmana in Egitto, il Sarekat Islam in Indonesia, il Jamaat-e-Islami in Pakistan, e il regime islamico di Arabia Saudita per contrastare la Russia.
“L’America non ha amici o nemici permanenti, solo interessi”. Henry Kissinger
DETTAGLI DISCUTIBILI DELL’ISISL’ISIS è la nuova Al-Qaeda, completamente adattata ai tempi moderni. Spuntando dal nulla nel giro di pochi mesi, l’ISIS apparentemente si è assicurata un gran numero di risorse, armi, attrezzature multimediali high-tech e specialisti in propaganda. Da dove provengono i soldi e il know-how?
La storia del leader dell’ISIS, Abu Bakr al Baghdadi, è estremamente torbida. Secondo alcuni rapporti, al Baghdadi è stato arrestato dagli americani a Camp Bucca in Iraq per un certo numero di anni. Alcuni ipotizzano che è durante questo periodo che iniziò a collaborare con la CIA.
“Fu catturato dagli americani nel 2005 e venne trattenuto a Camp Bucca nel soffocante sud dell’Iraq per anni, anche se è difficile individuare le circostanze e la tempistica della sua liberazione. In ogni caso, fu libero dal 2010 e fu talmente attivo nel movimento jihadista che assunse il controllo del ramo iracheno di al Qaida dopo la morte dei due superiori “. Miami Herald, Who is Iraq’s Abu Bakr al Baghdadi, world’s new top terrorist?
Poco dopo il suo rilascio, al Baghdadi salì rapidamente tra i ranghi di Al-Qaeda, accumulò una fortuna, fu espulso da Al-Qaeda, e ora conduce l’ISIS. Venne supportato da forze esterne? Durante la sua prima apparizione pubblica come capo dell’ISIS, al Baghdadi ha ordinato ai musulmani di obbedire a lui come “il leader al vostro comando.” E’ stato anche visto indossare un orologio costoso, probabilmente un Rolex, un Sekonda o un Omega Seamaster – tutti costano un paio di migliaia di dollari. Una scelta di moda strana per un leader che ha giurato di comabattere la “decadenza occidentale”
Configurati per il massimo effetto teatrale, i video hanno dettagli discutibili. In primo luogo, perché le vittime prossime alla decapitazione sono così calme e tranquille? Inutile dire che una persona in procinto di essere sgozzata è in stato di panico e terrore. Perché non sgorgava sangue quando il coltello ha tagliato la gola della vittima? E, infine, perché il boia è mascherato? Perché si è preoccupato di indossarla? Perché, inoltre, parla con un accento inglese? Soprannominato “Jihadist John” dai giornali di scarsa qualità occidentali, è un modo per dire al pubblico che gli estremisti possono provenire da occidente in modo da essere dubbiosi anche del proprio vicino di casa.
Il materiale di propaganda utilizzato dall’ISIS è moderno e prodotto con attrezzature sofisticate e realizzato da produttori stagionati. La loro qualità è un gradino sopra la solita “propaganda islamica” che si trova in circolazione nel Medio-Oriente.
Naomi Wolf, l’autore ed ex consigliere di Bill Clinton ha attirato una valanga di critiche, quando ha espresso scetticismo riguardo l’ISIS chiedendo rigore giornalistico.
Il post venne cancellato.
Naomi Wolf ha buone ragioni per parlare dell’ISIS. Nel suo libro del 2007, “The End of America”
​​, la  Wolf ha delineato 10 passi necessari ad un gruppo fascista (o governo) per distruggere il carattere democratico di uno stato-nazione e sovvertire le libertà sociali e politiche precedentemente esercitate dai suoi cittadini.
Creare un nemico interno ed esterno terrificante
Creare prigioni segrete in cui ha luogo la tortura
Sviluppare una casta delinquente o forza paramilitare che non risponde ai cittadini
Impostare un sistema di sorveglianza interno
Molestare gruppi di cittadini
Impegnarsi nella detenzione arbitraria e nel rilascio
Avere come obiettivo individui chiave
Controllare la stampa
Trattare tutti i dissidenti politici come traditori
Sospendere lo Stato di diritto
Mentre il pubblico nel mondo occidentale si affretta a etichettare chiunque metta in discussione una storia ufficiale come un “teorico della cospirazione”, il pubblico in Medio Oriente è molto scettico sull’ISIS e sulla sua cosiddetta “Jihad”. Ad esempio, in Libano e in Egitto, l’idea che l’ISIS sia una creazione degli Stati Uniti era così diffusa (funzionari di alto grado lo sostengono), che l’ambasciata americana a Beirut dovette negare tali voci.
