Chi è lo zio Ben? Sì, è
proprio lo zio dell’Uomo Ragno. Se avete visto il film saprete che
prima di morire, colpito da una pallottola di un rapinatore in fuga,
pronuncia, tra le braccia del nipote, la fatidica frase: “Da un grande potere deriva una grande responsabilità”.
Una frase
straordinaria, che dovrebbe essere tenuta sempre a mente, non solo da
chi detiene il potere ma da chiunque, e in particolare bisognerebbe
tenere sempre a mente la parola responsabilità.
E non sto parlando
della responsabilità penale o civile, quella che mettiamo in mano ad un
avvocato quando combiniamo danni, ma della responsabilità da un punto di
vista umano, sociale, professionale, etico, morale.
Purtroppo, nel nostro
paese, sempre più spesso la parola responsabilità viene sostituita dalle
parole profitto, interesse, privilegio, oppure, dal “Me ne fotto”, tanto per citare l’ex sindaco di Corleto Perticara, la signora Rosaria Vicino.
In realtà la
sindachessa ha usato il plurale maiestatis. Al manager della Maersk H2S
Safetety Service che, preoccupato dalle assunzioni di personale non
qualificato, le chiedeva: “E se un pozzo scoppia?” la Vicino rispondeva: “None, a noi la sicurezza non ce ne fotte niente… Ma non ci pensassero proprio, io gli blocco tutto”. Questo sì che è un sindaco che si batte per la propria gente e per il proprio territorio.
Per non parlare della
“Ministra” Guidi battutasi strenuamente per poter sfruttare le risorse
petrolifere della Basilicata a favore del Paese; in questo caso il
“paese” era il compagno, fornitore della Total.
La poverina si è
dimessa per puro senso di “responsabilità”. Ecco che torna la parola
magica. Quando vengono beccati spunta miracolosamente il senso di
responsabilità che fino a due secondi prima era stato stuprato,
sgozzato, vilipeso e infine occultato.
Ma mica finisce qui.
Nell’inchiesta, che si sta allargando a macchia di “petrolio”, è entrato
anche il Capo di Stato Maggiore della Marina, mica un barcaiolo
qualunque, accusato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio,
traffico di influenze e traffico illecito di rifiuti, stessi reati
contestati a Gianluca Gemelli, fidanzato dell’ormai ex ministra Federica
Guidi.
Quindi da una parte c’è il commovente spot PD per il NO al referendum,
dove si vedono tecnici che inneggiano alla sicurezza, al mare pulito,
all’energia del futuro, al lavoro, alla legalità, dove tutto è
controllato con scrupolo e professionalità, dove persino le cozze
cresciute aggrappate alla piattaforma petrolifera sono così buone da
poter essere mangiate senza problemi, come ci tranquillizza Mario che le
mangia da 55 anni, e dove si assicura che il turismo marino-petrolifero
è l’ultima tendenza in fatto di vacanze balneari (non so quanti di voi
andrebbero su una spiaggia dove di fronte c’è una bellissima piattaforma
a mo’ di faraglione caprese), e dall’altra c’è la cruda realtà. Appena
si spengono le telecamere delle riprese pubblicitarie, ecco che
cominciano gli sversamenti, i “chi se ne fotte” e ci si accorge che
anche le cozze sono state sostituite da altre sane per far vedere che
erano buonissime.
I tecnici dai nomi
evocativi: Marco, Graziano, Ettore, Davide, Mario, Stefano, Eric,
Barbara, Alessandro i classici nomi da call center, si trasformano in
Adolf l’inquinatore, Nerone il Cozzaro Nero, Attila lo sversatore, Vlad
il trivellatore.
Purtroppo siamo in
mano politici, imprenditori, amministratori, tecnici e funzionari spesso
arroganti, ignoranti e avidi, che come parassiti tentano di sfruttare
il più possibile il potere che deriva dalla loro posizione e dalle loro
amicizie, passando sopra tutto e tutti, “fottendosene” allegramente.
Dai politici di una
regione da cui fuggono ogni anno centinaia di ragazzi per cercare un
futuro migliore altrove, ci aspetteremmo risposte più intelligenti e
strategie che creino davvero sviluppo e lavoro, nel pieno rispetto di un
territorio bellissimo e fragilissimo come il nostro, dove le piccole
attività locali e grandi poli attrattivi culturali devono rappresentare
il tessuto economico della Basilicata, e non favorire interessi di
multinazionali che vengono a violentare la nostra terra e i nostri mari.
Ma si sa, siamo una
piccola regione, un bacino di voti talmente irrisorio che ci rende meno
importanti di un quartiere di una grande città. E perciò: dove mettiamo
le scorie radiattive? In Basilicata, Dove scaviamo i pozzi di petrolio
senza un minimo di criterio? In Basilicata. Dove sversiamo tutti gli
scarti di produzione? In Basilicata. Tanto alla fine c’è sempre qualcuno che "se ne fotte".
Caro zio Ben, purtroppo, almeno da noi, sei morto invano.
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