Per molti abitanti del Medio Oriente, le azioni e il modus operandi dell’ISIS sono sospetti. Il gruppo infatti sembra essere fatto su misura per aiutare gli Stati Uniti e la coalizione a raggiungere i suoi obiettivi militari in Medio Oriente.
Questa mappa mostra le attuali roccaforti ISIS. Come potete vedere, si trovano esattamente dove la coalizione ha cercato per anni di mettere le sue sporche mani.
Quando la minaccia ISIS si diffonderà ai paesi vicini, ciò consentirà attacchi militari non provocati contro varie nazioni. E’ solo una questione di tempo prima che gli attacchi aerei saranno considerati inefficaci e le truppe di terra diverranno necessarie. Alla fine, queste operazioni potranno completare un piano a lungo termine per ri-organizzare il Medio Oriente, eliminando eventuali minacce per Israele e aumentando significativamente la pressione sull’Iran, rimanendo l’unica forza islamica della regione.
L’ISIS UTILIZZATO PER LA REPRESSIONE INTERNADisgustati dai video delle decapitazioni, la maggior parte degli occidentali è a favore dell’annientamento dell’ISIS. Naturalmente, non si rendono conto che questo stesso fervore li porterà a diventare vittime dei loro stessi governi.
Nelle ultime settimane, l’ISIS ha emesso diverse minacce a paesi specifici, causando il panico in ogni uno di loro, spingendo i governi ad “agire”. Purtroppo, “agire” significa ridurre la libertà di parola aumentando la sorveglianza. Il Canada sta già utilizzando l’ISIS come un motivo per spiare i cittadini e sta lavorando su nuove leggi che permettono una maggiore sorveglianza.
“Il capo della agenzia di spionaggio del Canada ha detto che non ci sono segni di un attacco terroristico imminente contro il paese, ma le autorità stanno monitorando 80 sospetti terroristi canadesi che sono tornati a casa da violenti hot spot in tutto il mondo.
Coulombe ha detto che gli 80 sospetti non sono stati imputati a causa della difficoltà in corso nel raccogliere prove concrete contro di loro.
Il Ministro della Pubblica Sicurezza Steven Blaney ha detto che introdurrà nuovi strumenti legislativi nelle prossime settimane per aiutare le forze dell’ordine nel rintracciare i terroristi”
Blaney non ha fornito dettagli su ciò che queste nuove misure comporteranno.
– Toronto Sun, CSIS keeping watch on 80 Canadian terror suspects nationwide
Nel Regno Unito, i conservatori hanno presentato l'”Extremist Disruption Orders”, un elenco di regole senza precedenti che avranno gravi implicazioni sulla libertà di parola.
“I messaggi degli estremisti su Facebook e Twitter dovranno essere approvati preventivamente dalla polizia in base alle regole radicali previste dai conservatori.
Potrà essere impedito loro anche di parlare in occasione di eventi pubblici se rappresentano una minaccia per “il funzionamento della democrazia”.
Theresa May, il ministro degli Interni, getterà i piani per permettere ai giudici di vietare trasmissioni o proteste in alcuni luoghi, così come l’associazione a persone specifiche. “
– The Telegraph, Extremists to have Facebook and Twitter vetted by anti-terror police
CONCLUDENDOL’ISIS ha tutte le caratteristiche di un gruppo jihadista sponsorizzato dalla CIA, creato per facilitare la guerra all’estero e la repressione in patria. Se guardiamo la storia del “divide et impera” nel Medio-Oriente o i dettagli sospetti riguardanti l’ISIS e le ripercussioni della sua esistenza nel mondo occidentale, si può facilmente vedere come l’ISIS è la continuazione di un modello evidente. La domanda più importante da porsi è questa: Chi trae vantaggio dalla presenza dell’ISIS e del terrore che genera? Che cosa ci guadagna l’ISIS creando un video che provoca i più potenti eserciti del mondo? Gli attacchi aerei? D’altra parte, che cosa la classe dominante del mondo occidentale ha da guadagnarci? Ovviamente il denaro da guerra ed armi, il controllo del Medio Oriente, il sostegno ad Israele, l’aumento dell’oppressione e la sorveglianza sulle popolazioni nazionali e, infine, il mantenimento delle masse in un costante stato di terrore.
In breve, è stato ritenuto necessario alimentare il panico in tutto il mondo, attraverso il caos in Medio Oriente per arrivare ad un nuovo ordine mondiale. ‘Iside’, la dea egizia e madre di Horus, è il nome di una delle figure più importanti per l’elite massonica. Il loro motto? Ordo ab Chao … ordine dal caos

L'ombra della Cia e degli Usa su chi ha armato e addestrato i terroristi dell'Isis. Il silenzio dell'occidente democratico

Da sinistra: il portavoce dell'ISIS Abu Mosa, il leader dell'ISIS Abu Bakr Al Baghdadi, 
il senatore USA John McCain, il portavoce del Fronte Nusra Mohammad Nour

La pistola fumante è una foto. È stata scattata il 27 maggio 2013 a Idleb, nel nord della Siria. Ritrae Mohammad Nour, Salem Idriss, Abu Mosa, John McCain e Ibrahim al Badri. Il primo è il portavoce del Fronte al Nusra (Al Qaida in Siria). Il secondo è il capo dell’Esercito siriano libero (responsabile in Siria di raccapriccianti massacri). Il terzo è il portavoce dell’Isis, il quarto è un senatore degli Stati Uniti, nonché ex candidato alla Casa Bianca, nonché ambasciatore ombra del Dipartimento di Stato. L’ultimo è noto anche come Abu Du’a, figura nella lista dei cinque terroristi più ricercati dagli Stati Uniti (dieci milioni di dollari di ricompensa) e come nome di battaglia ha preso quello di Abu Bakr al Baghdadi, il capo dell’Esercito islamico dell’Iraq e del Levante (Isis).Particolare importante è che al momento di quello scatto al Baghdadi già era stato iscritto (il 4 ottobre 2011) dall’FBI nella speciale lista dei terroristi ricercati del mondo, e sia l’Isis che il Fronte al Nusra erano stati inseriti dalle Nazioni Unite nella lista nera delle organizzazioni terroristiche da combattere.
«L’unica soluzione per proteggere lo Stato ebraico è quella di creare un nemico alle sue frontiere, ma indirizzarlo contro gli Stati islamici che si oppongono alla sua presenza», si legge su un documento della Cia. Al Baghdadi è stato prigioniero a Guantanamo tra il 2004 e il 2009. In quel periodo Cia e Mossad lo avrebbero reclutato per fondare un gruppo capace di attrarre jihadisti di vari Paesi in un unico luogo. E tenerli così lontani da Israele. L’obiettivo era quello di creare un esercito in grado di spodestare il presidente siriano Bashar al Assad.
Altro particolare importante, McCain non è un politico qualsiasi. Da vent’anni è a capo dell’International Republican Institute (il celeberrimo IRI), il ramo repubblicano di un’organizzazione governativa (il Ned) parallela alla Cia. L’IRI è un’agenzia inter-governativa, Il cui budget viene annualmente approvato dal Congresso, in un capitolo di bilancio che fa capo alla Segreteria di Stato. È stato McCain la mente della rivoluzione che ha detronizzato Slobodan Milosevic dalla presidenza della Serbia, colui che ha cercato più volte di rovesciare il governo di Hugo Chavez in Venezuela, l’ideatore della rivoluzione arancione in Ucraina nel 2004 e di Maidan nel 2013, il grande manovratore della Primavera araba e di tutte le sue rivoluzioni (Iran, Tunisia, Egitto, Libia, Siria).
Popoff ha rivelato l’esistenza di documenti (resi pubblici dall’ex agente della National Security Agency Edward Snowden) che dimostrano come siano state la Cia e il Mossad ad addestrare e ad armare l’Isis. Un’operazione segreta nome in codice “Nido dei calabroni”. 
«L’unica soluzione per proteggere lo Stato ebraico è quella di creare un nemico alle sue frontiere, ma indirizzarlo contro gli Stati islamici che si oppongono alla sua presenza», si legge su un documento della Cia. Al Baghdadi è stato prigioniero a Guantanamo tra il 2004 e il 2009. In quel periodo Cia e Mossad lo avrebbero reclutato per fondare un gruppo capace di attrarre jihadisti di vari Paesi in un unico luogo. E tenerli così lontani da Israele. L’obiettivo era quello di creare un esercito in grado di spodestare il presidente siriano Bashar al Assad.


Un ex ufficiale Kenneth O'Keefe, degli Stati Uniti d'America, avvertì: «L'Isis è un mostro creato dalla Cia». Qualcuno potrebbe obiettare che si tratti della solita teoria del complotto elaborata per screditare il mostro americano e l’Occidente in generale. In realtà, le fonti ci sono e sono tante. La più autorevole è certamente la voce dell’ex Segretario di Stato Americano, Hillary Clinton, che in un’intervista rilasciata a metà agosto a Jeffrey Goldberg del giornale web The Atlantic, ha ammesso: “L’Isis è roba nostra, ma ci è sfuggita di mano”. Le parole della Clinton hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate integralmente da numerosi organi d’informazione, ma non dai media nazionali italiani che, da sempre, si pongono ormai passivamente di fronte ai più grandi problemi di politica estera. «È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq», ha detto la Clinton. Insomma, Hillary lo ammette, si confessa: l’Isis, quello che oggi viene ritenuto “il male assoluto”, è in realtà una loro creatura. Ma, andando un pò più nel particolare, chi ha finanziato l’Isis? Quali erano le sue funzioni originarie? Nelle ultime ore, ad aggiungere benzina sul fuoco, sono le parole di Kenneth O’ Keefe, un ex ufficiale delle forze armate USA, il quale conosce il reticolo di trame dove è nato il gruppo jihadista dello Stato Islamico. Lo Stato Islamico è “la creazione di un mostro, di un Frankenstein creato da noi statunitensi”, rivela O’ Keefe in una intervista, rilasciata alla Press TV, svelando questi ed altri fatti scioccanti circa il ruolo degli Stati Uniti nella creazione del gruppo terrorista. L’ex ufficiale (con molti anni di servizio) non mette in alcun dubbio il fatto che gli estremisti dell’ISIS, ISIL o EL, che operano in Iraq ed in Siria, siano stati finanziati dagli USA attraverso i suoi rappresentanti come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. “In realtà tutti questi miliziani sono una nuova veste ribattezzata di Al Qaeda, che di sicuro non è niente più che una creazione della CIA”, afferma O’Keefe. O’Keefe riferisce che gli jihadisti non soltanto hanno ricevuto dagli Stati Uniti “il miglior equipaggiamento nordamericano” come il sistema di blindatura personale, i blindati da trasporto truppe e l’addestramento, ma gli è stato anche permesso di diffondersi attraverso le frontiere in molti altri paesi del Medio Oriente. “Tutto questo è stato fatto sotto l’auspicio di rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria”, afferma O’ Keefe. L’esperto militare si trova anche d’accordo con l’opinione di alcuni analisti i quali ritengono che gli USA stanno utilizzando tutta questa situazione come una “porta di servizio”, perseguendo il loro obiettivo fondamentale di eliminare il Governo di Al Assad. “Lo stesso padrone si vede in Iraq ed in Afghanistàn”, aggiunge l’ex ufficiale. Il popolo statunitense, secondo O’Keefe, non può vedere la situazione vera per gli effetti della propaganda. “Sarebbe assurdo pensare che il popolo statunitense sia tanto sintonizzato nella comprensione di quello che realmente sta accadendo come per non essere abbindolato in un’altra guerra che non farà niente più che distruggere chiunque vi partecipi”, conclude.
Di seguito si riporta l'analisi di Franco Rizzi (Storico e Segretario Generale di UNIMED). 
La stampa italiana non ha dato risalto ad un lungo articolo apparso su Le Monde il 16 marzo dal titolo significativo “Syrie: Porquoi les Americains n’ont-ils rien fait?“. Non si tratta di un’analisi politologica, ma di un rapporto preparato dall’intelligence delle forze anti-Assad e passato ai servizi segreti americani dal quale si evince che l’amministrazione Obama ha ignorato i segnali di allarme che l’opposizione siriana ha costantemente inviato. Ripercorriamo il senso di questa documentazione partendo da “Le Monde”. Dopo le manifestazioni anti Assad, nei souks di Damasco, le forze della rivoluzione furono circondate dai militari pro regime, dalle forze jihadiste del Fronte Al-Nosra e dell’organizzazione delloStato Islamico. Gli Stati dell’Occidente democratico rimasero a guardare. Stesso atteggiamento ebbero nei confronti delle altre rivoluzioni che erano scoppiate nella riva sud del Mediterraneo. Permancanza di una strategia politica e perché troppo affezionati a parole d’ordine vuote come quella dell’esportazione della democrazia, per essere poi capaci di fare qualcosa quando i popoli arabi musulmani scendevano in piazza per cacciare i dittatori e per rivendicare giustizia sociale e democrazia. La brutalità del regime siriano ha seminato il caos, ha estremizzato qualsiasi soluzione di compromesso e ha reso il terreno propizio alla nascita dell’Isis e al compattamento del braccio armato di Al-Qaida, Al-Nosra. A questo, per ingarbugliare ancor più le cose, si devono aggiungere l’intromissione dei paesi del Golfo che hanno subito cercato di dare una colorazione religiosa allo scontro, sunniti contro sciiti, e mentre rifornivano di denaro e armi i gruppi jihadisti, facevano una guerra per procura per il predominio in Medio Oriente. A questi fattori, scrive Le Monde bisogna aggiungerne un altro: “Il disprezzo degli Stati Uniti per gli oppositori siriani i cui segnali di allerta sono stati sempre ignorati”. Il giornale francese ha avuto accesso a documenti raccolti da uomini deiservizi segreti anti Assad e grazie ad una inchiesta autonoma durata diversi mesi ha potuto accertare la validità dei documenti in suo possesso. Essi rivelano due cose, come scrive Le Monde, che a partire dalla metà del 2013 i servizi segreti americani hanno seguito passo dopo passo le affermazioni vittoriose dell’Isis e il suo radicamento, grazie alle informazioni dell’opposizione anti Assad e che gli americani si sono serviti di queste notizie “col contagocce” seminando la disperazione nell’Esercito Libero Siriano che invece contava in un intervento. C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se l’Isis fosse stato sgominato quando ancora era un gruppo che annoverava pochi combattenti che si contavano sulle dita della mano, prima ancora che arrivassero iforeign fighters da tutto il mondo per edificare il Califfato. Le rivelazioni del giornale continuano con una serie di dettagli tecnici, come l’indicazione di luoghi di guerra, notizie circa la fornitura di armi e così via. Un altro informatore invia un messaggio alla Cia e al Pentagono come delle camionette dell’Isis si dirigevano verso Palmira. Almeno dieci giorni prima dell’attacco tutti nell’opposizione sapevano che sarebbe successo. Gli americani furono avvertiti e gli informatori si chiedono come mai gli aerei americani non sono intervenuti su un territori facile da bombardare perché piatto e desertico? Sono domande che restano lì senza risposta e non basta evocare la posizione astensionista di Obama. Di una cosa si può essere sicuri: senza l’appoggio dei siriani sarà difficile sbarazzarsi dell’Isis.

Ventisei punti che svelano l'alleanza tra Usa e Isis

Un professore emerito dell'Università di Ottawa, in Canada, ha spiegato in 26 concetti perché lo Stato islamico è un importante alleato degli Stati Uniti e come la "guerra al terrore" è in realtà un supporto all’Islam radicale.
 "La guerra degli Stati Uniti contro lo Stato islamico è una grande bugia." Così inizia il suo articolo Michel Cossudovsky, un economista canadese, scrittore e professore dell'Università di Ottawa, in Canada, pubblicato sul sito web del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione.
 Dopo aver analizzato centinaia di documenti, il professore giunge ad una serie di conclusioni che a prima vista sembrano un paradosso:
 l'intera politica degli Stati Uniti relativa alla lotta contro il terrorismo in realtà serve gli interessi jihadisti, a loro volta, sono supportati e finanziati dal governo degli Stati Uniti. In 26 concetti Cossudovky spiega come è arrivato ad avere questa opinione.
 
Storia di Al Qaeda
 1. Al Qaeda ed i suoi affiliati ricevono il pieno sostegno degli Stati Uniti quasi 40 anni fa, all'inizio della guerra sovietico-afghana (1979-1989).
 2.
 In un periodo di dieci anni 1982-1992 circa 35.000 jihadisti provenienti da 43 paesi sono reclutati per la jihad afgana nei campi di addestramento della CIA (Agenzia di intelligence) in Pakistan. Migliaia di annunci, pagati dagli Stati Uniti, sono apparsi nei media di tutto il mondo per motivare i giovani a unirsi alla jihad.
 3. L'Università del Nebraska, negli Stati Uniti, pubblica libri jihadisti per diffonderli, a quel tempo, nelle scuole dell’Afghanistan.
 4.
 Osama bin Laden, il terrorista "numero uno" per gli Stati Uniti, è reclutato dalla CIA nel 1979 quando lancia la guerra jihadista patrocinata dagli USA contro l'Unione Sovietica in Afghanistan. Ha 22 anni quando termina la sua formazione nel campo di guerriglia della CIA.
5. Ronald Reagan, quarantesimo presidente degli Stati Uniti, chiama i terroristi di Al Qaeda "combattenti per la libertà". Il governo statunitense fornisce armi alle brigate islamiche per combattere contro l'Unione Sovietica. Il cambio di regime porta alla fine del governo laico in Afghanistan.
Lo Stato islamico (IS)
6.
 Lo Stato islamico è inizialmente un’entità affiliata di Al Qaeda creata dai servizi segreti americani, con il sostegno del MI6 britannico, dal Mossad di Israele e dalle intelligence di Pakistan e l'Arabia Saudita.
 7. Le brigate dell’Is partecipano con gli Stati Uniti e la NATO nella guerra civile in Siria diretta contro il governo di Bashar al Assad.
8. La NATO e gli alti funzionari turchi sono i responsabili del reclutamento di militanti dello Stato islamico e di al-Nusra (gruppo radicale islamico siriano) dall'inizio del conflitto in Siria nel 2011.
 9. N
elle file dell’Isis c’è una rappresentanza dell'esercito e dell'intelligence degli stati occidentali. Così, il MI6 britannico partecipa alla formazione dei jihadisti ribelli in Siria.
 10. In una informazione della
 CNN il 9 Dicembre 2012 un alto funzionario statunitense e diversi diplomatici di alto livello ammettono che "Stati Uniti e alcuni alleati europei, attraverso militari specializzati, addestrano i ribelli siriani affinché garantiscano scorte di armi chimiche in Siria."
 11. La pratica delle decapitazioni dell’Isis fa parte di programmi di formazione degli jihadisti attuati in Arabia Saudita e Qatar.
 12. L’Arabia Saudita, alleato degli Stati Uniti, libera dalle sue carceri migliaia di detenuti a condizione che si uniscano alla lotta dell’Isis contro Assad in Siria.
 13. Israele sostiene le brigate di Is e al-Nusra nel Golan, un territorio conteso da Israele e Siria. Nel febbraio 2014 il primo ministro israeliano,
 Benjamin Netanyahu, visita un ospedale al confine con la Siria, dove stringe la mano ad un ribelle siriano ferito.
 
Siria e Iraq.
 14. L'Isis agisce come un avamposto militare degli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati dal momento che causa distruzione e caos politico ed economico in Siria e Iraq.
15.
 L'attuale senatore degli Stati Uniti John McCain incontra i leader terroristi jihadisti, tra cui militanti dell’Isis, in Siria.
 

16. Lo Stato islamico, che presumibilmente resiste al bombardamento della coalizione guidata dagli Stati Uniti, continua a ricevere aiuti militari segreti dagli Stati Uniti.
 17.
 I bombardamenti di Usa e dei suoi alleati non sono diretti allo Stato islamico, ma all'infrastruttura economica dell'Iraq e della Siria tra cui fabbriche e raffinerie di petrolio.
 18. Il progetto del califfato si inserisce perfettamente nell'agenda della politica estera degli Stati Uniti da molti anni al fine di dividere Iraq e Siria in tre aree distinte: una repubblica del Kurdistan, un califfato islamico sunnita e una Repubblica araba sciita.
"La guerra contro il terrorismo"
19. "La guerra contro il terrorismo", una campagna degli Stati Uniti iniziata nel 2001 e supportata da alcuni membri della NATO,
 si presenta come uno "scontro di civiltà", quando in realtà persegue obiettivi economici e strategici.
 20. Gli Stati Uniti appoggiano segretamente vari affiliati di Al Qaeda in Medio Oriente, in Africa sub-sahariana e in Asia per creare conflitti interni e destabilizzare i paesi indipendenti.
21. In questi gruppi si possono nominare
 Boko Haram in Nigeria, il Gruppo combattente islamico in Libia o Jemaah Islamiyah in Indonesia.
 22. Le organizzazioni affiliate ad Al Qaeda nella regione autonoma di Xinjiang Uigur, in Cina, ricevono anche il sostegno degli Stati Uniti. Lo scopo dichiarato di queste organizzazioni jihadiste è di stabilire un califfato islamico nella Cina occidentale.
"I nostri" terroristi.
23. Il paradosso è che, mentre l'Isis è cresciuta grazie al sostegno americano, l'obiettivo "strategico" degli Stati Uniti è la lotta contro l’islamismo radicale del gruppo jihadista.
24. La minaccia terroristica è una creazione puramente americana che è promossa da altri governi occidentali e dai media. Sotto l'obiettivo della difesa della vita dei suoi cittadini, dall'altra parte libertà civili e privacy vengono violate.
 25. La campagna anti-terroristica contro Al Qaeda e lo Stato islamico ha contribuito notevolmente alla "demonizzazione" dei musulmani, che vengono associati alle crudeltà dei jihadisti.
 26. Chiunque metta in discussione la "guerra al terrore" è dichiarato terrorista e sottoposto alle numerose leggi anti-terrorismo approvate negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti.



Il "mattonazzo" di Pasqua

di Gaetano Cantisani

Il fenomeno del terrorismo: cosa c’è alla base? La Cronaca: va bene, L’Informazione: molto scarsa ma va bene. Ora, però, la gente deve capire il problema di fondo qual ‘è e non deve annaspare al buio senza comprendere da dove prenda origine il fenomeno. 

L’Isis è in guerra con il resto del mondo, civilizzato e modernizzato. I loro capi li forgiano alla convinzione che occorra destabilizzare il modo di vivere di buona parte degli occidentali (responsabili della loro condizione di vita brutale, tetra e revulsiva. Questa organizzazione, frutto dell’incontro tra residuati del regime di Saddam Hussein e fondamentalisti islamici di matrice sunnita, nata con il beneplacito della Cia, ha scatenato a Parigi un attacco impressionante per ferocia, determinazione e organizzazione dimostrate. E’ possibile che ce ne siano altri. In difficoltà dopo l’intervento russo, l’Isis sta attivando la sua rete internazionale di migliaia di volontari provenienti da Europa e resto del mondo per colpire a fondo ovunque, seminando il terrore in modo indiscriminato. La Stampa seria internazionale, in merito a ciò è concorde nel dare delle indicazioni sulle criticità che ancora persistono in Europa per un monitoraggio ed una repressione mirata degli individui segnalati come “ATTENZIONATI”. I sistemi per individuarli ci sono. Oltre alle belle parole dei governanti di mezza Europa, occorrerebbero fatti, operatività fra i gruppi che hanno ospitato queste mini-cellule di terroristi. Il fenomeno di protezione mafioso, per intenderci, molto noto dalle nostre parti laddove le famiglie e la cerchia delle conoscenze degli aderenti, affiliati e amici, gestiscono le protezioni a pericolosi mafiosi. Occorrerebbero relazioni con informatori selezionati nei quartieri più degradati, dove sii annida sicuramente il disagio e dove sono infinite le coperture in nome di una solidarietà sorda, tacita, quasi dovuta, non dichiarata, ma praticata. Scambi di informazioni e coinvolgimento delle forze dell’ordine, purchè opportunamente formati e non mandati allo sbaraglio a fare gli “sceriffi”, magari senza carburante e senza mezzi di indagine. Passi di umiltà, ma tanta decisione da parte di chi ha il potere decisionale nelle istituzioni apicali. Collaborazione responsabile da parte di noi tutti nel segnalare chi fa discorsi eversivi, chi mostra aderenze a gruppi che predicano l’odio raziale. Perché il vero effetto rebound (di ritorno) potrebbe essere quello di armare delle forze private e scatenare un vero putiferio. Questa battaglia può essere vinta restaurando le necessarie condizioni di  tranquillità e sicurezza, ma alle seguenti indispensabili condizioni:
1. L’Occidente compia un’autocritica profonda e sincera per i disastri procurati nella zona, dall’Iraq alla Libia al Mali alla Siria. Non bastano le scuse di Tony Blair: tardive e ipocrite!. I responsabili delle guerre di aggressione che hanno formato la base per la nascita dell’Isis e di altre organizzazioni terroristiche vanno processati e condannati per crimini di guerra e per crimini contro l’umanità.
2. Siano emarginati e messi al bando dalla comunità internazionale gli Stati, dall’Arabia Saudita al Qatar alla Turchia, che appoggiano sottobanco i terroristi. Invece si continuano a giustificare i massacri e la repressione di Erdogan ai danni dei kurdi, come pure a inviare ingenti quantitativi di armi (l’Italia è fra le nazioni più prolifiche nella vendita di armi a questi Stati, le quali finiscono in parte nelle mani dei terroristi). Per non parlare delle pericolose e ambiguità, peraltro fallimentari, della politica statunitense ammesse anche da Hillary Clinton sui palchi delle Primarie Americane. Su tutte queste complicità va costituita una Commissione internazionale d’inchiesta.
3. Si dia vita a uno sforzo concertato, in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di Unione Europea, per un’azione determinata volta a smantellare le basi militari dei terroristi, dovunque esse si trovino, salvaguardando per quanto possibile le popolazioni civili che sono le prime vittime. Si intensifichi allo stesso modo la cooperazione fra organismi di intelligence per pervenire a un controllo preventivo efficace dei terroristi. I capi delle organizzazioni terroristiche attive nella zona, da Isis ad Al Qaeda ad Al Nusra siano portati di fronte alla Corte penale internazionale. E non si continuino a fare affari con loro che hanno le mani piene di sangue innocente. Chi fa affari con loro sa perfettamente dove trovarli (senza scovarli), La manovalanza è sommersa, ma i capi sono ben noti agli affaristi. 
4. Si vada verso una soluzione politica della questione Siriana, senza porre inutili pregiudiziali, relative ad esempio alla permanenza di Assad. Il popolo siriano deve poter scegliere pacificamente il proprio futuro. A tale fine deve essere posto termine alla guerra civile e convocate elezioni sotto controllo internazionale. Soluzioni politiche vanno trovate anche per Libia, Iraq e Yemen. In tale ultimo Paese deve cessare l’intervento saudita.
5. Si appoggino le esperienze di lotta democratica contro il terrorismo, prima fra tutte quella dei Kurdi dell’YPG e dell’YPJ, che si stanno estendendo anche ad altre comunità ed etnie della zona. Invece Kobane continua a soffrire oggi per il blocco imposto dalla Turchia, che impedisce l’arrivo anche solo di mezzi umanitari attraverso corridoi messi a disposizione e puntualmente depredati.. Anche nei nostri Paesi, possibile bersaglio (ci auguriamo di no in nome di questa Santa Pasqua) di prossime azioni terroristiche, si dia vita a forme democratiche e diffuse di controllo del territorio in cooperazione con le forze dell’ordine. Si abbandonino i pregiudizi politici e si portino nelle camere delle decisioni le persone giuste e non i parolai, falchi della comunicazione di massa.
6. Si evitino e condannino le disgustose strumentalizzazioni alla Salvini, che vuole approfittare biecamente dello sdegno per i massacri di Parigi per riproporre le sue dottrine razziste contro l’arrivo di migranti e richiedenti asilo, le prime vittime della situazione che si è determinata. La testata “Libero” va condannata per istigazione all’odio etnico e religioso. A nessuna condizione l’Isis e Organizzazioni Analoghe e Simili possono essere considerate espressione dell’Islam. Salvini & C. perseguono lo stesso obiettivo dei terroristi, una guerra di civiltà dalla quale entrambi si ripropongono di trarre risultati in termini di consenso anche elettorale. Condizioni apparentemente semplici, ma in realtà difficili da ottenere, per le contraddizioni e le debolezze delle politiche occidentali, in particolare europee, che hanno prodotto questo mostruoso risultato. Solo superando tali contraddizioni e rinnovando tali politiche all’insegna di pace, democrazia e diritti umani, la malapianta del terrorismo sarà finalmente sradicata, insieme a tutti coloro che ne hanno favorito la nascita e la crescita, inclusi molti governanti occidentali. E nessuna si illuda che gli Italiani siano scevri da responsabilità.
Per terminare: I nomi degli interessati (I capi dell’Isis) sono ben noti alla classe politica internazionale. Tutti i Paesi relazionati alleati, e noi italiani compresi, ci fanno affari. Ma l’informazione non se ne occupa perché sono scattate promozioni, ma gli hanno però messo la sordina. Dove sta la difficoltà di intervento? Forse le guerre nel medio Oriente devono continuare perché l’industria della guerra non può arrestarsi? O perché la strategia della tensione deve poter continuare, e quindi, continuare a riempire i forzieri di quei tanti governanti parolai che, mente parlano di pace in Tv, calcolano quanto abbiano potuto lucrare su tali attività di compromessi dannosi, legalizzati con operazioni di livello istituzionale che solo loro possono garantire ai signori della morte? Mi riferisco a quei personaggi che hanno regolato gli indirizzi strategici, le alleanze, gli equilibri politici da Nord a Sud in questo ultimo ventennio ed ancora governano regioni importanti e pontificano, nonostante errori che hanno rovinato la nostra nazione, gli scandali e la presenza pericolosa di xenofobi all’interno del loro raggruppamento. Viva la Pace. Quella vera.
Se ciò non sarà realizzabile nei tempi ragionevoli di un quinquennio, nei modi pur rigorosi e delicatissimi, fatti di tentativi su un piano internazionale, purtroppo non sempre concordabili, né concordati, anche la promozione dei diritti della donna in quelle Aree, come tentativo di condizionare e cancellare gli istinti di barbarie a danno della condizione femminile, sarà praticamente un processo inutile e anzi dannoso perché ci si potrebbe ritorcere contro chi lo ha promosso in un tempo molto rapido. Pertanto, l’arrivo in Italia di migranti pacifici, fin tanto che se ne possano accogliere, va nella direzione giusta, a patto che si adeguino alle nostre leggi ed ai nostri irrinunciabili costumi, come noi facciamo nel resto del mondo quando ci rechiamo per lavoro o per studio o per diletto. Le critiche alle consuetudini della nazione civile che li ospita e li accoglie saranno utilissime, purchè fatte ad integrazione avvenuta, nei modi civili e secondo i dettati del buon senso civico e delle regole del vivere pacificamente fra popoli di etnia e di religione diversa. Ma nessuno, in nessun modo o con libero arbitrio, potrà deliberatamente turbare la pace sociale senza rispetto; nessuno potrà turbare gli equilibri che si è data la nazione e le conquiste di civiltà che nessuno potrà dissacrare o minacciare. Queste conquiste andranno salvaguardate con fermezza, decisone, forza dove occorra, ma anche con tanta buona informazione. La civiltà piace a tutti, soprattutto quando la si assapora nella sua essenza di vivibilità e di condivisione. Al pari di quello che fanno i nostri missionari che imparano la lingua del posto per catechizzare, per far arrrivare il vero messaggio di pace, così dovrà fare anche gli islamisti, con buona pace di alcuni Imam, peraltro di nazionalità italiana, che non vogliono adeguarsi a questo comportamento di buon senso e non se ne comprendono i veri motivi. Negli scandinati, come nelle grandi moschee di questa nazione, si dovrà predicare in italiano. Fermo restando il rispetto per la libertà di utilizzare anche la loro lingua, come fanno i nostri catechisti col traduttore in tutti i paesi del mondo. Poi, per chi è scottato dall’emergenza, dalla paura e dall'impotenza verso le azioni di vigliaccheria terroristica, almeno la possibilità di riascoltare le registrazioni per controllare e scongiurare eventuali minacce aggressive. Buoni si, ma non troppo. Con questi climi di guerra assurda! Se emergenza è, VISTO CHE C'E', questo è un diritto sacrosanto di chi vorrà controllare, capire e, perché no, affacciarsi ad altri insegnamenti religiosi, potendo cogliere le sfumature spirituali e dogmatiche di altri insegnamenti religiosi.

sabato 26 marzo 2016

Crolla il centro sociale di Stigliano


Cronaca di un crollo annunciato. A finire in macerie il centro sociale di Stigliano, in provincia di Matera. E dire che l'assessore regionale della Basilicata, Berlinguer era a conoscenza dello stato delle cose. La causa: il dissesto idrogeoligico. L’assessore era stato allertato sui pericoli del dissesto idrogeologico che attanaglia Stigliano già un anno fa, a gennaio 2015, da una interrogazione di FdI con la quale si chiedevano interventi urgenti per mitigare il rischio. L'urgenza andava affrontata subito attingendo alle risorse economiche della Regione senza attendere l’approvazione dell’intervento da parte del ministero e le lungaggini dei trasferimenti dello Stato. Purtroppo così non è stato. Ora restano solo rovine. Il video di chi ha assistito in diretta al crollo. Lupi

Embargo in Russia: costato all'Italia 3,6 miliardi di euro



A seguito della crisi politico-militare con l’Ucraina, le sanzioni economiche introdotte nel 2014 dall’Unione europea nei confronti della Russia  e le reazioni di Mosca sono costate al nostro made in Italy 3,6 miliardi di euro. L’export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34 per cento). A denunciarlo è l’Ufficio studi della CGIA (Associazione artigiani piccole imprese di Mestre). Lombardia (-1,18 miliardi), Emilia Romagna (-771 milioni) e Veneto (-688,2 milioni) sono le regioni che con l’introduzione del blocco alle vendite hanno subito gli effetti negativi più pesanti: oltre il 72 per cento del totale del calo dell’export verso la Russia ha interessato questi tre territori. Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 sono ascrivibili al comparto manifatturiero. I macchinari (-648,3 milioni di euro),  l’abbigliamento (-539,2 milioni di euro), gli autoveicoli (-399,1 milioni di euro), le calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni di euro), i prodotti in metallo (-259,8 milioni di euro), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni) sono stati i settori dove i volumi di affari in termini assoluti hanno registrato le contrazioni più importanti. “Anche alla luce degli attacchi terroristici avvenuti nei giorni scorsi a Bruxelles – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo –  è  giunto il momento che l’Unione europea riveda la propria posizione nei confronti di Mosca. Rispetto al 2014, le condizioni geo-politiche sono completamente cambiate. Per ripristinare la pace nell’area mediorentale  e per combattere le frange terroristiche presenti in Europa, la Russia è un alleato strategico indispensabile per il mondo occidentale. Proseguire con le misure restrittive nei confronti della Russia che, ricordo, scadranno il prossimo mese di luglio, sarebbe poco oculato e controproducente”.

venerdì 25 marzo 2016

Luttwak a La Zanzara e la sua visione sull'islam in Europa


Edward Luttwak show a La Zanzara su Radio 24 sugli attentati di Bruxelles: “L’Isis non esiste, esiste lo Stato islamico, cioè l’Islam che è una religione che mobilita, una religione che porta all’estremismo. Lo Stato islamico aderisce alle regole dell’Islam, non sono una banda di criminali, ma persone che seguono le indicazioni dell’Islam”.
“Prendete l’Iran – dice Luttwak -  dove un uomo può sposare una bambina di sette anni e avere rapporti sessuali a nove anni. Vogliono copiare l’uomo perfetto, Maometto, che ha fatto la stessa cosa. E anche la legge saudita permette di sposarsi a sette anni e stuprare, pardon, avere rapporti sessuali come il Profeta, a nove anni”.
 “Chi propone le moschee – aggiunge ancora Luttwak a La Zanzara - deve saperlo, l’Islam vuole mobilitare le persone per arrivare alla vittoria. Le autorità di Molenbeek hanno deciso di trasformare la città in un luogo largamente islamico e di conseguenza ci sono predicatori che non predicano buddismo ma islamismo, dove c’è l’obbligo di salvare l’umanità portando l’Islam ovunque”.
Luttwak parla all’Europa:  “Se volete un conflitto permanente  potete aumentare ancora il numero di islamici presenti. Finora avete fatto così, ma non è casa mia, io sono americano. Voi li invitate con grande entusiasmo, è la vostra scelta. E’ una questione di tempo, è una scelta mortale. Forse volete convertirvi all’islam. Quando vedo che il Papa li invita, apre le braccia, presidenti e primi ministri e preti dicono che è una religione di pace, chi può essere contro la pace? Voi avete deciso che volete islamizzare l’Europa, perché è una religione di pace. Se in Nigeria e nelle Filippine non  è così, sarà un caso, una coincidenza”.
Bisogna bombardare lo Stato Islamico? “No, quella è una ideologia. Si può risparmiare carburante e soldi, non andare fino in Mesopotamia. Si può bombardare Molenbeek. Evidentemente questi funzionari europei che passano le giornate a regolare le dimensioni del tappo delle bottiglie non si sono accorti che si stava preparando un campo armato davanti ai loro uffici”.
E che ne pensa di Gino Strada?: “Strada è quello che gestiva l’ospedale in Afghanistan ed era fiero di curare i talebani che poi uscivano dall’ospedale e ammazzavano di nuovo. Non ho la sua levatura morale, per lui tutto è uguale, lo stato islamico è uguale alla croce rossa svedese. Per lui non ci sono terroristi. Ai tempi del comunismo li chiamavano utili idioti. L’Islam non si accorge di Gino Strada, ma lo chiamerebbero un utile idiota, un termine tecnico. Utile ai terroristi”.